Vincent Lambert, la Francia ha deciso per la sua morte
Confermata il 24 aprile dal Consiglio di Stato francese la sentenza del Tribunale amministrativo che aveva disposto lo stop dell’alimentazione e idratazione a Vincent Lambert, il paziente quarantaduenne in stato pauci-relazionale. I genitori hanno intanto fatto sapere attraverso gli avvocati di aver depositato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e un altro al Comitato dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità. Ma tra i fautori dell’eutanasia c’è già chi mette le mani avanti, mostrando di essere, in ogni caso, pro morte.
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Il 24 aprile, il Consiglio di Stato francese ha confermato la sentenza dello scorso gennaio del Tribunale amministrativo di Châlons-en-Champagne, che disponeva l’arresto dell’alimentazione e dell’idratazione a Vincent Lambert, in stato pauci-relazionale da dieci anni. Dunque, la giustizia transalpina ha ribadito la condanna a morte di Vincent, ovviamente per difendere la sua “dignità”; poco importa se nel Rapport della perizia medica richiesta dal Tribunale amministrativo si era messo nero su bianco che «corrispondere ai bisogni fondamentali primari (alimentazione, idratazione) non rientra per Vincent Lambert nell’ambito di un accanimento terapeutico o di una irragionevole ostinazione». Sia il Tribunale che il Consiglio di Stato ribadiscono invece che mantenere in vita Vincent Lambert, semplicemente nutrendolo e idratandolo, sia un’«irragionevole ostinazione».
Che dire delle migliaia di persone che, nelle case di riposo, imboccano più volte al giorno ospiti che non sono in grado di mangiare da soli? Tutti impegnati in attività irragionevoli e ostinate, visto che nella maggior parte dei casi si tratta di anziani che non potranno più tornare a essere autosufficienti? Perché ogni tanto, nella vita, bisogna essere un po’ coerenti. Il Consiglio di Stato dovrebbe avere attributi virili sufficienti per andare porta a porta da tutte quelle persone che hanno figli, genitori o parenti in condizioni uguali o analoghe a quelle di Vincent Lambert, per dire loro che sono una massa di ostinati e irragionevoli, per il semplice fatto che ritengono che il cibo e l’acqua non si rifiutano a nessuno.
A Napoli aggiungono che neppure un caffè si può rifiutare: sicuramente molto più civili e umani, i nostri napoletani, degli alti magistrati della Repubblica francese, nonché dell’avvocato di François Lambert, nipote di Vincent, Madeleine Munier-Apaire, la quale non ha trovato di meglio che affermare che “oggi Vincent non ha più alcuna volontà. Quello che è certo, è che non ha senso per lui essere mantenuto in vita in una tale dipendenza. Si tratta della sua dignità”. Chissà se l’avvocato si riferisca alle rilevazioni di un qualche “elettrovolontagramma”, che permette di misurare l’attività della volontà umana come si misura quella del cervello, o a un “dignitometro”, da mettere in bocca a Vincent, per misurare la temperatura della sua dignità.
A nulla è servita anche la Lettre au tribunale de 55 spécialistes EVD-EPR, che metteva in rilievo le modalità sbagliate con cui i tre medici designati dal Tribunale amministrativo, nessuno dei quali specialista di situazioni cliniche analoghe a quelle di Vincent, avevano valutato la situazione del quarantaduenne francese.
Intanto i genitori e gli avvocati che stanno difendendo il diritto alla vita di Vincent hanno annunciato di aver presentato due ricorsi distinti alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) e al Comitato dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità. Questo ricorso congela momentaneamente la messa in atto della decisione del Consiglio di Stato.
Ma c’è già chi mette le mani avanti. Nicolas Hervieu, specialista in diritto europeo, intervistato da Le Monde fa capire che «è altamente probabile che la Cedu rifiuti molto rapidamente la domanda, forse entro qualche giorno, perché la sua sentenza su questo soggetto, stabilita in occasione della prima decisione nel caso Lambert il 5 giugno 2015, è chiara». Nel caso in cui invece il Comitato sui diritti delle persone con disabilità dovesse opporsi alla sentenza del Consiglio di Stato, la Francia potrebbe decidere di ignorare un’eventuale decisione di tale tipo. «Ci troviamo dunque a un punto di svolta potenziale», continua Hervieu, non essendoci più «alcun ostacolo giuridico che impedisca la realizzazione dell’arresto dei trattamenti». Chiaro no? In ogni caso, pro morte.