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L'ANTIDOTO

VIETATO IN NOME DI ALLAH

Quando il fanatismo islamico censura libri e intellettuali: il primo caso già nel XII secolo con la messa al rogo dei libri del filosofo Averroè.

L'antidoto 05_03_2011
Averroè

Vietato in nome di Allah. Libri e intellettuali messi al bando nel mondo islamico (Lindau) è il titolo di un libro di Valentina Colombo, docente di geopolitica del mondo islamico all’Università europea di Roma. Alcuni stralci: «Nasr Hamid Abu Zayd: “Negli oltre trent’anni in cui ho scritto sul quotidiano egiziano Al-Ahram le uniche parole che mi hanno censurato, ovvero che mi hanno consigliato di non usare. sono state le seguenti: Arabia Saudita, wahhabismo e islamismo”». «In epoca abbaside poeti “ribelli”, omosessuali, libertini, eretici, atei dichiarati venivano rispettati e protetti in nome della bellezza della loro arte». «Già nel XII secolo nella Andalusia degli almohadi si ebbero i primi segni di cambiamento con i primi casi di censura, dei quali il più eclatante fu la messa al rogo dei libri del filosofo Averroè». «Nel 1997 il celebre regista egiziano Youssef Chahine ha fatto di Averroè il protagonista del film Il destino (in arabo al-Masir)». Dice il regista: «Ho dovuto subire il giudizio d’un magistrato fanatico che voleva impedirmi di continuare a lavorare». Beh, almeno non ci ha rimesso la pelle…