Violenza sulle forze dell'ordine, il crimine taciuto
Aveva solo 35 anni ed era sposato da un mese Mario Cerciello Rega, carabiniere ucciso durante un controllo nel quartiere Prati, a Roma. Il delitto, per cui si sospettano due ragazzi americani, è solo la punta di un iceberg. Le aggressioni alle forze dell'ordine sono, in media, 7 al giorno.
Aveva solo 35 anni ed era sposato da un mese il vice brigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega ucciso durante un controllo nel quartiere Prati, a Roma, con otto coltellate, (come sembrerebbe) da due ragazzi statunitensi.
Questa tragedia è la punta più dolorosa di un iceberg del tutto ignorato dai media: sette volte al giorno, ogni tre ore e mezza, viene aggredito un tutore dell’ordine e le percentuali sono in crescita. Dato ancora più scomodo è che, nel 2018, il 47,8% delle aggressioni avvenute durante ordinarie attività di controllo del territorio sono state commesse da stranieri. Per l’esattezza, 1264 su un totale di 2646 aggressioni, in incremento rispetto al 2017 quando la percentuale fu del 45,7%. “Eh, ma anche gli italiani…”, rispondono a questi numeri i soliti ben pensanti politicamente corretti, ma bocciati a scuola in matematica: se gli stranieri, che sono il 12% della popolazione residente in Italia commettono il 47,8% delle aggressioni ne segue che essi sono mediamente circa 6,74 volte più aggressivi verso le forze di polizia rispetto agli italiani! Non si scappa.
I dati statistici provengono dall’osservatorio “Sbirri pikkiati” dell’Asaps, Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, che registra i soli attacchi fisici (causa di lesioni refertate) agli operatori di polizia durante i controlli su strada. Sono escluse dal conteggio, quindi, le aggressioni avvenute nella gestione dell’ordine pubblico e le altre non conseguenti al controllo del territorio, tipo tafferugli per No Tav, partite di calcio, manifestazioni ecc... I dati per il 2019 ancora non sono stati resi ufficiali, ma si dovrebbe oltrepassare la soglia del 50% per le aggressioni da parte di stranieri. Altri dati significativi riguardano il fatto che, nel 2018, il maggior numero di queste ha riguardato l’Arma dei Carabinieri con 1.210 episodi, pari al 45,7%. Seguono a ruota le aggressioni alla Polizia di Stato con 1.137 episodi, pari al 43%. Sono stati, poi, 305 gli attacchi alla Polizia Locale, l’11,5% del totale. Il 2,6% ha riguardato altri corpi.
Preoccupantissimo l’uso di alcol e stupefacenti: in 743 attacchi (28,1%), l’aggressore è poi risultato ubriaco o drogato. Si segnala una crescita rispetto al 26,8% dell’anno precedente. Tuttavia, le amministrazioni locali fanno poco o niente per arginare il fenomeno della movida alcolica che rende la vita pericolosa e il sonno impossibile per i residenti. Il Tar ci mette del suo, dando spesso ragione agli esercenti nei contenziosi e bloccando le ordinanze antialcol.
Spiega il presidente di Asaps, Giordano Biserni: “Tutto questo avviene nell’indifferenza pressoché totale dell’opinione pubblica e della stessa politica. Ora, con il Decreto sicurezza bis vedremo se qualcosa migliorerà, ma le leggi, per quanto apparentemente severe, bisogna vedere come vengono applicate – o aggirate – dai magistrati. Basti pensare che per l’omicidio stradale la pena può essere oggi dimezzata se si dimostra, ad esempio, la “responsabilità non esclusiva del reo”. Con qualche cavillo, gli avvocati difensori riescono quindi a ridurre di moltissimo la pena. Del dilagare della violenza contro le divise sulla strada dovrebbero invece preoccuparsi per primi i cittadini - ancor più di agenti e carabinieri - perché i prossimi saranno loro come vittime di una violenza sempre più tracotante e ormai di fatto quasi impunita”.
Il problema grosso è che, a livello di percezione collettiva, sono drasticamente venute meno l’autorevolezza e l‘autorità delle Forze dell’Ordine. In troppi si permettono di insultare, sbeffeggiare gli uomini in divisa, consci dell’impunità. Esemplare il recentissimo episodio di tre giovani bulli che, dopo aver appena finito tre anni di lavori socialmente utili, a dimostrazione di aver pienamente imparato la lezione, hanno pubblicato un video mandando a fanc….. la Polizia.
“Complici sono anche molti media – continua Biserni – sempre pronti a puntare il dito sul poliziotto cui talvolta può capitare di usare maniere un po’ più dure per immobilizzare l’aggressore, o chi ha commesso un reato. Nessuno però, comodamente al sicuro dietro allo schermo, ha la percezione diretta della pericolosità di una situazione. Basti pensare che per bloccare un immigrato che dà in escandescenze armato di coltello vediamo che spesso servono ormai una decina di agenti, perché sono guai a fargli male o ad apparire troppo energici. La cosa più triste è la demotivazione degli agenti che ormai, in molti casi “preferiscono prenderle piuttosto che darle”. Almeno si evitano un processo, reale o mediatico”.
Il pietismo del pubblico non va solo contro gli aggressori umani degli agenti. Basti pensare che, pochi giorni, fa un pregiudicato ha sguinzagliato il proprio pitbull contro i poliziotti che volevano arrestarlo. Quando un agente ha abbattuto con la pistola il cagnaccio inferocito, sono venuti fuori titoli di giornale in difesa del “povero cane”, ucciso solo per “aver difeso il proprio padrone”.
Il mix letale di buonismo, circolazione dei video, strumentalizzazioni politiche - sempre provenienti da sinistra, peraltro - sta disgregando le garanzie su cui poggia la pace sociale assicurata dalle Forze dell’Ordine. Eppure metodologie non letali per prevenire queste violenze ci sarebbero.
Spiega il dottor Silvio Riccardi, Segretario Nazionale Uil Polizia – SP: “L’atroce uccisione del vicebrigadiere Cerciello Rega, cui va il nostro pensiero, le già oltre 1000 aggressioni verso uomini e donne della Polizia nel 2019, gli atti di guerriglia durante manifestazioni e partite di calcio, i colleghi feriti e vittime di interminabili gogne mediatico-giudiziarie, ci restituiscono un paese in cui impegnarsi per la sicurezza dei cittadini e delle Istituzioni democratiche è sempre più difficile. Bene le norme del Decreto sicurezza bis che inaspriscono il regime sanzionatorio per chi usa violenza a un tutore dell’ordine, ma si deve fare di più. Se è stata positiva l’introduzione del Taser (pistola elettrica che stordisce n.d.r.) in tema di armi non letali siamo ancora il fanalino di coda in Europa. Videocamere sulle uniformi, flash ball (pallottole di gomma non letali n.d.r.) fucili marcatori (che sparano capsule di vernice utile per identificare n.d.r.) sarebbero utilissimi per prevenire queste violenze contro gli uomini in divisa. D’altronde, quando qualche forza politica parla ancora di numeri identificativi sulle uniformi, (Pd e M5S n.d.r.) e di introduzione del reato di tortura psicologica da brandire come minaccia per le FdO, ci rendiamo conto che la strada da percorrere - soprattutto a livello culturale - è ancora lunga”.