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EX VOTO

Una donna bavarese chiede una grazia costruendo una chiesa

Una graziosa cappella dà forma visibile e concreta alla preghiera di una donna bavarese per la guarigione di suo figlio. Rosa Mühlberg vi ha dedicato gli ultimi tre anni, realizzando l’opera con le proprie mani e le proprie risorse. Ed è più bella di tante moderne cattedrali. Il risultato dimostra che l’autentico sensus fidei ispira anche la vera bellezza.

Cultura 25_08_2022 English Español

Una cappella costruita (quasi) tutta con le sue mani: è la promessa, finalmente realizzata, di Rosa Mühlberger, una donna tedesca di 76 anni, madre di tre figli, che ha dedicato gli ultimi tre anni alla realizzazione di questo singolare e splendido ex voto, un pezzo alla volta, attingendo soltanto alla propria pensione. E non si pensi a un qualcosa di improvvisato alla meno peggio. È accaduto a Breitenberg, un comune bavarese della diocesi di Passau, dove la cappella è stata inaugurata lo scorso 26 giugno e in questi giorni è tornato a parlarne il sito Katholisch.de (da cui sono tratte le immagini, che parlano da sole).

Lo stile tipico degli interni e degli esterni è in perfetta armonia con tante altre chiesette di montagna, come se il candido tempietto dalla copertura in legno fosse lì da qualche secolo o almeno da decenni. In fondo è qualcosa che è sempre accaduto nei secoli, dalle minuscole cappelle disseminate anche nel nostro Paese, alle nicchie votive, e persino a imponenti chiese innalzate per implorare l’aiuto divino durante una calamità o in ringraziamento per la protezione ricevuta.

In realtà sono ben 16 le “cappelle familiari” nella parrocchia di Maria Himmelfahrt a Sonnen, in cui rientra anche la casa (e la chiesa) della famiglia Mühlberger. È un’usanza tuttora diffusa specialmente in area austriaca e tedesca quella di costruire piccole chiesette nei propri terreni, aperte alla preghiera di chiunque si trovi a passare. E sono familiari non solo perché costruite in proprio, ma anche perché trasmesse di generazione in generazione: «Adesso è tua», ha detto Rosa a suo figlio nel giorno dell’inaugurazione, domenica 26 giugno, confidando: «È la cosa più bella che gli lascerò e ha promesso di prendersene cura». C’erano anche i nipoti: «Vorrei che preghino lì dentro e che la Vergine ascolti le loro preoccupazioni. E spero che, qualunque cosa desideri, chiunque sosti in cappella venga esaudito. Come accaduto a me tre anni fa». E la cappella di Rosa Mühlberger fa notizia, sia per la bellezza di questo piccolo gioiello (bellezza sempre più rara nei recenti edifici di culto), sia per la storia che c’è dietro la sua costruzione.

La cappella è, infatti, anche un ex voto per la guarigione di suo figlio, afflitto da una malattia e da una crisi esistenziale. Se fosse guarito, Rosa avrebbe costruito una cappella. Ma lei stessa tiene a precisare che non intendeva “negoziare” con il Signore: «Non ho detto: “Signore, devi aiutarmi”, ma gli ho chiesto se poteva farlo. E mi ha aiutato». La signora Mühlberger ha dato forma al suo desiderio con la stessa tenacia, pazienza e fede con cui aveva superato le tribolazioni sin dall’infanzia, soffrendo la povertà dopo la guerra, ma nessuna difficoltà l’ha mai spinta a prendersela con Dio. Al contrario, ha voluto fare qualcosa per ringraziarlo. Suo marito di 83 anni, dice, l’ha sostenuta «soltanto con la fede» (ma aggiunge che «non gli era permesso aiutare»).

Lei stessa ha messo su carta l’idea che aveva in mente, disegnandola e poi rivolgendosi a un muratore e a un falegname per tirare su le mura e il tetto. A sua volta figlia di un falegname, munita solo di un paio di strumenti e dei ricordi paterni, ha segato il legno per costruire con le sue mani le panche e l’altare “all’antica”, addossato alla parete col celebrante rivolto ad Deum, perché «non c’era spazio per la mensa staccata» (e a dire il vero, aggiungiamo, non se ne sente la mancanza). Ne ha ideato e dipinto ogni dettaglio, infine ha acquistato le statue, ha fatto realizzare la vetrata con il Sacro Cuore (per lei irrinunciabile) rinviando i lavori, quando i soldi non bastavano, alla pensione successiva che le avrebbe permesso di continuare. E ancora le restano fatture in sospeso, così le affida al grande crocifisso di legno proveniente da una chiesa di Francoforte che è stata demolita.

Dopo tre anni di lavori il parroco Wolgang Hann ha inaugurato la chiesetta il 26 giugno scorso, celebrandovi la Messa e consegnandole il certificato di consacrazione del vescovo di Passau, mons. Stefan Oster. La cappella è in grado di contenere una quindicina di persone, ma alla cerimonia ne erano presenti circa 50, radunate anche all’esterno. Il parroco ha sottolineato che l’impresa è partita da una «supplica personale», cioè la richiesta di guarigione, il cui frutto però va a beneficio di tutti: ha esortato a riempire la cappella con «pietre vive», ed è questo anche il desiderio della signora Mühlberger che attende con gioia pellegrini e visitatori.

Risuona l’eco di quella Baviera “cattolicissima e festosa” dell’infanzia di Joseph Ratzinger nella graziosa cappella di Breitenberg. Non si capisce se la vera notizia siano le circostanze della sua costruzione o il fatto che sia più bella di tante moderne cattedrali. Di certo non è l’opera prezzolata e anonima di un archistar e non è fatta solo di legno e mattoni, ma della fede tenace di una madre, di devozione popolare, di un sensus fidei non sbandierato ma vissuto nella concretezza del quotidiano e capace di generare un autentico istinto per la bellezza.