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CONTRCORRENTE

Via dall'Afghanistan, tomba degli imperi

L'amara verità è che gli afghani diventano fanatici combattenti solo quando si tratta di islam, come proprio i Talebani dimostrano. Gli Usa devo spostare mezzi, uomini e risorse sul fronte Pacifico, l’Afghanistan è un pozzo inutile e senza fondo.

Attualità 24_08_2021

Chiedo scusa se prendo qui una posizione fuori dal coro (frase ormai fatta, sì, ma mi si compatisca: non faccio altro da decenni). Il fatto è che, sull’Afghanistan, non mi pare proprio che Biden abbia poi torto. Premetto che la mia simpatia per Biden («bidet» in italiano, ma non è colpa sua) è pari a zero meno uno virgola tre periodico e per almeno sei motivi. Uno, è di sinistra. Due è uomo di Obama-Hillary, «love is love» etc. Tre, ha vinto su Trump in modo discutibile per dire il meno. Quattro, sta come il due a briscola in mezzo a due autentiche virago marxiste come Kamala Harris e Nancy Pelosi. Cinque, ed è il peggiore, fa (non «è») il cattolico. Sei, la fame di potere ancora a ottant’anni è, ai miei occhi, patetica se non patologica.

Detto questo, veniamo all’Afghanistan. Quello squallido territorio che deve la sua importanza solo alla posizione geografica fu conquistato, com’è noto, da Alessandro Magno, ma solo come necessario tragitto verso l’India. Poi, non sapendo giustamente che farsene, Megalexandros lo abbandonò a se stesso. Saltando a piè pari l’invasione islamica, e tenendo presente che le invasioni islamiche, essendo ideologiche, non si curano di principio dei vantaggi economici della conquista, l’Afghanistan diviene di colpo importantissimo per il «grande gioco» ottocentesco tra Impero Britannico e Impero Russo.

Il secondo vuole aprirsi una via verso (ancora) l’India, il primo vuole impedirglielo. E il vero «gioco» immortalato dal massone Kipling (i russi non avevano altrettale scrittore) fu quello tra le tribù locali, autentico ed eterno problema dell’Afghanistan. Queste, sempre rivali tra loro, spostandosi ora coi russi e ora con gli inglesi a seconda di chi pagava meglio, rendevano di fatto la situazione ingestibile e il Paese un inferno cronico.

La guerra continua tra inglesi e russi si spostò poi in Crimea, ma era sempre la stessa. Qui gli inglesi vennero in «soccorso fraterno» ai turchi, con Cavour a fare da mosca cocchiera (mandò i «soldati gallina», come gli inglesi chiamavano i bersaglieri). Poi, col volger di secolo, nella Grande Guerra i russi furono alleati degli inglesi, e i turchi nemici. I britannici sapevano che in Medio Oriente la situazione era uguale a quella afghana: tribù arabe sempre in guerra tra loro e capiclan affamati di soldi.

Il famoso Lawrence d’Arabia partì in missione carico di sterline e gli arabi furono dalla sua. Tornando all’Afghanistan, spiace per Rambo, che dedicò il suo terzo film al «glorioso popolo afghano» che combatteva contro i sovietici (vedere i titoli di coda). Con armi e denari americani. Ma l’amara verità è che gli afghani diventano fanatici combattenti solo quando si tratta di islam, come proprio i Talebani dimostrano.

Per il resto, lasciamo perdere. Siamo proprio sicuri che la democrazia, la parità femminile e la scuola agli afghani interessino davvero? Sì, c’è una minoranza vogliosa di Occidente, e l’abbiamo vista aggrapparsi agli aerei (anche per timore della vendetta talebana). Ma  vent’anni di addestramento militare, fornitura di armamenti, spendita di denari e di morti occidentali non sono serviti a niente, ed è questa la triste verità. Gli Usa devo spostare mezzi, uomini e risorse sul fronte Pacifico, l’Afghanistan è un pozzo inutile e senza fondo.

Il Pakistan, sponsor dei talebani (come ha bene evidenziato qui Gaiani), può cantare vittoria, e fare da tratto di Via della Seta alle dipendenze della Cina (contento lui…). Si è vendicato del raid americano contro Bin Laden (vittoria elettorale di Hillary), ma è la soddisfazione dell’impotente. Il punto è che qui stiamo parlando di potenze nucleari. Ai tempi dell’Urss, Indira Gandhi spostò l’India a sinistra e i sovietici le fornirono i missili nucleari. Gli Usa, perciò, dovettero armare il Pakistan, eterno rivale dell’India. Così, un Paese fanaticamente musulmano e sottosviluppato ha le bombe atomiche. Che fare, dunque? Be’, un conflitto alla volta. Intanto, vediamocela con la Cina. Per il resto, la storia insegna che gli americani non dimenticano. Il Vietnam, dite? Per ora serve contro la Cina.