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KABUL

Usa in fuga dall'Afghanistan. L'Italia si adegua

Obama accelera i tempi del ritiro dall'Afghanistan, annunciando il disimpegno prima ancora della firma dell'accordo di sicurezza con Kabul e senza attendere di vedere chi sarà il prossimo presidente afghano. L'Italia potrebbe anticipare il ritiro.

Esteri 31_05_2014
Feriti in Afghanistan

Obama rompe gli indugi circa la presenza militare in Afghanistan dopo la conclusione dell’attuale missione NATO, in scadenza a fine anno. Per annunciare il ritiro anticipato delle truppe la Casa Bianca non ha neppure atteso la firma afghana sul Bilateral Security Agreement (BSA), l’accordo per la sicurezza che il presidente afghano Hamid Karzai si è rifiutato di firmare ma che i due candidati alla sua successione, Ashraf Ghani e Abdullah Abdullah, che si affronteranno a giugno nel voto di ballottaggio, hanno già detto di voler approvare.

Obama intende quindi sganciarsi definitivamente dal conflitto afghano come aveva già fatto da quello iracheno, e ha annunciato il ritiro completo delle truppe entro la fine del 2016 precisando che il numero dei militari dispiegati, al momento 32 mila, verrà ridimensionato a 9.800 entro l'inizio del 2015. “Stiamo finendo il lavoro che abbiamo iniziato nel 2001. Inoltre, entro la fine del 2014, interromperemo anche le operazioni militari e i pattugliamenti”.

Gli uomini rimasti avranno quindi solo l'obiettivo di addestrare le truppe locali e continuare a collaborare nelle operazioni contro i terroristi di Al Qaeda. Il contingente comprenderà istruttori e consiglieri militari per assistere l'esercito afghano e unità di forze speciali che avranno il compito di continuare le missioni di anti-terrorismo. La presenza di queste forze (con velivoli, mezzi e droni) resta subordinata alla firma del BSA ma i 9.800 militari americani resteranno stanziati in diverse basi del paese fino alla fine del 2015 quando il loro numero sarà dimezzato, concentrandoli a Kabul e Bagram. Entro la fine del 2016, anche gli ultimi 5mila soldati ritorneranno in patria e la presenza militare americana in Afghanistan sarà limitata ai marines responsabili della sicurezza dell'ambasciata americana a Kabul.

La decisione di Obama, attesa da tempo dai vertici militari che stanno attuando la complessa operazione logistica di ritiro di mezzi e materiali dall’Afghanistan, soddisfa solo in parte la raccomandazione espressa dal generale Joseph F. Dunford, il comandante delle forze alleate in Afghanistan, che aveva chiesto di mantenere nel Paese tra i 10mila ed i 12mila militari. Ma la nuova operazione Resolute Support che la NATO varerà a gennaio 2015 doveva prolungarsi fino al 2017 mentre già l’anno precedente Obama prevede di azzerare la presenza di forze americane.

«L'Afghanistan non è pronto. Se il ritiro non verrà fatto responsabilmente, diventerà come l'Iraq», ha dichiarato Mia Gul Wasiq, analista delle politiche di sicurezza dell'Afghanistan. «Non siamo stati capaci di dare vita a un governo forte e stabile. Gli Stati Uniti non hanno fatto il loro lavoro, che era quello di debellare il terrorismo dal Paese. La guerra e il terrorismo sono ancora qui e dunque il loro lavoro non è concluso».

Negli ultimi mesi molti analisti militari e d’intelligence anglo-americani hanno valutato molto rischioso abbandonare a se stesse le forze afghane, paventando possibili offensive talebane dopo il ritiro alleato.

Critiche opposte alla decisione annunciata dal presidente giungono invece dal New York Times. “Da anni, gli americani chiedono quando finirà la guerra in Afghanistan. Martedì, il presidente Obama ha detto che non succederà prima di almeno due anni e mezzo” ha scritto il Times. “È ragionevole chiedere - si legge nell'editoriale dal titolo ‘Intrappolati in Afghanistan’- quanto la presenza di una ragguardevole forza americana, che potrebbe costare 20 miliardi di dollari nel 2015, per altri due anni, stabilizzerà l'Afghanistan dopo che un contingente che ha raggiunto i 100 mila effettivi non è riuscito a farlo in 13 anni di guerra? Obama ha tirato per le lunghe la parte più cospicua del ritiro dall'Afghanistan per due anni e ora vuole lasciare più soldati lì fino alla fine del 2016. La sua promessa di porre fine alla guerra, fatta anni fa, non sarà onorata fino a quando praticamente non sarà finito il suo mandato”.

Obama del resto non ha nascosto che il ritiro è dettato dalla priorità «di voltare pagina dopo oltre un decennio in cui la nostra politica estera è stata soprattutto dedicata alle guerre in Iraq e Afghanistan». Un decennio in cui, ha detto «gli americani hanno imparato che è più duro mettere fine alle guerre, piuttosto che iniziarle». Ma ha anche ricordato che «gli Usa non hanno cercato questa guerra. Siamo andati in guerra in Afghanistan per necessità, dopo che la nostra Nazione è stata attaccata da Al Qaeda l'11 settembre 2001». Certo, ha aggiunto «dobbiamo riconoscere che l'Afghanistan non è un luogo perfetto» ma «non è responsabilità dell'America renderlo tale. Il futuro dell'Afghanistan deve essere deciso dagli afghani».

Obama non ha chiarito se la fine della presenza militare anticipata al 2016 coinciderà anche con la fine del supporto finanziario di 4,1 miliardi di dollari annui promessi a Kabul per sostenere le sue forze armate. Una cifra che in base agli accordi pregressi dovrebbe venire stanziata fino a tutto il 2017 e versata per metà da Washington e per metà dagli alleati inclusa l’Italia, impegnatasi a donare 360 milioni di dollari nel triennio 2015-17.

Prima del discorso sul ritiro, tenuto nel Giardino delle Rose della Casa Bianca, il presidente ha informato della decisione Hamid Karzai, il primo ministro italiano Matteo Renzi, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il premier britannico David Cameron. Se i britannici hanno già reso noto da tempo il completo ritiro del loro contingente (attualmente 5mila militari) entro quest’anno, italiani e tedeschi avevano invece assunto l’impegno a mantenere contingenti di circa 800 militari tra il 2015 e il 2017, fornendo istruttori e consiglieri alle truppe afghane nei settori occidentale e settentrionale. Il ritiro statunitense anticiperà quindi il ripiegamento dei due contingenti europei ma l’abbreviarsi della missione potrebbe anche indurre Roma e Berlino a rinunciare a partecipare a Resolute Support, non ancora passata attraverso il voto di approvazione parlamentare.

Per l’Italia si tratterebbe di un risparmio di 500/600 milioni nel biennio 2015-16. «Nessuna decisione può essere presa senza prima gli accordi con le autorità afgane sullo status dei militari del contingente internazionale» ha detto il Ministro della Difesa Roberta Pinotti.