A qualcuno (Draghi e Pd) fa comodo il fango Ue sul voto
L'ingerenza-minaccia della Von Der Leyen sul voto italiano a poche ore dall'apertura delle urne ("se va male, abbiamo gli strumenti come con l'Ungheria") lascia interdetti. Ma ancor di più il silenzio complice di Pd, Draghi e Mattarella che non sono intervenuti a difesa della legittimità della nostra democrazia. Ma si capisce perché, dato che emerge come la fondazione Usa Action for Democracy possa aver sostenuto economicamente i partiti di Sinistra in Italia «dove si teme che la democrazia sia maggiormente minacciata».
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Difficile dire quale sarà il risultato delle elezioni italiane, i sondaggisti di tutto il mondo dalla Brexit in poi, hanno sempre sbagliato. É preoccupante constatare che le elezioni italiane sono oggetto di tali e tante ingerenze esplicite occidentali. L’ultima è la candida risposta di Ursula Von Der Leyen, la donna che custodisce trattati e valori dell’Unione, che giovedì all’Università di Princeton, dopo una poco brillante esposizione sulla situazione del nostro continente, nel rispondere ad una domanda, si è lasciata andare a un commento rivelatore: «Se le cose in Italia andranno male, abbiamo gli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria».
Perché mai sarebbe un “male” la vittoria del centrodestra? Perché nessun commento è stato fatto da Von der Leyen o dal suo vice presidente vicario Franz Timmermans, intervenuto indebitamente contro Meloni e l’intero centro destra l’8 settembre su Repubblica, durante o a commento delle lezioni in Svezia la scorsa settimana? Quale diritto ha la Commissione europea di dare pagelle di merito ai moderati e alla destra svedese e, invece bocciare, il centro destra italiano?
Certamente, il Segretario del Pd Enrico Letta ha fato di tutto per gettare discredito su Meloni e l’intero centro destra e seminare zizzania in tutta Europa, con le sue interviste poliglotte sul pericolo fascista e, giorni orsono, spingendosi a dire alla DW tedesca che il voto italiano è una sorta di ‘Brexit’.
Il silenzio e la mancata difesa del Presidente Draghi e Mattarella della democrazia italiana e del libero voto popolare, a fronte delle continue ingerenze estere, al di là del loro desiderio sull’esito del voto, lascia interdetti. Non una parola ferma dopo le indiscrezioni USA sui fondi russi ai partiti e politici europei, fango a palate, con il risultato che solo Gabrielli al Copasir ha dovuto difendere la realtà: «Non ci sono italiani nei dossier Usa».
Come ha scritto nei giorni giorni la Bussola: «I condizionamenti stranieri sono quanto di più antidemocratico e violento si possa concepire in una campagna elettorale che dovrebbe essere scandita da proposte concrete per risolvere gli innumerevoli e gravi problemi che il Paese sta vivendo e che sono destinati ad acuirsi».
Lo abbiamo visto mercoledì con la Von Der Leyen e con la falsa smentita del portavoce della Commissione Eu Eric Mamer: «Penso che sia assolutamente chiaro che la presidente Von Der Leyen non è intervenuta nelle elezioni italiane quando ha parlato di strumenti e ha fatto riferimento a procedure in corso in altri Paesi». La domanda alla Von Der Leyen era sulle elezioni in Italia, la minaccia era esplicita e riferita all’Italia. Una cosa è assolutamente chiara: Von Der Leyen ha cercato di condizionare voto popolare italiano e chiarito quale sia la sua idea di democrazia.
In questo senso, è necessario rammentare anche il recente scoop del maggiore quotidiano ungherese Magyar Nemzet sui possibili copiosi finanziamenti elettorali che dagli USA potrebbero esser giunti in Italia a sostegno di candidati e partiti di centro sinistra. La fondazione americana Action for Democracy è dunque entrata anche nella campagna elettorale italiana. Sul sito web si legge che la fondazione considera l'Ungheria, l'Italia, il Brasile, la Turchia e la Polonia key battleground states (stati chiave per le battaglie) democratiche: «Gli Stati chiave sono luoghi del mondo in cui riteniamo che la democrazia sia maggiormente minacciata e in cui entro il prossimo anno si svolgeranno elezioni che determineranno il destino di quelle democrazie».
Enrico Letta ed il suo entourage condividono a tal punto le preoccupazioni della fondazione americana che da un mese ripete alla lettera (12 agosto, 7 settembre e 22 settembre) l’allarme per un centro destra che potrebbe stravolgere la Costituzione. È l’ennesima, inquietante ingerenza straniera. Infatti, la fondazione americana sostiene almeno cinque ONG italiane (presenti nel sito sino alle ore 09.40 e sparite alle 17.13), tutte legate alla sinistra: Rinascimento Green, Europa Aperta, Toccaanoi, GayNet e Progressive Acts. Quest’ultima ha sede a Bruxelles e lavora per sostenere candidati nelle liste nel Partito Democratico (PD), in particolare nei cosiddetti collegi elettorali incerti che potrebbero determinare l'esito delle elezioni.
Ennesima ingerenza sospetta? Lo vedremo dai bilanci della fondazione USA, delle meritorie associazioni italiane e dei partiti. Certo, se il centro destra vincesse nonostante i propri errori, si imporrebbe una trasparenza totale sulle ingerenze subite negli ultimi due mesi ed un chiarimento su complicità e silenzi, inaccettabili in un paese democratico e repubblicano da 70 anni.