Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
LA POLEMICA

Via Almirante. E riparte la guerra civile

L’ultima querelle riguarda Almirante e la richiesta di una via da intitolare a lui in Roma. Se la merita? Secondo gli antifascisti di professione no. Secondo la maggioranza silenziosa, una via non si nega a nessuno. E qualcuno sa a quanti personaggi controversi sono state dedicate piazze e vie?

Attualità 17_06_2018
Via Almirante

Il premio Nobel assegnato a Dario Fo e Bob Dylan ha in un certo senso sdoganato il genere, così che la fantasia vada al potere dappertutto. Ora, l’ultima querelle riguarda Almirante e la richiesta di una via da intitolare a lui in Roma. Se la merita? Secondo gli antifascisti di professione no, secondo i simpatizzanti sì. Secondo la maggioranza silenziosa, pure, perché una via non si nega a nessuno. Potremmo elencare qui tutte le vie Lenin, i corsi Unione Sovietica, le piazze Carlo Marx e i larghi Gramsci che dilagano nelle città italiane, fino ai paesini minimi.

Per esempio, conoscete Cavriago? Mai sentito? Vi informo: è in provincia di Reggio Emilia e vi troneggia un busto di Lenin in piazza Lenin non lontano da via Antonio Gramsci. Cavriago fa su diecimila abitanti. Lesa, invece, ne fa solo settecento, è sul Lago Maggiore e in provincia di Novara. Ma non  si è fatta mancare un bel Largo Gramsci, vicino alla chiesa. Sul posto c’è un palazzo che fu di Alessandro Manzoni, il quale vi riceveva spesso il beato Antonio Rosmini. Uno che non solo non ci è mai stato, ma nemmeno sapeva che esistesse Lesa era Gramsci. Ma qualche giunta comunale di sinistra ha pensato bene di adeguare la cittadina all’andazzo degli anni Settanta.

Uno che invece la commemorazione se l’è sudata è stato Garibaldi, che ha riempito l’Italia di siti in cui ha dormito, sostato, approdato, concionato le folle, arringato dal balcone, arruolato militi, combattuto. E l’Italia finalmente unita dall’Alpe al Capo Passero ha ricambiato intitolandogli busti, monumenti a piedi e a cavallo, lapidi, oltre che vie, piazze e corsi. Al tempo della Questione Romana, dopo le cannonate al papa, i romani si chiesero a lungo chi diavolo fosse quell’Arnaldo da Brescia a cui i Padri della Patria risorgimentale avevano intitolato nientemeno che un lungotevere. Solo dopo che il ministro De Sanctis ebbe riformato i programmi scolastici appresero trattarsi di un agitatore fatto impiccare dal Barbarossa; ma essendo eretico, diventava un «martire» dell’oscurantismo clericale; visse e si agitò nel XII secolo, ma occorreva renderne imperitura la memoria (anche se nutriamo il sospetto che neppure oggi i romani sappiano chi sia).

Un po’ più vicino, nel tempo, era Giordano Bruno, monaco pure lui e pure lui eretico, giustiziato nel 1600. Quando, nel 1889, inaugurarono la statua in Campo dei Fiori a Roma, faccia truce rivolta al Vaticano, c’erano la banda, le ghirlande, le bandiere e i roboanti discorsi. Al primo anniversario, nessuno. Neanche uno. Ancora oggi il turista, perplesso, rinuncia a fotografare. Prima o poi bisognerà fare un serio studio su quei luoghi, strade, vie e piazze, che i residenti si ostinano a chiamare con gli antichi nomi, più facili a indicare che non i soliti e inflazionati e pleonastici Viale Crispi, Via Mazzini, Corso Garibaldi, Piazza Cavour. Una bella domanda da quiz televisivo potrebbe essere questa: quante sono le vie intitolate ai Fratelli Bandiera in Italia? La domanda numero due: chi erano  ‘sti Fratelli Bandiera? Turismo vorrebbe che si ritornasse agli antichi nomi, caratteristici –e perciò unici- dei luoghi. So di Agrigento, dove ci stanno via Callicratide, via Empedocle, via Imera, che ricordano le glorie della Magna Grecia (ma le strade più importanti si chiamano, ahimè, Crispi, Garibaldi, Cavour). So di Pisa, che ha le sue via dei Pettinai, via delle Sette Volte, perfino via delle Belle Donne; e un grandioso Garibaldi in bronzo nel centro esatto, e poi Mazzini, Crispi, Vittorio Emanuele II. Non ha un monumento al suo cittadino più illustre, Galileo. E sapete perché? Perché nei primi anni del Novecento fu offerto dal cardinale Maffi, arcivescovo della città. Ebbene, la giunta comunale, piena di liberipensatori, rifiutò perché sarebbe stato un affronto: la Chiesa persecutrice di Galileo voleva fargli il monumento? giammai. Giunta di spiriti forti, sì, ma già allora all’italiana; risultato: Galileo rimase senza monumento.

Ora, oltre alla toponomastica esistono le scuole, pure le scuole-guida, che possono essere, e sono, intitolate ai personaggi esclusi dalla planimetria postale. E giù con Fabrizio De André e Concetto Marchesi (non sapete chi è? era il latinista del Pci). Peccato che Genova non possa più rinominare Via del Campo: da quando De André l’ha immortalata tutti ci vanno a cercare la «bambina» con gli occhi «grigi come la strada»; anche l’altra, quella con gli occhi «color di foglia». Almirante? Montanelli gli aveva reso onore, perché al tempo della caccia al «fascista» trattenne i suoi giovani e impedì loro di rispondere, cosa che avrebbe innescato una mini guerra civile. Montanelli ha una statua e un giardino milanese. Si dia almeno un vicolo ad Almirante. Strade, piazze e giardini, in Italia, ce li ha pure Lutero…