Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Pietro Canisio a cura di Ermes Dovico
MEDIO ORIENTE

Una fuga di notizie compromette il piano israeliano per l'Iran

Ascolta la versione audio dell'articolo

Una fuga di notizie, da fonti statunitensi, avrebbe compromesso il piano israeliano per la risposta all'Iran. Mentre, con un attentato alla vita di Netanyahu, si alza ancora il livello dello scontro. 

Esteri 21_10_2024
F35 israeliano, la principale arma della rappresaglia sull'Iran

È stata una fuga di notizie a svelare i piani dell'esercito israeliano nei confronti dell'Iran, in risposta al massiccio lancio di missili su Israele dello scorso 1° ottobre.  Infatti, un account Telegram, collegato all'Iran, che riprende una fonte anonima del Pentagono, ha svelato i preparativi militari e strategici che l'esercito israeliano avrebbe già predisposto per un piano d’attacco contro la Repubblica islamica, con l'impiego di missili lanciati da aerei da combattimento, che verrebbero riforniti in volo da velivoli-cisterne, già impiegati durante gli attacchi israeliani contro i siti Houthi nello Yemen. Sempre nel documento si legge che l’aeronautica israeliana avrebbe effettuato un’esercitazione, il 15 ottobre scorso, per testare il rifornimento in volo. Ma non è escluso che Israele cerchi di colpire Alì Khamenei, guida suprema dell'Iran.

Nel frattempo, Naim Qassem, considerato il successore di Hassan Nasrallah, ha lasciato il Libano per rifugiarsi a Teheran.

Nella sala comando del Quartier generale della Difesa, a Tel Aviv, le foto sono appese ad una parete. Sono le immagini dei capi di Hamas e di Hezbollah. Quasi tutte sono contrassegnate con una X, che rimanda alla loro uccisione ad opera dell’esercito israeliano. Ultimi, in ordine di tempo, Hassan Nasrallah, leader politico di Hezbollah, da più di trent’anni, e il suo vice Hashem Safieddine, designato come suo successore, ma che sarebbe morto sotto un bombardamento israeliano, nella periferia della capitale libanese. L’ultimo è Yahya Sinwar, il numero uno di Hamas, ucciso a metà ottobre. «Il grande assassino Yahya Sinwar, responsabile del massacro e delle atrocità del 7 ottobre, è stato eliminato dai soldati dell'Idf», ha confermato il ministro israeliano degli Esteri, Israel Katz.

L'uccisione dei capi di Hamas e di Hezbollah ha fatto risalire il gradimento politico di Netanyahu, che vede rinvigorita la sua posizione, dopo il significativo calo venutosi a creare per i consensi perduti in seguito al tragico attacco del 7 ottobre dello scorso anno. «Cittadini di Israele, vi dico che Yahya Sinwar è morto … Il conto è stato pagato», ha dichiarato il primo ministro israeliano parlando alla nazione. Dopo la sua morte, Khaled Mashal è stato indicato come possibile successore alla guida di Hamas. Mashal, ex leader politico del movimento e figura di grande rilievo, potrebbe avere un ruolo centrale nella riorganizzazione del gruppo terrorista. In ogni caso, è probabile che il movimento continuerà ad operare, anche se con un approccio potenzialmente modificato rispetto al recente passato.

Con la scomparsa dei capi dei terroristi, le popolazioni della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e del Libano sperano, ora, che la guerra termini, che i negoziati possano ripartire e che, in tempi ragionevoli, sia ripristinata la pace. Aspirazioni vane, smentite dalla cronaca, la guerra continua con la stessa intensità, provocando morte e distruzione sia a Gaza che in Libano, mentre Hezbollah alza il tiro e punta all'eliminazione del primo ministro Benjamin Netanyahu, colpendo la sua abitazione di Cesarea, fortunatamente deserta. Un segnale preoccupante messo in atto dal movimento sciita libanese, che potrebbe innalzare lo scontro e generare un'evoluzione imprevista delle ostilità.

È la prima volta che si insidia alla vita di Benjamin Netanyahu e l'attentato fa dire al ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, di «non arrendersi fino alla vittoria completa a Gaza, in Libano, in Giudea e Samaria - così chiamano la Cisgiordania gli ebrei - e fino a quando tutti gli ostaggi non saranno tornati a casa».

Ma Hezbollah ha lanciato anche numerosi di razzi, uccidendo un uomo di 51 anni in una località poco distante da Acri, una delle città storiche della Galilea occidentale. E Israele inizia a fare i conti con una guerra di logoramento, conforme ad Hezbollah. Dal Libano giungono notizie che i miliziani sciiti starebbero usando nuovi tipi di missili. Ma, la spina nel fianco di Israele sono i droni che il suo sistema di difesa aerea - a cui si è aggiunta una batteria antimissile Thaad inviata dagli Stati Uniti con oltre cento militari americani addestrati all'uso - riesce a bloccare solo in parte.

Avigdor Liberman, capo del partito Yisrael Beytenu, ha rivolto un invito al Governo ad agire in tempi brevi, «è il momento di muoversi e di esigere un prezzo elevato da Teheran - ha detto -, prendendo di mira le strutture strategiche del paese e colpendo l'élite militare e politica», e ha dichiarato che l'attacco dei droni è un'ulteriore prova che il regime iraniano non ha linee rosse e che il suo obiettivo dichiarato è la distruzione dell'entità sionista. L'incursione con il drone, con obiettivo Netanyahu, è un’ulteriore occasione per legittimare ed accelerare la risposta che Israele ha già predisposto per colpire l'Iran?

Da registrare il rifiuto da parte dei marittimi greci, che nel porto del Pireo, hanno impedito che un container carico di proiettili venisse stipato su un cargo diretto in Israele. Dopo una notte d'attesa la nave è ripartita con destinazione Haifa.

La pace è ancora molto lontana, soprattutto nel nord di Gaza, dove sta proseguendo l'assedio di Jabalia e dove gli ospedali sono stati, per l'ennesima volta, i bersagli delle bombe israeliane. Nel nosocomio indonesiano i militari ebrei hanno distrutto il generatore, causando la morte di due ricoverati. «Più di 350 pazienti sarebbero intrappolati all’interno degli ospedali - scrive in una nota “Medici senza Frontiere” - tra cui donne incinte e persone che hanno appena subito interventi chirurgici. Questi pazienti necessitano di cure mediche continue e non possono abbandonare l’ospedale. L’escalation di violenza e le operazioni militari israeliane senza sosta, a cui abbiamo assistito nelle ultime due settimane, nel nord di Gaza, hanno provocato conseguenze terribili», ha dichiarato Anna Halford, coordinatrice delle emergenze di MsF a Gaza.

Oltre cinquanta persone sono state uccisi nelle ultime ventiquattro ore. Nel frattempo, il bilancio si è aggravato, i morti a Gaza hanno raggiunto le 42.603 unità, mentre i feriti sono 99.795. Le cifre sono probabilmente molto più alte, con una stima di diecimila corpi sepolti tra le macerie. Sabato scorso l'Idf ha annunciato la morte di altri due militari israeliani nella Striscia di Gaza, mentre un ufficiale è rimasto gravemente ferito nello stesso incidente. Questo porta il bilancio dell'operazione di terra a 354 vittime per Israele.

«Prepararsi alla colonizzazione di Gaza» è il titolo dell'incontro che avrà luogo oggi, lunedì 21 ottobre, a Sderot, cittadina alle porte della Striscia di Gaza. Ci saranno tre ministri del Governo, tra cui quello della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ed il titolare delle Finanze, Bezalel Smotrich. Due falchi, che hanno fatto della colonizzazione della Cisgiordania una priorità.

È solo una coincidenza, ma non per questo meno inquietante, che la riunione si svolga a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza?