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L’INTERVISTA / SUOR BEATRICE

«Vi racconto la storia della maglietta insanguinata di Wojtyła»

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A Roma, alla “Regina Mundi”, è custodita la maglietta inzuppata di sangue che san Giovanni Paolo II indossava il 13 maggio 1981, nel giorno dell’attentato da parte di Ali Agca. La Nuova Bussola intervista suor Beatrice Priori, che dal 2000 custodisce la preziosa reliquia dalla storia molto particolare.

Ecclesia 10_05_2023

In un moderno quartiere di Roma, tra il Vaticano e il Policlinico Gemelli, si trova Casa “Regina Mundi”, già Casa Provinciale delle Suore della Carità. Lì sono ospitate le sorelle anziane e malate e vengono svolte alcune opere di carità. Ma pochi sanno che è uno dei santuari di san Giovanni Paolo II: nella sua cappella è custodita la maglietta inzuppata di sangue che il Papa polacco indossava il 13 maggio 1981, nel giorno dell’attentato da parte di Ali Agca. La Nuova Bussola ha parlato di questa particolare reliquia con la responsabile della “Regina Mundi”, suor Beatrice Priori, che la ricevette nel 2000 da Anna Stanghellini, un’infermiera del Policlinico Gemelli

Suor Beatrice, chi era Anna Stanghellini?
Nel 1964, da giovane donna, Anna Stanghellini è venuta qui nel noviziato ed è rimasta quattro mesi. All’inizio pensava di diventare Figlia della Carità, ma dopo ha capito che quella non era la sua strada. Ed è ritornata alla sua famiglia. Siccome era infermiera, ha cominciato a lavorare al Policlinico Gemelli. Non si è sposata e ha preso un piccolo appartamento nelle vicinanze. Quando è andata in pensione si è ritrovata completamente sola. Allora, nel 1996, ha chiesto di vivere con noi la sua vecchiaia. Ed è stata accolta da laica consacrata. Ha portato con sé le sue poche cose, tra cui un fagottino di asciugamano che dal giorno dell’attentato a Giovanni Paolo II teneva a casa sua.

Voi suore non sapevate niente?
Una sera, nel marzo del 2000, mi chiese di accompagnarla in camera. Pensavo che volesse parlare con me. Invece, in camera, ha tirato fuori dall’armadio un fagottino bianco con sopra una busta e mi ha detto: «Qui c’è la maglietta che Giovanni Paolo II indossava il giorno dell’attentato».

Come mai questa maglietta è finita nelle mani di un’infermiera del Policlinico Gemelli?
Il 13 maggio 1981 Anna era al lavoro nel reparto di chirurgia. Non sapeva che in quel giorno il turco Ali Agca avrebbe tentato di assassinare Giovanni Paolo II. Si rese conto di quello che era successo in Piazza San Pietro quando l’ambulanza vaticana con a bordo il Papa ferito varcò il cancello del Policlinico. La sala operatoria era pronta, ma prima di cominciare l’operazione fu necessario svestire il Papa. Per non perdere tempo prezioso, la maglietta di cotone di Wojtyła fu tagliata e gettata per terra insieme alle garze inzuppate di sangue. Anna non si sentì di buttare via la canottiera: prima la avvolse in una garza pulita, poi in un asciugamano bianco e la mise nel suo armadietto, senza dire nulla a nessuno. La tenne fino al momento in cui decise di consegnarmela nel 2000.

Che cosa le ha detto in quell’occasione?
Mi ha detto che non era il momento di fare pubblicità, che sarebbe arrivato il momento opportuno. «Lei non ne parli proprio», ha aggiunto.

E lei che cosa ha fatto?
Sono andata nel mio ufficio con questo “dono” e l’ho messo nell’armadio. Ho capito che avevo tra le mani una cosa importante perché ero convinta che un giorno quella maglietta macchiata di sangue sarebbe diventata una vera reliquia di Giovanni Paolo II. Insieme ad una mia consorella abbiamo deciso di preservarla meglio, perciò abbiamo fatto sistemare la maglietta in un luogo sicuro: in una cornice sigillata, protetta dal vetro.

Lei non aveva dubbi circa l’autenticità della maglietta?
Noi avevamo la dichiarazione scritta della Stanghellini che attestava l’autenticità dell’indumento. Anch’io ho scritto una dichiarazione dove raccontavo tutto quello che mi è successo. Ma dopo la morte di Anna, nel 2004, e la scomparsa di Giovanni Paolo II, ho deciso di mostrare il ricordo del Papa in Vaticano, al fine di ottenere un certificato di autenticità. Alla fine ho deciso di recarmi in Vaticano, dall’arcivescovo Piero Marini, Maestro delle cerimonie liturgiche pontificie. Il monsignore mi ha chiesto di lasciare la maglietta, aggiungendo che quell’oggetto non ci apparteneva. Non ero d’accordo con lui e ho risposto: «Questo oggetto è stato salvato, custodito e donato a noi». Ma alla fine l’ho lasciato con grande dolore, perché ero convinta che non avrei più recuperato quel ricordo prezioso.

Ma la maglietta di Giovanni Paolo II è tornata da voi…
Pochi giorni dopo, il Maestro delle cerimonie mi ha chiamata, chiedendo di ritirare la maglietta papale. Sono andata di corsa in Vaticano per riprenderla.

Cosa avete fatto con la maglietta?
La maglietta è stata collocata in uno dei piccoli altari laterali della grande cappella della nostra casa.

Il 1° maggio del 2011, con la beatificazione di Giovanni Paolo II la maglietta è diventata una sua particolarissima reliquia…
Sì, è vero. Dietro il vetro si vede la maglietta dell’attentato tagliata su entrambi i lati con macchie scure di sangue all’altezza dell’addome (sullo sfondo ci sono tre fori, il che indica che la canottiera era piegata quando è stata trafitta dal proiettile sparato dalla pistola di Ali Agca) e macchie rosse di disinfettante; sul colletto sono chiaramente visibili le iniziali «JP» (Joannes Paulus, ndr) ricamate con un filo rosso.

Invece, intorno alla canottiera, abbiamo collocato ritagli di giornali con le immagini di Giovanni Paolo II al momento dell’attentato, nel letto d’ospedale dopo l’intervento chirurgico, con l’attentatore Ali Agca e con l’infermiera Anna Stanghellini; ci sono anche le dichiarazioni scritte dell’infermiera, di mons. Peter B. Wells, assessore nella Segreteria di Stato, e la mia che certificano l’autenticità della reliquia.

In questo modo la “Regina Mundi” è diventata uno dei santuari di san Giovanni Paolo II…
È vero. Prima della pandemia venivano tante persone. Il flusso si è interrotto con il Covid ma poi è ripreso di nuovo.

Chi viene da voi per pregare davanti a questa reliquia di un Papa santo?
La gente sa che conserviamo questa reliquia grazie a dei passaparola. Altri lo hanno saputo grazie a qualche articolo o intervista alla radio o alla televisione. Permettiamo anche di celebrare la Messa su questo altare, se qualche sacerdote lo chiede. Tanta gente viene nelle occasioni dell’anniversario dell’attentato, ultimamente per il 40°, nel 2021.

Che cosa vuol dire per voi, suore, avere nella cappella questa particolare reliquia di Giovanni Paolo II?
È un dono e una responsabilità. È un dono perché ci sentiamo onorate di essere custodi di una reliquia così preziosa e significativa di un Papa santo; una responsabilità perché ci siamo rese disponibili ad accogliere le persone che vengono qui per pregare. Io personalmente, quando guardo la maglietta insanguinata di Giovanni Paolo II, penso anche alla sua grande capacità di perdonare: l’uomo che ha sparato sparava per uccidere. Ma il Papa ha perdonato la persona che non si è mai pentita ma piuttosto si chiedeva perché non fosse riuscita ad uccidere. È una delle grandi lezioni di san Giovanni Paolo II.
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N.B. Foto di W. Redzioch