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LA CRONISTORIA DELLA VICENDA

L'odissea di Alfie tra appelli, preghiere e colpi di scena

Dalla cronistoria della vicenda di Alfie Evans emerge in sequenza una volontà pervicace di mettere fine a tutti i costi alla sua vita, provvidenzialmente sempre sventata. Le tappe principali di un'Odissea che non può trasformarsi in calvario: dalla vita inutile al best interest, passando per l'incontro col Papa, propiziato anche dalla Nuova BQ, fino alla miracolosa notte in cui Alfie ha iniziato a respirare autonomamente. 

Attualità 25_04_2018

Una vicenda vissuta in questi giorni al cardiopalma, ma che è iniziata due anni fa in sordina fino a diventare oggi un complicato rompicapo giuridico-diplomatico che vede contrapposti due stati sovrani e che investe la coscienza di medici e giudici. E’ la vicenda di Alfie Evans, che la Nuova BQ ha iniziato a raccontare fin dagli inizi, mostrando come da subito le decisioni dei giudici fossero viziate da errate valutazioni che nella notte di ieri si sono mostraste chiaramente a tutti.

Ripercorriamo la cronistoria di un fatto che non è soltanto la battaglia di un padre e una madre, ma un punto di non ritorno nello scontro tra il diritto dovere di salvaguardare ogni vita umana, anche la più fragile e indifesa e la cultura della morte.

9 maggio 2016: Alfie Evans nasce a Liverpool da Thomas e Kate James, all’epoca rispettivamente di 19 e 18 anni.

14 dicembre 2016: Il piccolo viene ricoverato all’Alder Hey Hospital per convulsioni che gli provocano sofferenza.

3 agosto 2017: Dopo mesi di tentativi andati a vuoto nello stabilire una diagnosi e una conseguente cura, i genitori denunciano che l’ospedale ha deciso di togliere la ventilazione perché ritengono la sua una vita di bassa qualità.

24 agosto 2017: Tom e Kate fanno partire la campagna Alfie’s Army, cercando un ospedale pronto ad accogliere loro figlio e un neurologo in grado di fare una diagnosi.

11 dicembre 2017: L’ospedale chiede all’Alta corte di rimuovere la ventilazione. Per i medici “la sua vita non ha senso”.

19 dicembre: Il giudice Hayden inizia a supervisionare il caso in un'udienza pubblica presso la Family Division della High Court di Londra. L’Alder Hey dice che il trattamento continuativo per il mantenimento della vita non sarebbe nell'interesse di Alfie, ma i suoi genitori non sono d'accordo e chiedono il permesso di portarlo in Italia per il trattamento. Il giudice dice che prenderà una decisione su cosa è meglio per Alfie: il suo best interest, il miglior interesse.

1 febbraio 2018: Gli avvocati dell’Alder Hey sostengono in udienza che ulteriori trattamenti per Alfie sarebbero disumani.

20 febbraio: Il giudice Hayden si pronuncia a favore dell’ospedale: "Ha bisogno di pace", quindi va fatto morire soffocato. Thomas grida tutto il suo dolore: “Capite che mio figlio è stato condannato a morte?".

1 marzo 2018: Viene presentato il ricorso in appello

4 marzo 2018: Viene diffuso un video che mostra la vitalità di Alfie mentre contrae i muscoli della pancia, apre gli occhi e si muove come mai si era visto.

6 marzo 2018: Tom e Kate si vedono negare dal giudice la possibilità dell’appello. I genitori ricordano ai giudici che il loro bambino ha diritto ad una diagnosi e che l’Ospedale Bambin Gesù di Roma è pronto ad accoglierlo. Per giustificare la scusa dell’accanimento terapeutico vengono utilizzate le parole del presidente della Pontificia Accademia per la vita Vincenzo Paglia.

8 marzo 2018: I genitori si rivolgono alla Corte suprema che rappresenta l’ultimo grado di giudizio.

20 marzo 2018: Anche la Corte suprema boccia la possibilità di un ulteriore appello. “Il caso non è di importanza pubblica”.  

22 marzo 2018: Si mette in moto l’esercito di Alfie. L’obiettivo è sensibilizzare il Papa e consentire il trasferimento al Bambin Gesù. 

23 marzo 2018: Tom denuncia le negligenze dell’ospedale nel trattamento di Alfie. «Avete fatto qualcosa ad Alfie e sapete che se fosse ricoverato altrove vi scoprirebbero». Ma c’è di più: si scopre che Alfie respirò da solo ma i testimoni furono silenziati.

28 marzo 2018: I giudici della Corte europea per i diritti umani (CEDU) respingono il ricorso: non trovano alcuna violazione dei diritti umani. Alfie dovrà morire. Tom incontra per la prima volta la Nuova BQ e si appella al Papa: “E’ l’unico che ci può difendere”. 

4 aprile 2018: Interviene Papa Francesco esprimendo sostegno ai genitori di Alfie in un tweet: "Spero sinceramente che tutto ciò che è necessario sia fatto per continuare ad accompagnare il piccolo Alfie Evans e che la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata".

6 aprile 2018: l'Alder Hey Hospital sembra intenzionato a valutare l'espatrio del bambino in una struttura estera. Sembra fatta, ma l’avvocato rimette tutto nelle mani del giudice.

11 aprile 2018: Il giudice sostiene che la vita di Alfie è inutile. L’esecuzione, attraverso protocollo ospedaliero, verrà eseguita ma si omette la data. 

12 aprile 2018: Thomas cerca di portare via Alfie e si presenta con un documento del Christian legal center che mostra il suo diritto di fare uscire il piccolo. Fuori c’è un aereo pronto ad attenderlo. Davanti all’Alder Hey si mobilita una folla di sostenitori che prega

13 aprile: i legali degli Evans tentano l’ultima carta: Alfie è cittadino europeo e per il principio dell’habeas corpus può essere trasferito. A Thomas viene intimato l’arresto. 

16 aprile: Papa Francesco ricorda Alfie nel corso del Regina Coeli

16 aprile 2018: La Corte d’appello decide di affrontare il caso per la seconda volta. Ma viene rigettato. I giudici sono orientati e prevenuti. 

18 aprile: Grazie all’interessamento del vescovo di Carpi Francesco Cavina Thomas Evans viene accompagnato d’urgenza in Vaticano per un’udienza con Papa Francesco. Con lui ci sono l’inviata della Nuova BQ Benedetta Frigerio e lo stesso Cavina che viene incaricato dal pontefice di seguire personalmente la vicenda per consentire un trasferimento del piccolo a Roma, al Bambin Gesù.  

20 aprile 2018: La Corte Suprema si pronuncia contro i genitori di Alfie per una seconda volta, rifiutando loro il permesso di impugnare la decisione. Deve morire lunedì 23 aprile. Ricorso disperato alla Cedu. 

23 aprile 2018: Anche la Cedu rigetta il ricorso e si rifiuta di intervenire. 200 manifestanti cercano di forzare l’ingresso dell’Alder Hey, il caso di venta così di dominio internazionale. Dopo un pressing della Segreteria di Stato e di alcuni esponenti politici come Giorgia Meloni, il governo concede la cittadinanza italiana ad Alfie. La ventilazione viene staccata tuttavia alle 22.17 ora italiana. Alfie respira autonomamente.

24 aprile: Dopo una notte insonne passata in preghiera Alfie e i genitori annuncia che il piccolo respira autonomamente. Dopo dieci ore l’ospedale è costretto a reintrodurre l’ossigenazione. La miracolosa reazione del piccolo, che secondo i medici avrebbe dovuto resistere senza ventilazione appena 15 minuti, costringe il giudice a reincontrare le parti. Il trasferimento a Roma viene negato mentre si aprono spiragli per portarlo a casa, ma anche in questo caso l’ospedale si oppone adducendo tempistiche lunghe.

DOSSIER: LA BATTAGLIA DI ALFIE