Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Galdino a cura di Ermes Dovico
MORTO VENERDÌ

A Dio padre Stramare, il teologo di san Giuseppe

È morto padre Tarcisio Stramare, biblista e teologo di 91 anni, tra i massimi studiosi al mondo di san Giuseppe. Aveva lavorato alla Neo Volgata e collaborato con san Giovanni Paolo II alla Redemptoris Custos. Ci ha lasciato, dopo una lotta, il 20 marzo, giorno in cui, in un suo libro, aveva scritto questa meditazione: «Quante volte san Giuseppe avrà pronunciato nella sua vita il nome di Gesù, come pure quello di Maria!».

Ecclesia 22_03_2020

«Se san Giuseppe dovesse fare il suo biglietto da visita, comincia a dire: “Padre di Gesù, sposo di Maria, figlio di Davide e giusto”. Sono quattro titoli che solo lui ha, e poi dicono che non conta niente […]. Con quattro titoli così, cosa vuoi di più?». Padre Tarcisio Stramare (14 settembre 1928 - 20 marzo 2020), che qui rispondeva ai microfoni di TV2000, alla grande conoscenza teologica univa un’assoluta simpatia e schiettezza che gli consentiva di mettere in luce, con poche parole, il ruolo straordinario di san Giuseppe nella storia della Salvezza, offuscato da certe tendenze teologiche, specialmente moderne.

Padre Tarcisio, a 91 anni e mezzo, ha reso la sua anima a Dio venerdì, appena un giorno dopo la solennità di san Giuseppe, il santo di cui era uno dei più grandi esperti al mondo. Già sofferente per problemi al cuore, il 17 marzo, a pochi giorni di distanza dall’ultimo ricovero, era stato di nuovo condotto all’ospedale di Imperia, trascorrendovi, in lotta, i suoi ultimi giorni terreni. E siamo certi che san Giuseppe, patrono dei moribondi, non ha fatto mancare il suo patrocinio a questo figlio che tanto lo ha onorato, fatto conoscere e amare.

Il 20 marzo, dunque, ha lasciato questo mondo. Per quel giorno, in un suo libro di meditazioni, aveva scritto: «Quante volte san Giuseppe avrà pronunciato nella sua vita il nome di Gesù, come pure quello di Maria! Coloro che insistono sul fatto che i Vangeli non ci riportano nessuna parola di san Giuseppe, come pretesto per accantonarlo, non possono negargli di aver pronunciato almeno due parole, che sono proprio i nomi delle persone più grandi di questo mondo. Ebbene, queste due parole, che hanno riempito il silenzio della vita di san Giuseppe, possano chiudere il rumore della nostra vita: Gesù e Maria!». Parole che ci dicono come tutta la teologia di padre Tarcisio fosse ancorata alla Santa Famiglia: la Trinità terrestre che ha in Gesù, vero Dio e vero uomo, il punto d’unione con la Trinità celeste.

Religioso degli Oblati di San Giuseppe, ordinato sacerdote nel 1952, era divenuto guida nel 1981 del Movimento Giuseppino (organo della stessa congregazione fondata da san Giuseppe Marello). Oltre a insegnare Sacra Scrittura in diverse università pontificie, padre Stramare è stato un infaticabile divulgatore di josefologia e in generale delle verità di fede attraverso libri, trasmissioni radiofoniche e televisive.

Da insigne biblista, era stato nominato nel 1973 come “addetto” alla Commissione per la Neo Volgata, la versione attuale della Bibbia latina. La Commissione, creata nel novembre 1965 da san Paolo VI, aveva intanto pubblicato l’intera revisione del Salterio e del Nuovo Testamento, ma per tutto il resto dell’Antico Testamento i lavori erano di fatti arenati e qualcuno aveva avanzato dubbi sull’utilità della fatica, nonostante papa Montini desiderasse la Neo Volgata «al più presto». Monsignor Eduard Schick, presidente della Commissione e vescovo di Fulda, ebbe a scrivere: «Solo con la nomina di padre Stramare il nostro lavoro ha incominciato veramente a marciare». Paolo VI poté ricevere l’ultimo volume della Neo Volgata qualche mese prima di morire e il lavoro ebbe il suo sigillo con la costituzione apostolica Scripturarum thesaurus di san Giovanni Paolo II.

Il pontefice polacco aveva grande stima di padre Stramare e lo volle come suo collaboratore all’epoca della stesura della Redemptoris Custos (15 agosto 1989), il documento pontificio più organico nel delineare il ruolo di san Giuseppe nel mistero della Redenzione. Padre Stramare contribuì soprattutto all’«impianto teologico» della RC, come spiegò in un’intervista a questo quotidiano per il 30° anniversario dell’esortazione apostolica sul Custode del Redentore. Punto centrale della RC è la constatazione che «San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l’esercizio della sua paternità».

Padre Stramare insisteva proprio sulla necessità di riscoprire degnamente san Giuseppe, senza il quale è impossibile riscoprire la figura del padre, sempre più sconosciuta alla società liquida odierna. E lamentava il disinteresse nello stesso mondo cattolico verso un’autentica teologia giuseppina: «Purtroppo nei libri di dogmatica, nei seminari e nelle università cattoliche - ci diceva - la figura di san Giuseppe è oggi assolutamente assente. Ma come si può fare teologia della Santa Famiglia e quindi della famiglia se manca san Giuseppe?». Per gli stessi motivi esortava nei suoi scritti a rappresentare Giuseppe in accordo alla giovane età che il santo aveva quando fu chiamato a sposare Maria e a fare da padre a Gesù, proteggendo virilmente e prendendosi cura dei tesori che gli erano stati affidati dal Padre celeste. Non, dunque, una valutazione estetica dell’iconografia ma la consapevolezza che questa debba essere «specchio di una sana teologia» per favorire una nuova evangelizzazione.

Lascia i suoi scritti e il ricordo, nei fedeli che lo hanno conosciuto, di un sacerdote secondo il Cuore di Gesù. «Sono sicura che san Giuseppe lo avrà assistito nel momento del trapasso, lui che tanto lo ha amato e fatto amare», ci ha scritto una sua giovanissima parrocchiana di Imperia, dove si era trasferito nel 2012. «Quando finiva la Messa, uscito dalla sacrestia andava davanti alla statua di san Giuseppe e quando eravamo con lui ci diceva: “Andiamo a pregare il caro san Giuseppe”. Ricordo il suo sguardo... e una volta finita la preghiera, si chinava e baciava il piede di san Giuseppe. Padre Tarcisio ci ha lasciato una grande eredità, ci ha fatto conoscere il Santo del silenzio. Ora finalmente potrà vederlo».