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LA MOSTRA

Volti nel Volto: l’arte a confronto con la Sindone

A Torino, città della Sindone, una mostra/workshop all’Accademia Albertina guida il visitatore alla scoperta del Volto di Cristo. L’iniziativa, in collaborazione con la Fondazione Carlo Acutis, ripercorre arte e iconografia in dialogo con il Sacro Lino.

Cultura 11_08_2022
voltinelvolto

Se raffigurare il volto umano è sempre una sfida affascinante per un artista e per chi ne ammirerà l’opera, lo è a maggior ragione quando si tratta dell’Uomo-Dio. La mostra Volti nel Volto permette di contemplare il Volto di Cristo, proprio a Torino, città della Sindone, che di quel Volto è singolare reliquia. Il percorso allestito presso l’Accademia Albertina si snoda attraverso una serie di preziose opere, normalmente non visibili al pubblico, in dialogo con il Sacro Lino. Inaugurata lo scorso 7 luglio, è organizzata in collaborazione con la Fondazione Carlo Acutis (l’imprenditore, nonno e omonimo del giovanissimo beato). La dottoressa Adriana Acutis, vicepresidente della Fondazione, illustra il significato di questo evento e l’affascinante percorso che attende il visitatore.

Dottoressa Acutis, come nasce questa iniziativa?
La mostra/workshop è promossa dall’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e dalla Fondazione Carlo Acutis con il supporto della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino. Nata in occasione dell’incontro Europeo della Comunità di Taizé a Torino dal 7 al 10 luglio 2022, rimarrà aperta fino al 18 settembre.

Nella città scelta come sede, Torino, è custodita la Sindone...
Ai ragazzi della Comunità di Taizé in visita a Torino è stata offerta la possibilità di contemplare la Sacra Sindone. Anche per questo motivo il tema della Sindone è centrale nella mostra/workshop organizzata presso la Pinacoteca Albertina.

Perché il titolo Volti nel Volto?
La dimensione di laboratorio artistico resa possibile dall’Accademia, con il coinvolgimento, durante i giorni dell’incontro della Comunità di Taizé, di allievi della scuola di Pittura, permette di accostarsi al tema del Santo Volto in modo vivo e innovativo. Nelle parole dell’arcivescovo, mons. Roberto Repole, scritte in occasione della mostra, «il volto è molto più che una parte del corpo: esso è l’epifania del nostro spirito, colto nella sua singolarità e relazionalità».  La mostra/workshop crea un contesto che stimola la relazionalità fra i volti alla luce dalla singolarità dei tratti del Volto di Gesù di Nazareth. Nelle sale sono esposte opere significative che richiamano il tema del Santo Volto. Una proiezione immersiva analizza i tratti identitari attribuiti al Volto di Cristo nel corso dei millenni, tratti presenti anche sulla Sindone. Un laboratorio artistico, tramite l’utilizzo di specchi, mette in comunicazione immagini distinte e porta il visitatore stesso nella scena. Da qui il titolo «volti nel Volto», dove i volti di ciascuno sono portati in relazione con quelli di altri e con il Santo Volto.

Quali sono le principali opere presentate e con quali criteri sono state scelte?
L’Albertina di Torino è una delle più antiche Accademie di Belle Arti d’Italia e custodisce una importante collezione di opere d’arte antica.
L’allestimento della mostra/workshop, curato da Enrico Zanellati, conservatore delle collezioni della Pinacoteca, presenta tesori dell’Albertina che normalmente sono custoditi nel suo caveau, data la loro preziosità: dalle tavole cinquecentesche di Maarten van Heemskerck, in cui si fondono influenze nordiche e michelangiolesche, al Salvator Mundi fiammingo attribuito al pittore rinascimentale Quentin Metsys.
Come ricordato all’inaugurazione da Paola Gribaudo e da Edoardo Di Mauro, Presidente e Direttore dell’Accademia Albertina, il progetto «volti nel Volto» non è però solo una mostra, ma si pone l’obiettivo di accogliere il pubblico nella dimensione di un laboratorio artistico. Giuseppe Gallace, Stefano Merlo e Gabriele Domenico Casu, allievi della Scuola di Pittura dei professori Giuseppe Leonardi e Salvatore Giamblanco, coinvolgono il pubblico nei loro dipinti in una forma sorprendente, con superfici specchianti. Giulia Piacci, allieva della Scuola di Pittura della professoressa Laura Valle, propone un disegno che trae ispirazione da uno dei cartoni gaudenziani, fiore all’occhiello delle collezioni dell’Albertina, e che si tramuta in una grande proiezione immersiva. Il professor Mattia Gaido, insieme agli allievi del suo Corso di Tecniche di Montaggio, ha infatti realizzato video di grande effetto per la loro presenza scenografica.

In che modo i visitatori possono scoprire il legame tra i volti dipinti e il Volto acheropita?
Il professor Mattia Gaido dell’Accademia, insieme agli allievi del suo Corso di Tecniche di Montaggio, ha realizzato un video che, con tecniche di elaborazione artistica, rende percepibili gli elementi identitari del Volto della Sindone che si ritrovano in tratti somatici attribuiti da vari artisti a Gesù di Nazareth. La proiezione immersiva ripercorre arte e iconografia dai primi secoli all’età contemporanea. Le opere sono selezionate per l’elevato livello di corrispondenza le une con le altre e con il Volto sul sacro lino. Un focus particolare è dato al quadro originale della Divina Misericordia dipinto da Eugeniusz Kazimirowski, tratto da una visione di Santa Faustina, icona della Divina Misericordia celebrata la seconda Domenica di Pasqua.
Un collegamento fra arte e il Volto acheropita è suggerito anche dalla scelta stessa delle opere esposte. Accanto al Salvator Mundi attribuito a Quentin Metsys, una delle opere più preziose rese accessibili al pubblico, si può ammirare un sorprendente calco del Santo Volto concesso per la mostra dal fotografo della Sindone Aldo Guerreschi. Si tratta di una ricostruzione tridimensionale del Volto impresso sulla Sindone eseguita nel 1974 con il supporto di un’attrezzatura costruita da Paul Gastineau per misurare e controllare la validità dei biglietti di banca francesi con tecniche ottiche e utilizzata su una fotografia del Volto Sindonico scattata da Giuseppe Enrie nel 1931.

Ma c’è anche la “mano” del beato Carlo Acutis...
La fondazione trae il nome da Carlo Acutis l’imprenditore, mio padre, e si ispira al Beato Carlo Acutis suo nipote. Il nesso fra il beato e la mostra è lo stesso che lo lega alla Fondazione: fede incarnata nelle opere, con particolare attenzione ai giovani.

Qual è il messaggio che si intende trasmettere al visitatore?
Rendendo percepibili tratti somatici identitari attribuiti all’Uomo storico Gesù di Nazareth, e presenti sulla Sindone, viene data forza alla relazionalità che può diventare per il visitatore una scelta di sorprendente realtà.