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Islam

Un’altra donna cristiana uccisa in Pakistan

Aveva respinto le reiterate offerte di matrimonio di un musulmano che con l’aiuto di alcuni parenti l’ha rapita, violentata e uccisa

 

 

Una donna cristiana è stata violentata e uccisa in Pakistan per aver rifiutato di abiurare e convertirsi all’Islam. Shazia Imran aveva 40 anni, tre figli di 16, sette e sei anni ed era vedova. Suo marito era morto per le percosse inflittegli da persone non identificate, in circostanze che non sono mai state chiarite. Shazia lavorava in un asilo nido alla Lahore University of Management Sciences di Lahore. Li ha conosciuto Mani Gujjar, l’uomo, un musulmano, adesso accusato della sua morte. Mani Gujjar da tempo la assillava proponendole di sposarlo e convertirsi all’Islam. Al suo costante rifiuto, di recente era passato alle minacce e le minacce si sono concretizzate il 6 giugno scorso. La sera del 6 giugno Shazia ha finito il suo turno di lavoro e si è avviata verso casa. Ma non è mai arrivata e i suoi famigliari, dopo averla cercata invano, hanno informato la polizia. Dalle prime ricostruzioni, Mani Gujjar, ora sotto custodia della polizia, l’ha rapita con l’aiuto di un fratello e di due cugini. Insieme l’hanno violentata e poi uccisa tagliandole la gola e cercando poi di nascondere il cadavere che la polizia ha rinvenuto, gettato in un terreno. Il corpo di Shazia presentava anche estese ustioni  da acido. Ancora non è chiaro se l’acido le è stato versato addosso prima o dopo la morte. Il fratello e i cugini si sono dati alla fuga e sono al momento latitanti. Come spesso accade in Pakistan, la polizia sembra non essere particolarmente impegnata nella loro cattura. “I responsabili dell’omicidio – ha dichiarato un fratello di Shazia, Zafar Masih – sono persone molto influenti. Ci hanno minacciato per indurci a lasciar perdere. Per questo ci siamo dovuti nascondere. Dubitiamo che sarà fatta giustizia per nostra sorella”.