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delitto

Una "normalità" che fa paura dietro l'orrore di Traversetolo

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Due neonati ritrovati sepolti, per almeno uno dei quali è indagata la madre. Avrebbe fatto tutto da sola, nascondendo un segreto nel grembo e poi nella buca di un giardino, portando avanti un'apparente e sconvolgente tranquillità. Come se la coscienza si fosse eclissata.

Editoriali 18_09_2024

Il caso dei due neonati trovati sepolti nel giardino di una villetta a Traversetolo, in provincia di Parma, sembra la macabra chiusura di un’estate segnata da delitti in cui l’assurdo aggiunge alla tragedia un plus di orrore. Dopo il ritrovamento del primo, avvenuto in agosto, e la confessione della madre, Chiara Petrolini, studentessa 22enne, in questi giorni è emerso anche il secondo e sarà la prova del Dna a stabilire se anche quest’ultimo è stato partorito (ed eventualmente seppellito) dalla ragazza. Niente degrado sociale o situazioni critiche, al contrario, il delitto è maturato in un contesto del tutto normale, definito persino “modello” – proprio come nella strage familiare di Paderno Dugnano, dove un diciassettenne ha ucciso il fratello minore e i genitori.

Il 7 agosto la ragazza – indagata per omicidio volontario e occultamento di cadavere – avrebbe indotto il parto, da sola nel bagno di casa (neanche il fidanzato, suo coetaneo, sapeva della gravidanza). Il bambino risulta nato vivo, per cui oltre al parto ne avrebbe indotto anche la morte. Prima di seppellirlo sarebbe anche uscita con le amiche, anche loro totalmente ignare della gravidanza. L’indomani è partita con la famiglia alla volta di New York, per una vacanza. A ritrovare il corpicino è stata la nonna della ragazza, attirata dai movimenti del cane che scavava in giardino. Al ritorno dalla vacanza è arrivata la confessione: «Ho fatto tutto da sola. Ho messo al mondo il bambino senza l’aiuto di nessuno».
Quindi il nuovo ritrovamento. A condurvi gli inquirenti sarebbero state le ricerche su “come abortire un secondo figlio” effettuate sui dispositivi sequestrati appartenenti alla ragazza. Così, a poco più di un mese dal parto, dalla sepoltura e dal ritrovamento del primo corpicino, ne è emerso un altro, ormai scheletrito, che risalirebbe all’estate del 2023. Per il momento la maternità di quest’ultimo è ancora da definire, ma è evidente che le ipotesi vanno tutte nella stessa direzione.

Gli interrogativi sono ben più numerosi dei fatti finora ricostruiti – e ferma restando per ora la presunzione di innocenza ribadita dal procuratore Alfonso D’Avino. Innanzitutto: come è stato possibile che la ragazza abbia portato avanti una gravidanza (e forse due) senza che nessuno se ne sia mai accorto? Tanto che la Procura ha affermato la totale estraneità ai fatti di chiunque altro: «Nessuno all’infuori della ragazza era a conoscenza della gravidanza: né familiari, né padre del bambino, né amiche o amici. La gravidanza non è stata seguita da alcuna figura professionale (ginecologo, medico di famiglia) e il parto è avvenuto nella casa familiare, al di fuori di contesti ospedalieri o sanitari». E come ha fatto a partire per le vacanze come se nulla fosse? E poi come è stato possibile seppellire un bambino (e forse due) in giardino, ancora una volta senza destare sospetti? E ancora prima, perché tenere nascosta la gravidanza senza mai chiedere aiuto a nessuno, neanche a un’amica? O forse – come riporta Open – «un aiuto lo avrebbe ricevuto da un’amica (inconsapevole) che studia ostetricia. Anche se sulla questione ci sono ancora punti oscuri».

Perché tanto riserbo persino con il padre del bambino (o dei bambini), venuto a conoscenza della paternità solo dopo il ritrovamento? Paura di un rifiuto? Eppure il ragazzo ha dichiarato: «Io quel figlio lo avrei tenuto. Potevo tenerlo anche da solo. Ho 22 anni, ma lavoro e mia madre mi avrebbe aiutato». A sua volta la madre di lui, intervistata, afferma: «Lo avrei tenuto io questo bambino, non avrei mai voluto che succedesse nulla del genere». E si dichiara incredula sul fatto che la ragazza abbia fatto tutto da sola: «Io ho partorito tre figli e da sole non si fanno i figli». In un post su facebook, firmato “Nonna”, promette al bambino che farà «di tutto perché tu possa avere la giustizia e la pace che meriti». Nulla trapela invece da parte dei nonni materni.

«Non riesco a farmene una ragione», dice a Repubblica una delle amiche di Chiara, che della gravidanza non aveva fatto parola neanche con lei, eppure, dice «siamo uscite insieme fino a pochi giorni prima del 9 agosto» (il giorno del ritrovamento). E conferma anche lei che «era tutto normale, non c’era un accenno di pancia e lei era come sempre. Non abbiamo notato nulla. Siamo uscite insieme con la comitiva e nessuno di noi si è insospettito». A sconvolgere maggiormente è proprio l’assoluta parvenza di normalità: «La cosa sconvolgente è che non è accaduto nulla di strano in tutto questo periodo in cui lei ha partorito uno o forse due bambini. Non un segnale o un accenno da parte sua a quello che stava vivendo. Una tranquillità che ora mi fa paura. Per non dire di quei due neonati morti. Non riesco a non pensarci».

Una tranquillità che fa paura, soprattutto pensando a un segreto nascosto per nove mesi nel grembo e poi nella buca di un giardino. Ma soprattutto nella coscienza. Perché una madre giunge a uccidere il suo bambino pur avendo attorno a sé persone che l’avrebbero aiutata? Ai vari interrogativi di competenza degli inquirenti, al come sia stato possibile portare avanti una gravidanza all’insaputa di tutti, partorire di nascosto e uccidere e seppellire il proprio figlio, si sovrappone la domanda forse ancora più angosciosa su come tutto ciò sia avvenuto portando avanti un’assoluta apparenza di normalità, come se la coscienza si fosse atrofizzata spegnendo quel pur debole attrito interiore che ci mette in allerta quando facciamo il male.  Si diceva che il sonno della ragione genera mostri, ma guardando a molti fatti recenti di cronaca potremmo concludere che l’eclissi della coscienza genera orrori.



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