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Niger

A Bomoanga un triste Natale senza padre Maccalli, da settembre nelle mani dei rapitori

Dopo il rapimento di padre Maccalli, avvenuto tre mesi or sono in Niger, missionari e suore sono stati costretti a chiudere la missione di Bomoanga e a rifugiarsi nella capitale Niamey

 

Sono trascorsi tre mesi dal rapimento in Niger di Padre Pier Luigi Maccalli, sacerdote della SMA, Società per le Missioni Africa. Di lui non si hanno notizie certe da quando è stato sequestrato nella sua missione di Bomoanga che fa parte della diocesi della capitale del paese, Niamey, e si trova in territorio Gourmancé, alla frontiera con il Burkina Faso. Tuttora il rapimento non è stato rivendicato, ma si ritiene che gli autori siano dei jihadisti membri di uno dei gruppi attivi nella regione, legati ad al Qaida o allo Stato Islamico. All’epoca del sequestro padre Mauro Armanino aveva spiegato che la regione era in stato di allerta da mesi per la presenza di combattenti islamici provenienti dal Burkina Faso e dal Mali con cui il Niger confina. Nel frattempo la missione di Bomoanga è stata chiusa. Tutti i missionari e le suore sono stati costretti sebbene con grande rammarico a rifugiarsi nella capitale Niamey. “Teniamo viva la speranza” assicura padre Marco Prada, un altro missionario SMA. Padre Maccalli ha vissuto nella missione per 11 anni. In occasione del Natale del 2014 con i fedeli aveva esultato per la nuova chiesa: “è ancora in costruzione e mancano porte e finestre – scriveva – per ora somiglia più a una stalle: capre e pecore vi si rifugiano per ripararsi dal sole e le galline vi fanno le uova dietro le assi e negli angoli nascosti. Ma per Natale la comunità ha previsto di appropriarsene per un giorno: grande pulizia generale e danze e canti di festa per dare a Gesù Bambino il benvenuto tra noi”. Quest’anno i pochi cristiani rimasti nella regione non sanno come trascorreranno il Natale