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Verso il 10 gennaio

Venezuela, il mancato coraggio dell’Ue favorisce Maduro

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L’Ue non ha ancora riconosciuto ufficialmente González Urrutia come legittimo presidente del Paese. Una debolezza che rafforza il dittatore Maduro, con il 10 gennaio sempre più vicino. Intanto la Chiesa cattolica venezuelana incoraggia i credenti.

Esteri 21_12_2024
Nicolas Maduro (14-12-2024, Ap via LaPresse)

La Chiesa cattolica in Venezuela continua la sua missione di incoraggiare i credenti a vivere un Natale che, pur tra le violenze del regime di Nicolás Maduro, metta Gesù al centro della vita. Questo stanno ripetendo i vescovi del Paese, come racconta un articolo di due giorni fa dell’agenzia cattolica Aciprensa, riferendo in particolare del video di auguri natalizi pubblicato su YouTube dall’arcivescovo di Mérida, Helizandro Terán. I messaggi natalizi dei singoli vescovi diocesani si aggiungono a quello pubblicato dall'intera Conferenza episcopale venezuelana, a fine novembre, in cui si chiede al regime chavista di liberare le migliaia di persone arrestate per le proteste contro il colpo di Stato, a seguito delle elezioni presidenziali del 28 luglio scorso. Tra i detenuti, anche centinaia di minori.

Mercoledì 18 dicembre Foro Penal, una Ong che si occupa della difesa delle persone detenute in Venezuela per motivi di coscienza, ha rivelato che, dopo i rilasci delle ultime settimane, nelle carceri di Maduro rimangono ben 1.877 prigionieri politici, di cui 1.642 uomini e 235 donne; 1.715 sono civili e 162 appartengono alle Forze armate nazionali bolivariane. Un numero elevatissimo, nonostante l’annuncio fatto il 16 dicembre dal procuratore generale del Venezuela, che aveva annunciato la liberazione di 533 persone arrestate per aver preso parte alle proteste sulle contestate elezioni di luglio. Numeri eccessivamente alti, questi, e non verificabili per le organizzazioni civili.

Intanto il 16 e 17 dicembre, Edmundo González Urrutia, il presidente eletto legittimamente dal popolo venezuelano, è stato a Strasburgo con Ana Corina Sosa, figlia di María Corina Machado, per ricevere il Premio Sacharov per la libertà di coscienza. Com’è noto, González è esiliato in Spagna, mentre la Machado non potrà ricevere il premio perché vive da latitante, per evitare di essere arrestata, in Venezuela. González Urrutia ha ribadito il suo proposito, già annunciato il 10 dicembre, di tornare in Venezuela per il 10 gennaio, data in cui entra in carica il nuovo presidente dello Stato latinoamericano. «La stragrande maggioranza dell'elettorato si è espressa fermamente in mio favore», ha dichiarato González a Euronews, dopo aver ricevuto il Premio Sacharov, a proposito delle elezioni del 28 luglio. Nel suo intervento all’Europarlamento, il presidente González aveva ricordato proprio quei pacifici cittadini divenuti «prigionieri politici», con «un aumento esponenziale negli ultimi mesi» di cui «la dittatura è responsabile». González ha quindi aggiunto: «Come dimostra l'esperienza di coloro che hanno già ottenuto questo premio, il lungo cammino verso la libertà è sempre stato irto di difficoltà». Un popolo venezuelano «prostrato ma che ha reagito. Contro ogni previsione, quella società divisa ha deciso di riunirsi e risorgere dalle proprie ceneri», ha detto la Machado nel suo video-collegamento con Strasburgo.

Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, trasmetterà ancora una volta ai capi di Stato e di governo dell'Unione europea la richiesta di riconoscere González quale presidente eletto del Venezuela, come già fatto, con una risoluzione non vincolante, dalla maggioranza dello stesso Parlamento europeo. Nelle conclusioni del Consiglio europeo del 19 dicembre, i leader dei 27 Paesi dell'Ue hanno espresso la loro «preoccupazione per la situazione in Venezuela» e hanno ribadito il loro impegno a sostenere una transizione democratica nel Paese sudamericano, mobilitando «tutti gli strumenti» a disposizione per sostenere un processo pacifico e inclusivo e chiedendo il rilascio di «tutti i prigionieri politici».

A quanto pare, da settimane l'Ue sta lavorando a livello tecnico per ampliare la sua "lista nera" di sanzioni, con misure mirate ad alti funzionari del regime; nuove misure che dovrebbero entrare in vigore il 10 gennaio. Tuttavia siamo di fronte a parole al vento, ipocrisia e mancanza di coraggio. In vista di un avvenimento futuro e certo, quel 10 gennaio in cui il presidente del Venezuela deve entrare in carica, l’Ue ad oggi non riconosce ufficialmente González Urrutia come unico e legittimo presidente del Paese, lasciando così al tiranno Maduro mano libera per prolungare il suo regime oppressivo. Infatti, ben consapevole della codardia europea, Maduro ha ribadito il 18 dicembre che, il prossimo 10 gennaio, presterà giuramento come presidente rieletto in un «clima di pace e tranquillità», nonostante il leader dell'opposizione abbia annunciato che tornerà a Caracas per insediarsi anch’egli come capo di Stato.

Un 2025 che sarà all’insegna della democrazia, ha detto Maduro, nel quale si celebreranno le elezioni parlamentari, così come quelle regionali e locali e ben sei referendum. Oltre a ciò, Maduro ha annunciato una grande riforma costituzionale per «democratizzare ulteriormente la società venezuelana e dare potere ai cittadini». O sarà un modo per confermarlo presidente a vita?