A 25 anni dalla canonizzazione dei 120 martiri di Cina
Il 1° ottobre ricorreva il 25° anniversario della canonizzazione dei cattolici uccisi in Cina tra il 1648 e il 1930

Il 1° ottobre è stato il 25° anniversario della canonizzazione dei 120 martiri di Cina, voluta da san Giovanni Paolo II. La ricorrenza è passata quasi del tutto sotto silenzio. A loro invece l’agenzia di stampa AsiaNews ha dedicato un lancio di agenzia il 5 ottobre. “La canonizzazione aveva sollevato una grave crisi tra la Santa Sede, la Chiesa cattolica e le autorità politiche della Cina – ha ricordato Gianni Criveller, autore dell’articolo – Forse l’argomento risulta imbarazzante anche oggi. La Santa Sede è impegnata a realizzare l’accordo con Pechino del 2018, sperando in risultati migliori, e certamente la vicenda dei martiri costituisce, purtroppo, un episodio divisivo”. Tuttavia, prosegue l’autore, “non possiamo, credo, dimenticare il valore spirituale, ecclesiale e di evangelizzazione che per i cattolici di Cina ha la memoria dei propri 120 santi martiri. Chiese dell’Asia orientale e sud-orientale come quella della Corea, del Giappone, del Vietnam e delle Filippine celebrano con devozione i loro santi martiri, promuovendo i luoghi e le storie della loro testimonianza. In Cina questo non è possibile. Anche se per molti questa impossibilità è così scontata che non la ritengono neanche riprovevole, vorrei ribadire che la comunità cattolica cinese ha il diritto di ricordare e onorare i propri martiri, come le altre chiese nel mondo”. I 120 martiri canonizzati furono vittime di persecuzione religiosa tra il 1648 e il 1930. 87 erano cinesi, 33 erano missionari stranieri. Di questa schiera di martiri fanno parte Agostino Zhao Rong, sacerdote cinese arrestato e ucciso nel 1815, la vergine cinese di 14 anni Anna Wang, decapitata nel 1900 per aver rifiutato di abiurare, Gregorio Maria Grassi, vescovo francescano ucciso durante la rivolta dei Boxer nel 1900. “Le vicende – spiega AsiaNews – riguardano contesti storici e politici molto diversi tra loro e precedenti all’avvento della Repubblica popolare cinese. Nonostante nessuno dei martiri sia stato vittima dell’attuale ordine politico, il governo di Pechino reagì a queste canonizzazioni in modo molto ostile. I martiri furono etichettati come non patrioti e vittime della propaganda straniera. I missionari furono bollati come imperialisti, e tre di loro (…) furono accusati di essere veri e propri criminali. Inoltre le autorità considerarono la scelta della data del 1 ottobre, festa nazionale della Repubblica popolare cinese, come una provocazione e una sfida”.