Viva la piccola città texana «santuario per il nascituro»
I cinque membri del consiglio comunale di Waskom, cittadina di 2.000 anime, hanno dichiarato il loro piccolo centro «Città-santuario per il nascituro» e definito «organizzazioni criminali» realtà come il colosso abortista Planned Parenthood. Una decisione coraggiosa, che potrebbe anche arrivare alla Corte Suprema. E se divenisse una svolta epocale?
Negli stessi giorni del varo, nell’Illinois, di una legge sull’aborto a nascita parziale ancora più micidiale e permissiva di quella approvata a gennaio di quest’anno nello Stato di New York, sempre dagli Stati Uniti arriva una notizia fortunatamente di segno opposto: quella di una cittadina che ha deciso di dichiararsi pro vita. Totalmente e senza eccezione. Stiamo parlando del curioso caso di Waskom, piccolo centro del Texas che confina con la Louisiana, i cui rappresentanti hanno scelto non solo di bandire la pratica abortiva, ma anche di dichiarare il Comune «Sanctuary City for the Unborn», «Città-santuario per il nascituro».
Una decisione che i cinque membri del locale consiglio comunale hanno preso all’unanimità, arrivando a definire realtà come Planned Parenthood «organizzazioni criminali». E la vera notizia, in fondo, sta proprio in questo. Sì, perché se da un lato già altre cittadine americane si erano dichiarate pro life - tra cui Roswell, nel New Mexico, divenuta celebre per il presunto schianto di un disco volante alieno nel luglio del 1947 -, dall’altro l’ordinanza comunale di questo centro texano si spinge oltre, arrivando a proibire l’aborto sul proprio territorio.
Nello stabilire il categorico divieto, il provvedimento di Waskom ha pure caldeggiato una svolta legislativa degli Stati Uniti dato che, si legge, «la Corte Suprema ha commesso un errore quando, con la sentenza Roe v. Wade del 1973, ha affermato che le donne incinte hanno il diritto costituzionale di abortire i loro bambini». Ne consegue che questa mossa risponde politicamente a un duplice scopo. Il primo, immediato, è quello di proibire l’insediamento sul territorio comunale delle «organizzazioni criminali» abortiste, ipotesi non così lunare, dato che in passato una clinica per aborti stava cercando di trasferirsi proprio a Waskom per offrire «servizi» a donne nel raggio di 200 miglia, cosa che avrebbe reso quel centro una piccola capitale dell’aborto.
In secondo luogo, la decisione del Comune texano risulta essere anche qualcosa di molto più grande, vale a dire una vera e propria dichiarazione di guerra all’aborto. Tant’è vero che il sindaco, Jesse Moore, immortalato dai media locali durante la votazione dell’esplosiva ordinanza, non ha potuto fare a meno di avvertire gli altri componenti del consiglio che potrebbero essere citati in giudizio per la loro decisione. Una decisione, ha sottolineato Moore, che «potrebbe pure finire alla Corte Suprema». Il che, considerando che con la nomina di Brett Kavanaugh la Corte Suprema ha ora in teoria una maggioranza pro life - cosa che non si verificava da anni -, potrebbe essere un auspicio, più che una minaccia. Staremo a vedere.
Nel frattempo, non si può che apprezzare il coraggio dei cinque cowboy texani, che con la loro iniziativa si sono subito meritati il plauso del movimento pro life. Prova ne siano, tra le tante, le parole di Mark Lee Dickson, direttore di Right to Life, il quale ha sottolineato entusiasta che «è bello vedere gli uomini di Waskom alzarsi in piedi per proteggere donne e bambini». Un apprezzamento che è difficile non condividere, anche se ora, come si diceva poc’anzi, restano da capire bene le conseguenze che potrà avere una decisione come quella assunta dal consiglio comunale. Una decisione che, almeno sul piano ipotetico, potrebbe portare una piccola cittadina di appena 2.000 anime a essere protagonista, nella felicemente pazza stagione politica inaugurata con l’elezione di Donald Trump, di una svolta epocale; ma forse, immaginando questo, si corre troppo con la fantasia.
Tuttavia, un dato certo per il momento già c’è ed è quello di un Comune che se ne infischia della cultura dominante gridando la sua inflessibile contrarietà all’aborto. Non è poco.