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MALATO, MA NON SI SA DI CHE COSA

Alfie, la ricerca di un ospedale: parte la campagna

I giovanissimi genitori del piccolo Alfie Evans, il bimbo inglese di quindici mesi in coma da dicembre, stanno ancora cercando un ospedale pronto ad accogliere loro figlio e un neurologo in grado di fare una diagnosi. E hanno lanciato un appello affinché questo tipo di aiuto arrivi al più presto, anche per le difficoltà vissute dal bambino negli ultimi giorni.

Vita e bioetica 24_08_2017

I giovanissimi genitori del piccolo Alfie Evans, il bimbo inglese di quindici mesi in coma da dicembre, stanno ancora cercando un ospedale pronto ad accogliere loro figlio e un neurologo in grado di fare una diagnosi. E hanno lanciato un appello affinché questo tipo di aiuto arrivi al più presto, anche per le difficoltà vissute dal bambino negli ultimi giorni. Come già raccontato su questo quotidiano, i medici dell’Alder Hey di Liverpool non sono fin qui riusciti a individuare la patologia sofferta da Alfie, che ha frequenti crisi epilettiche e viene aiutato a respirare da un ventilatore, di cui dall’inizio del ricovero è riuscito a fare a meno in tre circostanze. La sua famiglia teme che l’ospedale possa prima o poi rinnovare la proposta di staccare il supporto vitale, come già si è sentita dire otto mesi fa dopo un peggioramento del bambino. Proposta che papà Thomas e mamma Kate avevano fermamente respinto, mentre Alfie – battezzato a dicembre proprio in seguito al primo serio pericolo per la sua vita – iniziava a mostrare segni di miglioramento.

All’inizio di questa settimana, tuttavia, i genitori hanno reso noto che Alfie è di nuovo peggiorato, perché la frequenza cardiaca si è abbassata a 50-80 battiti al minuto, non distende i muscoli come prima e non riesce a respirare in modo autonomo, sintomi che i dottori attribuiscono a un problema cerebrale. Sulla pagina Facebook di Alfie’s Army, si legge che “il suo cervello non è in salute, ma i medici hanno detto chiaramente che non conoscono l’entità del danno al cervello” e si aggiunge che Alfie ha in ogni caso “un’attività cerebrale” e “non è in stato vegetativo”.

Secondo i medici, come riportato pure dal padre sul sito dedicato alla raccolta fondi, Alfie potrebbe in teoria soffrire di una qualche forma di patologia mitocondriale. Ma il condizionale è d’obbligo. Anche alla luce di quanto successo con Charlie Gard, vittima di un’eutanasia di Stato conseguente alla battaglia giudiziaria vinta dal Great Ormond Street Hospital di Londra, i genitori vorrebbero trasferire Alfie in un ospedale al di fuori del Regno Unito. Da indiscrezioni pare che l’Alder Hey sarebbe disponibile ad accettare un trasferimento presso un’altra struttura che fornisca al bimbo la ventilazione assistita. La famiglia chiede aiuto in tal senso e continua a sperare che il piccolo possa ottenere una diagnosi precisa e venga sottoposto a una terapia. “Ha un futuro e una vita da vivere. Lui non si è arreso e nemmeno noi. Per lui ci sono possibilità lì fuori [dal Regno Unito] se riusciamo a portarlo nel luogo di cura giusto”.

Nonostante il recente peggioramento, Alfie continua a dare segni di vitalità. “Quando è attaccato al ventilatore tossisce, starnutisce e sbadiglia, reagisce al contatto. È cosciente che tutti stiamo lottando per quello che crediamo sia giusto per lui. Continueremo a lottare fino a quando Alfie non smetterà di lottare”. Nel loro ultimo appello, assieme all’aiuto per essere messi in contatto con esperti e ospedali pronti ad assistere il bambino, Kate e Thomas ringraziano tutte le persone che li stanno supportando e chiedono preghiere per il loro bambino. Non facciamogliele mancare.