Voci dall'Egitto: l'Occidente si deve svegliare!
I mezzi di comunicazione arabi forniscono opinioni di intellettuali, religiosi e semplici cittadini allarmati dall'offensiva dei Fratelli Musulmani. Ma l’Occidente, meglio i governi occidentali, non vogliono ascoltare. In Europa e negli Usa le organizzazioni legate ai Fratelli Musulmani regnano sovrane.
I tragici eventi che vedono come protagonisti l’Egitto e la sua popolazione sono stati ampiamente commentati. Il bagno di sangue per le strade, nelle chiese e nelle moschee non si arresta. Le immagini rimbalzano sugli schermi televisivi, nei social media, sui giornali. Tutti noi guardiamo attoniti quanto sta colpendo un Paese che ci ha sempre attratto per la storia e la cultura millenarie, per il suo mare cristallino, per la sua popolazione amabile. Siamo tutti consapevoli che l’Egitto stia vivendo un momento delicato che ne segnerà il futuro.
Ma i governi occidentali sono consapevoli di tutto ciò? Sono consapevoli che lo schierarsi da un lato piuttosto che da un altro segnerà le sorti di circa novanta milioni di egiziani? In Egitto e nel mondo arabo questa consapevolezza esiste unita alla preoccupazione che l’Occidente si schieri per l’ennesima volta dalla parte sbagliata ovvero dalla parte del carnefice e non della vittima. È questo il motivo per cui negli ultimi giorni si stanno susseguendo comunicati, dichiarazioni e articoli che mirano a risvegliare l’Occidente.
Uno dei primi a rompere il silenzio è stato Padre Rafiq Greiche, portavoce dei vescovi cattolici egiziani, che nei giorni scorsi ha dichiarato ad AsiaNews: «Obama mi sembra non capire la situazione. Nel suo intervento non ha nemmeno accennato a tutte le chiese e gli edifici cristiani bruciati dai Fratelli musulmani. Bisogna dirlo con chiarezza: i Fratelli musulmani sono terroristi, legati come sono a gruppi di Al Qaeda e ai Salafiti. La storia dei Fratelli Musulmani, fin dalla fondazione, è fatta di 85 anni di sangue». Padre Greiche sottolinea altresì una delle caratteristiche principali del movimento fondato da Hasan al-Banna, la dissimulazione: «I Fratelli musulmani comunicano con un doppio registro: ai media occidentali parlano di democrazia e di colpo di Stato; a quelli arabi parlano del loro programma di costruire uno Stato basato sulla religione islamica, sulla sharia, un califfato che inglobi anche altre nazioni arabe. O Obama non capisce quanto sta succedendo, o è complice di questo progetto».
Nella serata di venerdì 16 agosto anche Papa Tawadros II, patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha emesso un comunicato ufficiale che è un altro accorato appello all’Occidente: «La Chiesa copta egiziana segue lo sviluppo dei tristi eventi che colpiscono il territorio del nostro Egitto e conferma il proprio inamovibile sostegno a favore della polizia egiziana, delle forze armate e di tutte le istituzioni civili egiziane che fronteggiano organizzazioni armate dedite alla violenza e all’oscuro terrorismo, sia all’interno che dall’esterno. Gli attacchi alle nostre istituzioni governative e alle chiese protette terrorizzano i nostri cittadini, copti e musulmani, e sono contrarie a tutte le religioni, a ogni morale e all’umanità. Apprezziamo la posizione delle nazioni amiche e leali che comprendono la natura degli eventi in corso. Al contempo denunciamo fortemente le mistificazioni trasmesse dai mezzi di comunicazione occidentali e li invitiamo a una rilettura dei fatti oggettivamente e di offrire copertura internazionale e politica a queste organizzazioni terroriste e sanguinarie e ai loro accoliti invece di legittimarle con un sostegno globale e protezione politica poiché stanno cercando solo di diffondere devastazione e distruzione nella nostra amata terra.
Chiediamo ai mezzi di comunicazione internazionali e occidentali di impegnarsi a fornire un resoconto veritiero di quanto accade con onestà, verità e accuratezza. Le nostre sentite condoglianze sono estese a tutte le vittime e martiri del dovere che hanno offerto la propria vita, e preghiamo per la salute dei feriti e delle persone attaccate. Manterremo fede alla nostra unità nazionale e respingeremo qualsiasi tentativo di spingere la nostra grande nazione in un conflitto secolare.
Respingiamo con tutte le forze qualsiasi interferenza straniera anche parziale nelle nostre questioni interne. Così come la mano del male brucia, uccide e distrugge, le mani di Dio proteggono, rafforzano e costruiscono. Confidiamo nell’intervento divino che condurrà il popolo egiziano in questo delicato periodo della sua storia verso un domani migliore e un futuro più splendente colmo di giustizia, pace e democrazia che il popolo della valle del Nilo merita. Che l’Egitto viva una libertà orgogliosa».
Anche l’intellettuale copto Kamal Ghobrial non nasconde la propria amarezza: «Non avrei mai immaginato che, nel momento in cui il popolo egiziano si fosse svegliato e avesse iniziato a purificare se stesso e il proprio paese dall'oppressione, l'Occidente si sarebbe schierato contro di lui alleandosi con i lupi della tirannide».
Anche Faysal J. Abbas, direttore di AlArabiya English, non usa mezzi termini e rimprovera l’atteggiamento tiepido, timido e ambiguo dell’Occidente: «La condanna occidentale dei recenti sviluppi in Egitto solleva numerosi interrogativi. Mi domando se i leader del mondo libero siano consapevoli, oppure comprendano, la realtà sul terreno. Il modo in cui americani ed europei, per non parlare dei turchi, si stanno palesemente schierando non aiuta certo a risolvere la situazione. Hanno capito chi stanno sostenendo? […] La democrazia dovrebbe essere protetta e accolta di buon grado, ma l’Occidente ha forse dimenticato quanto i Fratelli musulmani fossero ben lungi dal tutelare e accogliere la democrazia nel momento in cui hanno raggiunto il potere?». La conclusione di Abbas è un vivo e amaro consiglio: «Considerata la gestione disastrosa di quasi tutte le questioni relative alla Primavera araba del 2011, sarebbe altamente consigliato che l’Occidente smettesse di occuparsi delle questioni interne egiziane».
Abdulrahman al-Rashed, direttore generale della televisione satellitare al-Arabiya, è ancora più incisivo e diffida l’Occidente dal cadere nella trappola dei Fratelli musulmani: «Perché mai l’Occidente è disposto a fare loro concessioni quando i leader di queste organizzazioni ricattano l’Occidente? O vi sottomettete alle loro richieste oppure eserciteranno violenza nei vostri confronti. Questo è il messaggio dei portavoce dei Fratelli musulmani in Egitto che cercano di amplificare le minacce attraverso i canali in lingua inglese. […] Cedere ai ricatti dei gruppi estremisti non ne ha modificato il comportamento in passato e non lo farà certo ora. Non solo ma rafforzerà le voci dei terroristi che credono che l’Occidente sia pronto ad abbandonare il più grande Paese arabo. Questi sono gruppi fascisti che vogliono dominare la regione. Che cosa accadrà se domani controlleranno l’Egitto alle proprie condizioni?».
I mezzi di comunicazione arabi, ad esclusione dello storico megafono dei Fratelli musulmani Al Jazeera, continuano incessantemente a fornire le opinioni qui riportate, ma l’Occidente, meglio i governi occidentali, sembrano non volere ascoltare. Ingenuità? Non credo. Connivenza? Forse. Paura? Certamente. In Europa e negli Stati Uniti le organizzazioni islamiche legate ai Fratelli Musulmani regnano sovrane e gestiscono gran parte delle moschee. È evidente che il fattore sicurezza interna sia fondamentale nella scelta della fazione da sostenere. Tuttavia è bene che si ascoltino le voci provenienti dall’Egitto, cristiano e musulmano, e dal mondo arabo perché costoro hanno vissuto sulla propria pelle la convivenza con l’islam politico. D’altronde, in Egitto, Sadat, che era sceso a patti con i Fratelli musulmani, è stato ucciso da un membro del loro braccio armato, la Gamaat al-Islamiyya.
La riflessione finale e il monito alle istituzioni internazionali è quello di Tarek Heggy, il più lucido intellettuale liberale egiziano: «L’esercito egiziano, il 3 luglio 2013, si è semplicemente schierato al fianco di quei venticinque milioni di egiziani che erano scesi in molte piazze egiziane per dire no alla radicalizzazione dell’Egitto da parte dei Fratelli musulmani. Morsi stava facendo di tutto per trasformare l’Egitto in un Afghanistan prima del 2001. I 369 giorni che hanno visto i Fratelli Musulmani al potere in Egitto hanno dimostrato che un’organizzazione teocratica non può governare democraticamente. Basta pensare a quel che sta facendo Hamas a Gaza. La teocrazia è l’esatto contrario della democrazia. Che l’Occidente si rammenti che non esiste differenza alcuna tra Al Qaeda e l’Islam politico. La moderazione può esistere solo con l’accettazione totale di uno Stato secolare che per i Fratelli Musulmani è un prodotto di Satana».