Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
SENTENZA DI MORTE

Appello negato ad Alfie, ma un video mostra che è vitale

Dopo la sentenza di morte che usa le parole del papa mai smentite dal Vaticano, i genitori di Alfie Evans vengono privati della possibilità di un’udienza in appello. Eppure un video mostra che il bimbo con una sedazione minore reagisce bene. Ma i giudici hanno fretta che muoia, perché la croce è intollerabile a chi la rifiuta (pastori compresi).

Vita e bioetica 07_03_2018

Siamo alla crudeltà più manifesta. Dopo la sentenza di morte dell’Alta corte di Londra, Tom e Kate Evans, si sono visti negare anche la possibilità di un’udienza in appello.

Settimana scorsa il giudice dell’Alta Corte inglese, Anthony Hayden, aveva usato le parole del messaggio di papa Francesco alla Pontificia Accademia per la Vita, per giustificare l’omicidio del piccolo Alfie con la solita scusa dell’“accanimento terapeutico”. Nessuna smentita è arrivata dal Vaticano, ma papà Tom, davanti alle telecamere, aveva chiarito che questa era una «sentenza di morte», che suo figlio non avrebbe smesso di combattere e che lui sarebbe ricorso in appello, pensando che peggio di così non si sarebbe potuti procedere. Invece, in un momento in cui non si fa che condannare il fascismo nazista, a due genitori, al cui figlio di quasi due anni è stata addirittura negata una diagnosi (e quindi una cura), viene impedita la possibilità di una sentenza di grado superiore senza che nessuno si scandalizzi.

I giudici McFarlane, McCombe and King, hanno infatti esaminato la richiesta degli Evans e ieri l’hanno respinta. I genitori hanno ricordato ai giudici che il loro bambino ha diritto ad una diagnosi e che l’Ospedale Bambin Gesù di Roma era pronto ad accoglierlo. Ma non c’è stato verso di convincerli a dargli una possibilità. Il giudice non ha stabilito la data in cui interrompere la ventilazione, che provocherà la morte per soffocamento del piccolo Evans, chiarendo che deve essere concordata fra le parti (genitori e ospedale). Ma la famiglia non ha intenzione di fermarsi davanti all'orgoglio omicida di chi non sopporta la sofferenza e il limite, per questo ricorrerà alla Corte Suprema.

Un calvario insomma, imposto a due genitori che chiedono solo cure per il figlio ma che come nelle peggiori delle dittature si sentono rispondere che il "miglior interesse" del figlio è morire piuttosto che vivere malato. Questo nonostante quanto mostrato due giorni fa dai giornali inglesi, ridestando la domanda su come si possa sostenere che la ventilazione di questo bimbo sia accanimento terapeutico: si tratta di un video, registrato lunedì scorso che mostra la vitalità di Alfie mentre contrae i muscoli della pancia, apre gli occhi e si muove come mai si era visto fino ad ora. 

Cosa è successo? Avevamo spiegato che ad Alfie era stata negata fin da subito la tracheostomia, la quale avrebbe permesso di interrompere la sedazione che lo intontisce. L’avvocato del bambino, però, ha dimostrato che la dose che veniva fornita ad Alfie era comunque una dose enorme per la sua età. A quel punto è stata consentita almeno una lieve diminuzione del farmaco e così il piccolo ha iniziato a reagire ancor più di prima, dimostrando che i sedativi hanno una grande responsabilità nel farlo apparire più incosciente di quello che è. 

Eppure i giudici non hanno intenzione di fermarsi: il bambino deve morire nonostante l’errore dei medici dell'Alder Hey children’s hospital di Liverpool che 16 mesi fa sentenziarono che Alfie sarebbe morto a breve, mentre il piccolo continua a vivere e lottare. Ma quel che è peggio è che ad Alfie viene pure negato il trasferimento in un altro ospedale, quando quello in cui è rinchiuso si è rifiutato di provare ad indagare sulla sua condizione lasciandolo privo di diagnosi.

Nemmeno i medici che seguirono Charlie Gard, ucciso prima di lui ma con una diagnosi grave, erano arrivati a tanto, ma i giudici li giustificano dicendo che Alfie «ha bisogno di pace». E che perciò deve essere messo a morte, utilizzando le parole del papa e accreditando la sentenza nazista davanti al mondo cattolico che non ha ricevuto smentite da Roma.

E se la diagnosi dicesse che la malattia è curabile? Ovviamente i giudici non hanno risposto alla domanda, perché per un sistema che misura l’uomo sulla sua efficienza la “qualità della vita” di Alfie non è accettabile. Anzi, angoscia l'Occidente "sazio e disperato" incapace di tollerare la sofferenza da quando si è sbarazzato del crocifisso, ossia del dolore che ha salvato l’umanità e che lo ha fatto fiorire.

Più grave ancora, però, è che quella croce è diventata una parola vuota anche per tanti pastori della Chiesa. I quali, invece che annunciare al mondo e credere che la salvezza sta su quel legno, ossia nella condivisione della sofferenza dell'uomo, accetta supinamente il verdetto. Dimostrando che se alla salvezza della croce non ci si crede più, il dolore e l’handicap diventano come per tutti, disperazione infinita, per cui è meglio farla finita il prima possibile.

Eppure, per i genitori di Alfie quel sacrificio che li fa stare al suo capezzale non solo è gradito ma è desiderato. Anche se chi, come i giudici, lo rifiuta, non conoscendo la dolcezza, arriva a chiamare il loro amore egoismo o non accettazione della morte. 

Noi che invece alla croce vogliamo ancora dar credito, siamo convinti come suor Emmanuel che questi bambini siano i martiri del terzo millennio apostata. Come lo furono duemila anni fa i Santi Innocenti, i primi martiri della Chiesa che uccisi dal potere di Re Erode permisero a Gesù di vivere e salvare l’umanità. Questa è la nostra certezza, che non esclude il giudizio su questo nuovo olocausto a cui tutti verremo sottoposti quando ci sarà chiesto: «Perché io ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere...malato e non mi avete visitato?».