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l'intervista

Vermeren: "Gli islamisti puntano alla conquista dell'Europa"

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Non solo attentati: i fondamentalisti fanno leva sul lavoro invisibile nelle scuole e nei quartieri per instaurare zone totalmente musulmane in Francia da cui espandere l'islam politico in tutto il continente, dice a La Bussola lo storico francese.

- Studiosa dell'islam demolisce l'obbligo del velo di Souad Sbai

Attualità 23_07_2024
Wikimedia - AimeeBla

Che cosa sta accadendo in Francia e come l’immigrazione islamica sta sfigurando la Ville Lumière? La Bussola lo ha chiesto a Pierre Vermeren. Lo storico francese, professore di Storia Contemporanea alla Sorbona e specialista di Maghreb e mondo arabo islamico, ritiene che lislam politico continui a progredire in Francia. Autore di una decina di opere notevoli, è convinto che il terrorismo islamico abbia provocato unonda durto nella società francese e indebolito la capacità di resistenza collettiva del Paese.

Gli ultimi 12 mesi hanno visto la Francia, ancora, dover far fronte a minacce di attentati e attentati riusciti. Ancora un professore è stato ucciso al grido di “Allah Akbar”; tanti gli episodi di pressione di islamisti in scuole, università, aziende per imporre il proprio modus vivendi. Anche il Ramadan appena trascorso è stato un pretesto per una mobilitazione identitaria e comunitaria. L’islam non ha più paura di manifestarsi per quello che è e d’imporsi nello spazio pubblico?
L’azione dei Fratelli Musulmani e dei salafiti, che sono meno numerosi, è effettivamente coordinata e si manifesta particolarmente in alcuni momenti dell’anno (il Ramadan, l’inizio dell’anno scolastico) e in alcune occasioni (elezioni municipali, guerra a Gaza, etc). Ovviamente non tutti i musulmani in Francia sono osservanti. Ma va detto che una gran parte dei credenti e la maggioranza delle moschee (ce ne sono almeno 3000) fanno riferimento a tre Paesi: Algeria, Marocco e Turchia. I primi due cercano di mantenere un cordone sanitario con i Fratelli Musulmani e i salafiti, e di non spingere i loro fedeli verso un’escalation islamica: per loro è importante mantenere il contatto con i loro cittadini di origine. Per i turchi è molto meno chiaro, poiché l’islam turco, molto controllato da Erdogan, è una variante dei Fratelli Musulmani, con una componente nazionalista in lotta contro l’assimilazione dei turchi in Europa.

Questo si ripercuote sulla quotidianità e nel rapporto tra musulmani e non musulmani in Francia?
I Fratelli Musulmani e i salafiti concentrano la loro azione sui giovani, attraverso le loro 300 moschee, ma soprattutto tramite social network, club sportivi, a scuola come nelle prigioni e con l’economia halal. Il loro obiettivo è far crescere la giovane generazione di musulmani nel separatismo rispetto alla Repubblica, alla lingua francese, all’immaginario e alla vita pubblica nazionale. Vogliono che i giovani si sentano più musulmani che francesi. E questo si vede, ed è organizzato, attraverso burkini, abaya, assenteismo scolastico per motivi religiosi, boicottaggio di alcune materie scolastiche, preghiere di strada per fare pressione sui sindaci, salafizzazione di alcuni quartieri, anche con la con la forza se necessario, e spingendo affinché tutte le musulmane si velino e le altre non indossino abiti corti.

Si parla sempre di islamisti. Ma in Francia, sono molto spesso studenti minorenni, o appena ventenni, a ritrovarsi al centro di dinamiche terroristiche, aggressioni e minacce. Cosa ne pensa?
È vero. C’è una forte pressione che gli islamisti esercitano sui giovani attraverso i social, ma anche per strada e nelle scuole. Eppure c’è una generazione che vuole per i propri figli una vita ordinata, il rispetto delle norme islamiche e il successo sociale.  Niente di più. Crescono ragazzi viziati che non hanno alcuna voglia di compiere atti terroristici, cioè di mettersi in pericolo.

Con chi, invece, gli islamisti riescono a fare breccia?
Sicuramente con tutti quei giovani che rappresentano le minoranze  nazionali molto mal integrate e strumentalizzate. Quelli che non parlano francese, i delinquenti – soprattutto i detenuti, ma anche i pentiti che vorrebbero purificarsi con la jihad – e infine i convertiti, spesso molto isolati e in rottura con il loro ambiente o famiglia. È tra chi è ai margini e poco integrato, che i reclutatori invisibili dei social network trovano orecchie attente.

È così che si arriva al terrorismo?
Il terrorismo in Occidente ha mostrato la sua pericolosità perché ha finito per far reagire lo Stato francese. Ecco perché, anche se ha effetti sulla massa dei fedeli (come l’accelerazione del velo per le donne dal 2015 in Francia), i Fratelli Musulmani preferiscono il lavoro di prossimità e l’educazione dei giovani musulmani e il controllo sulle donne.

L’esplosione del velo islamico in Francia e le pressioni che si moltiplicano per lo stesso, come le minacce di morte a chi non vuole assumere donne velate, sono la conseguenza dell’influenza, anche politica, che i Fratelli Musulmani hanno nel Paese?
Il velo è un’ossessione imposta. In Francia, la legge lo vieta a scuola, ma molte giovani musulmane lo rimettono appena fuori dal liceo per poter tornare a casa senza essere rimproverate o ricevono sputi dai “guardiani” dell’ordine islamico del quartiere. I Fratelli hanno un ruolo enorme che passa attraverso tanti canali, non solo la moschea. Si infiltrano nelle istituzioni per cercare di orientarle e controllarle: dal consiglio comunale al club sportivo, dalle associazioni islamiche ai media. Hanno obiettivi politici (influenzare i sindaci promettendo i loro voti); economici (sviluppo di attività halal riservate e raccolta di fondi per il culto); e sociali (controllo dell’ordine sociale attraverso i giovani e le donne).

Questo sta cambiando il volto di tante città francesi?
Un quartiere controllato dai Fratelli Musulmani è un quartiere dove i negozi non-halal sono scomparsi e dove la maggioranza delle donne musulmane è velata. È un indicatore molto chiaro che permette di tracciare una linea tra ciò che è frequentabile (puro) e ciò che non lo è (impuro): è il separatismo in azione. E questo riguarda centinaia di quartieri.

È d'accordo con l’idea che sia diventato troppo costoso organizzare attentati e che la nuova fase sia quella che Kepel chiama “jihadismo d’atmosfera”? Questo riguarda solo la Francia o tutta l'Europa?
I Fratelli Musulmani e i fondamentalisti islamisti sognano di conquistare l’Europa: non con le armi, perché questo ha sempre fallito, ma attraverso l’insediamento di popolazioni numerose e fertili. È un millenarismo molto entusiasmante per loro, e cercano di coinvolgere i musulmani d’Europa in questa avventura. Molti se ne infischiano, perché non hanno lasciato il loro Paese per questo, ma tanti altri vedono in ciò un’ambizione a portata di mano, e ci lavorano molto seriamente. Gli attentati, ormai, sono considerati controproducenti, per questo preferiscono il lavoro invisibile nelle scuole, nei quartieri, nelle famiglie e nelle moschee per instaurare zone, o isole, da cui si svilupperà l’islam in Europa.
Naturalmente, convertire i cristiani è un obiettivo molto ricercato.

Nel corso degli ultimi dieci anni, la Francia è cambiata molto. È come se la soglia di tolleranza verso l’islam si fosse notevolmente innalzata e alle nuove generazioni piace. La Francia non combatterà contro l’immigrazione che cambia la sua identità?
La Francia sta attraversando una crisi politica, economica, culturale, religiosa, intellettuale e morale molto profonda. È una società “capovolta” e, da decenni, non riesce a trovare una classe politica che rappresenti i suoi interessi. I francesi non hanno mai votato a favore dell’immigrazione, eppure, in tre generazioni, la Francia conta 17 milioni di immigrati (con i loro figli). Non hanno mai votato per la deindustrializzazione, eppure il Paese è stato deindustrializzato. Non hanno mai votato per il crollo del sistema educativo nazionale, eppure è quanto accaduto. I francesi non guardano più al loro futuro.

E a cosa guardano quando votano?
Al piccolo capitale personale. Sono ancora molto ricchi e sono incoraggiati dalle élite culturali e politiche a non farsi troppe domande.
Purtroppo solo la classe popolare e media – impoverite – hanno capito cosa sta accadendo si ribellano: non votano o votano sempre di più per il Rassemblement National – un voto indegno per gli abitanti delle metropoli. Mettere in discussione immigrazione e sviluppo dell’islam è visto come un sostegno dato alla famiglia Le Pen (che lo dice da 40 anni), e quindi non se ne parla. I giovani delle metropoli sono diventati molto tolleranti, ma quelli delle periferie ne hanno abbastanza, e ora votano RN.
È difficile dire cosa accadrà, ma la crisi è così grave, su tutti i fronti, che la situazione potrebbe evolversi rapidamente.



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