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BUDAPEST

Ungheria sotto tiro, il processo Salis è l'ennesimo pretesto

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La stampa europea scandalizzata per il processo a Ilaria Salis, l'attivista di sinistra italiana accusata di aggressione a Budapest. Ma è la solita macchina del fango anti-Orban.

Politica 01_02_2024
Murales per la liberazione di Ilaria Salis a Roma (La Press)

La stampa italiana ed internazionale di sinistra è in delirio, solo per l’uso ingiustificato di manette e la bella mostra in pubblico di una serena e sorridente Ilaria Salis, ma si è dimenticata della sanguinosa caccia all'uomo che anarchici violenti e collettivi marxisti comunisti di tutta Europa hanno inscenato a Budapest. Ora l’eroina picchiatrice che voleva espropriare tutto a ciascun benestante brianzolo, trasformata in verginella da processione, verrà usata per incendiare nuovamente l’Europa contro Orban e l’Ungheria.

I primi ministri ungherese Orban e l’italiana Meloni hanno avuto un colloquio telefonico martedì durante il quale, tra gli argomenti trattati in vista del vertice europeo del 1 febbraio, pur nel pieno rispetto dei ruoli reciproci e nella autonomia ed indipendenza della magistratura magiara, si è parlato anche del caso di Ilaria Salis, processata per le brutali aggressioni dell'estrema sinistra a Budapest del febbraio 2023. Il fatto che la donna milanese sia stata portata via in manette ha suscitato un grande scalpore nella stampa italiana ed internazionale, da esponenti di partiti politici e commentatori di sinistra, da sempre pavida nei casi in cui gli arrestati fossero democristiani o di altra parte politica.

La gran parte dei giornaloni italiani, non certo i pochi ed efficaci quotidiani vicini al centro destra, hanno dimenticato di pubblicare, accanto alle fotografie della Salis in tribunale, il video in cui dei passanti innocenti di Budapest vengono picchiati senza alcun freno dagli aggressori di estrema sinistra e dimenticando che Ilaria Salis è accusata di tre capi di imputazione per tentate lesioni personali mortali, commesse in un'organizzazione criminale, come complice in crimini analoghi.

La Salis rischia da 11 a 24 anni di detenzione. Non una vittima da beatificare, forse una pedina nelle polemiche feroci contro Orban in vista delle europee e perciò oggetto di un prossimo dibatto al Parlamento di Strasburgo, certamente una imputata non colpevole sino a prova contraria. La sinistra, a corto di idee e argomenti politici, vorrebbe in realtà che Orban intervenisse sulla magistratura ungherese per la liberazione della Salis, dando così prova di umanità. Contemporaneamente confermano i sospetti europei su quell’"autocrate" che gestisce tutti i poteri dello Stato e dunque non merita di sedere tra i 27 leader dei paesi europei, tantomeno merita i danari di Bruxelles.

Ebbene, come accennato, l’obiettivo della sinistra italiana ed europea è quello di usare Ilaria Salis a Strasburgo per rinfocolare l’ossessione anti-ungherese e affilare la lama del boia contro Orban. Lunedì 29 gennaio, il Financial Times pubblicava il testo di un ‘piano europeo’ per far precipitare l’Ungheria di Orban nella crisi economica e finanziaria con una strategia che prevede indebolire il fiorino ungherese e ridurre la fiducia degli investitori. La strategia messa nero su bianco da un qualche burocrate di Bruxelles, con la consulenza di esperti in speculazioni economiche finanziarie e monetarie, forse George Soros, scatterebbe se Orbán continuasse a bloccare i 50 miliardi di euro di fondi per l'Ucraina.

«In caso di mancato accordo nel [vertice] del 1° febbraio», si legge nel documento, «gli altri capi di Stato e di governo dichiareranno pubblicamente che, alla luce del comportamento non costruttivo del premier ungherese... non possono immaginare che [i fondi UE saranno forniti a Budapest]». Una minaccia incredibile, come incredibile appare che nessuno sappia quale funzionario abbia elaborato il ‘piano’, su quale mandato e attraverso quali strateghi e agenti finanziari si pensi di inaugurare una prassi che mostrerebbe la violenza totalitaria di Bruxelles.

Tuttavia, la stessa Commissione lo stesso giorno, forse per l’enorme clamore suscitato dalle indiscrezioni pubblicate dal Financial Times, si è dovuta precipitare a smentire ogni intento punitivo verso Budapest, né di aver elaborato il ‘piano’ anti ungherese pubblicato, di voler invocare l’art.7 del Trattato contro l’Ungheria, quell’opzione nucleare, più volte invocata dalle sinistre del Parlamento europeo, ovvero la sospensione dei diritti di adesione alla Ue, a pochi mesi dalla presidenza di turno ungherese (1 Luglio-31 Dicembre 2024).

Orban ha reagito, forte dell’enorme e meritato consenso popolare di cui gode, sinora con la consueta fermezza e saggezza. Per un lato denunciando la tentazione delle istituzioni europee di vincolare i fondi dovuti al suo paese alla approvazione di leggi favorevoli alla libera migrazione illegale e alle ideologie Lgbti, dall’altro ammorbidendo la sua posizione sulla proposta di aiuti dell'Unione Europea per l'Ucraina, da finanziare dal bilancio comune per un pacchetto da 50 miliardi di euro (54 miliardi di dollari) per Kiev. Tuttavia, nessuno si illuda che l’assalto ad Orban, in vista della presidenza ungherese del Consiglio Europeo, così strategica sia per decidere gli equilibri delle coalizioni parlamentari, i portafogli e le nomine della futura Commissione europea, sia per il suo programma semestrale centrato su natalità e politiche famigliari, possa finire qui.

Non a caso, “Transparency International” nel suo report annuale pubblicato in questi giorni, ha voluto mettere al primo posto dei paesi più corrotti della Unione Europea proprio l’Ungheria e poco importa che il Portogallo trascinato alle elezioni da un susseguirsi di scandali e corruttele nel governo socialista sia invece al 13° posto. Certo che in un clima così imbastardito e con istituzioni così screditate dai loro stesi responsabili, fa quasi simpatia che Ilaria Salis venga portata in processione da don Ciotti e dall’agenzia SIR dei vescovi italiani.