Vaccino sì o no? Quei "se..." che fanno la differenza
Sostenere che le posizioni dei cattolici "no vax" sono libertarie avrebbe senso se la pandemia fosse veramente pericolosa, se la mortalità fosse altissima, se il contagio fosse diffusissimo, se nonostante le cure prestate dai medici di famiglia in base a protocolli ministeriali adeguati i reparti ospedalieri fossero intasati, se le ambulanze facessero a gara nel portare malati gravi in ospedale, se il contagio fosse altissimo anche tra i giovani e i bambini … ma così non è. Anzi, possiamo anche dire che i principali pericoli in questo momento sono costituiti dai vaccinati e dal fatto che la vaccinazione sembra favorire la mutazione del virus. Considerazioni della Bussola sul dibattito De Marco-Gagliardi innescato dal blog di Magister.
Il blog di Sandro Magister – Settimo cielo – ha ospitato nei giorni scorsi un dialogo sulla vaccinazione a seguito di un intervento di Pietro De Marco (Apocalittici e libertari. Il ribellismo suicida dei cattolici no–vax) a cui hanno partecipato il teologo del Sant’Anselmo Andrea Grillo e, soprattutto, il teologo don Mauro Gagliardi con una sua articolata Lettera. Vale la pena ritornarci sopra per qualche considerazione.
De Marco ritiene illogica la posizione, non solo cattolica né attribuibile ai soli “cosiddetti cattolici tradizionalisti” dati i pronunciamenti di molti di loro in senso contrario, di chi rifiuta il vaccino in nome della libertà. Secondo lui, una simile posizione è “libertaria” e indebolisce l’autorità politica che, così indebolita, non può più svolgere la propria azione di kathecon (di trattanimento) del male.
Don Mauro Gagliardi precisa che la scelta di non vaccinarsi spesso non è fatta in nome di un libertarismo privo di fondamento, ma nella logica di una coscienza prudenziale che applica alla situazione concreta la norma morale. La situazione è caratterizzata da un vaccino che non è propriamente tale ma è una terapia genica, dall’essere quella in atto una sperimentazione, dalla ignoranza circa le conseguenze a medio e lungo termine della inoculazione del siero. In una simile situazione, la scelta prudenziale – e libera in quanto prudenziale – potrebbe essere meno libertaria e quindi più conforme alla norma e all’ordine, di quella di vaccinarsi guidati dalla spinta imitativa o dalle pressioni governative, o dalle utilità pratiche circa i propri movimenti.
Queste due posizioni non si possono incontrare, come confermato dalla replica di De Marco alle osservazioni di buon senso di Gagliardi. Per poter dirimere la questione bisognerebbe andare all’indietro, al presupposto che muove ambedue le critiche, pur nella loro diversità e perfino opposizione di accenti e valutazione. Mi riferisco alla verifica se il fatto della pandemia da Covid-19 come pericolo di vita o di morte, come vera e drammatica emergenza sanitaria, come questione che ci pone tutti davanti ad un aut-aut morale assolutamente stringente nel senso di una precisa responsabilità per scegliere la vita contro la morte, sia vera e attendibile.
L’assunzione del farmaco è “indispensabile” come sostiene di Marco? Indispensabile vuol dire che ha un valore assoluto e che alte vie non esistono, ma è veramente così? Se sì, allora avrebbe ragione lui, anzi si dovrebbe dedurne – come anche altri cattolici hanno fatto prima di De Marco - che il potere politico ha l’obbligo di imporre la vaccinazione a tutti, compresi i sanitari e gli insegnanti che, giustamente, don Gagliardi cita come esempi negativi di forzature indirette ad assumere il cosiddetto vaccino che violano di fatto la libertà prudente di cui egli parlava, e perfino ai minori, anche ai minori-minori ossia inferiore ai 12 anni, indipendentemente dal consenso dei genitori, che si vuole fare e si sta facendo. Si fanno spesso paragoni con epidemie passate per motivare questi atteggiamenti, ma si tratta di errori storici.
L’attuale pandemia non ha le caratteristiche che De Marco le attribuisce. Prima di tutto non ce l’ha per i dati che presenta, con un indice di mortalità assolutamente irrilevante (ammesso e non concesso che le cause delle morti per Covid siano veramente tali) e anche con un indice di contagio bassissimo (anche qui, ammesso e per niente concesso che persona contagiata voglia dire persona ammalata e tantomeno persona a rischio della vita come l’apparato sostiene). I dati del contagio tra i giovani rimane bassissimo e ancor più basso è il livello del loro rischio. Parlare nei loro confronti del vaccino come di un farmaco “indispensabile” mi sembra assolutamente inopportuno.
C’è poi un altro aspetto da considerare. L’attuale “pericolosità” dell’epidemia è relativa a come è stata affrontata. L’anticipazione esclusiva della profilassi rispetto alla cura nelle politiche sanitarie governative, la decisione aprioristica di puntare al vaccino come unica salvezza (appunto come “indispensabile”) ha, come ormai assai noto, impedito di curare. Soprattutto nei primi momenti dello sprigionarsi degli effetti del virus. Ancora oggi i medici di base non hanno indicazioni in merito e i medici che curano con successo e con strumenti estremamente semplici i malati di Covid lo fanno a loro rischio.
Allora, la discussione provocata da De Marco – ma la cosa accade, come ripeto, per molti altri autorevoli intellettuali cattolici – si basa su un presupposto che non esiste. Si basa su un assunto, quindi ha carattere ipotetico. Se la pandemia fosse veramente pericolosa, se la mortalità fosse altissima, se il contagio fosse diffusissimo, se nonostante le cure prestate dai medici di famiglia in base a protocolli ministeriali adeguati i reparti ospedalieri fossero intasati, se le ambulanze facessero a gara nel portare malati gravi in ospedale, se il contagio fosse altissimo anche tra i giovani e i bambini … ma così non è. Anzi, possiamo anche dire che i principali pericoli in questo momento sono costituiti dai vaccinati e dal fatto che la vaccinazione sembra favorire la mutazione del virus.
Con le precedenti osservazioni non si nega che il virus ci sia e che circoli, si sa di certo ormai che è di origine sintetica e non naturale ma non lo si può negare. Si nega solo che rappresenti una epidemia altamente mortifera da rendere il cosiddetto vaccino (dico il “cosiddetto” non per essere contro i vaccini in sé, ma perché questo vaccino lo si chiama così in modo improprio, ed anche questo è un elemento che la coscienza prudenziale deve valutare) “indispensabile”, il che lo assolutizza ed elimina tutte le altre strade.
De Marco è preoccupato per l’indebolimento dell’autorità politica a seguito della “apocalittica anti Stato” delle minoranze cattoliche prudenzialmente scettiche sulla vaccinazione. Poiché cita Carl Schmitt, un autore anche me molto caro, mi permetto di dire che il potere politico svolge la sua funzione di kathecon capace di trattenere i male solo se è giusto e non semplicemente perché è un potere.