Una "Culla per la vita" per salvare i bimbi dall'aborto
La notizia potrà sembrare piccola piccola, come il Comune al centro di questa iniziativa pro-life, ma così non è. A Giaveno (To) a breve verrà installata una “Culla per la vita”, la quinta in Piemonte. Di cosa si tratta? Ce lo spiega il Centro Accoglienza Alla Vita (Cav) L’Annunciazione promotore di questo progetto.
La notizia potrà sembrare piccola piccola, come il Comune al centro di questa iniziativa pro-life, ma così non è. A Giaveno (To) a breve verrà installata una culla per la vita, la quinta in Piemonte, presso il muro perimetrale di una casa privata. Di cosa si tratta? Ce lo spiega il Centro Accoglienza Alla Vita (Cav) “L’Annunciazione” promotore di questo progetto. La culla per la vita «è una struttura in cui le madri possono lasciare il loro bimbo in assoluto anonimato, ispirata all’antica ruota degli esposti. Nonostante la legge italiana offra la possibilità di partorire in ospedale senza lasciare le proprie generalità, affidando il neonato alla cura dei sanitari e aprendo la via all’adozione, sono ancora tanti – troppi – i casi di bimbi trovati senza vita nei cassonetti».
«La culla per la vita rappresenta un’alternativa a questo gesto estremo di disperazione, offrendo alla donna l’opportunità di lasciare il neonato con la certezza che, grazie ad un sofisticato sistema di controllo, in breve tempo incontrerà persone e sanitari pronti a prendersene cura. In pratica», continua il comunicato stampa dell’associazione, «la culla dispone di sensori che, non appena rilevato la presenza del neonato, attivano un impianto di videosorveglianza collegato a distanza a più persone e, al contempo, i necessari dispositivi per il riscaldamento e l’areazione, indispensabili per il neonato. La finestra, che a Giaveno si affaccia sulla strada, sarà sempre apribile dall’esterno, salvo quando venga deposto il bimbo; a quel punto, una volta rinchiusa, potrà essere riaperta solo da personale autorizzato».
Dicevamo che la notizia in apparenza potrebbe sembrare non rilevante: l’idea non è nuova, la culla verrà installata in un paese e non certo in grandi città come Milano o Roma e poi, come ammettono gli stessi ideatori, «sono pochi i casi in Italia che attestano il suo utilizzo». Eppure dietro un piccolo gesto si può celare un enorme significato. Innanzitutto la culla per la vita risponde all’appello del Santo Padre di addentrarsi con coraggio nelle periferie esistenziali. Questa culla è stata pensata per accogliere il più emarginato degli emarginati e il più indifeso degli indifesi: il neonato ex nascituro. Un giaciglio che sarà, per paradosso, un luogo di accoglienza anche per le madri. Lì potranno adagiare, seppur con infinto strazio, le proprie speranze e la culla sarà per loro di conforto perché certe che il loro piccolo sarà accolto con amore e che la coscienza in futuro non potrà rimproverarle per aver buttato il proprio figlio in un cassonetto lungo la via o in quelli molto sterilizzati di una clinica abortiva. Un’ancora di salvezza per ormeggiarle alla vita e stornarle da propositi abortivi.
La Culla per la vita poi dimostra in modo plastico e concreto che c’è un modo assai valido per tutelare la vita nascente che rifugge da critiche sterili e da dita puntate, ma che si rimbocca le maniche più per fare che per giudicare. È un simbolo, la culla, di quella misericordia operosa che da una parte non condanna la donna bensì l’accoglie e che dall’altra costruisce un ossimoro efficacissimo perché in modo silente non tace sul valore della vita e sull’obbrobrio dell’aborto. Questa iniziativa poi ci ricorda che l’unità di misura dell’amore – unico sistema di misura usato in Paradiso – non è numerico/quantitativo: quanti bambini all’anno vengono accolti in questa culla. Bensì qualitativo/valoriale: fosse anche un solo bambino salvato, gli sforzi per realizzare la culla per la vita ne sarebbero valsi la pena. Ci fosse stato un solo peccatore salvato da Gesù in croce, Nostro Signore avrebbe ugualmente dato la vita per quell’unico peccatore.
La Culla della vita, che perpetua una tradizione cristiana secolare, è quindi segno di profonda contraddizione per la cultura contemporanea, è una vera pietra d’inciampo. Per i più è solo uno sperpero di soldi: non sarebbe stato meglio dare questi soldi per accudire i bambini dei migranti? Una iniziativa poi fuori tempo massimo, dal sapore anacronistico dato che tutte le questioni legate alla vita nascente – aborto, contraccezione, etc. – ormai sono entrate in prescrizione nella coscienza collettiva, sono state digerite dal popolino benissimo e quindi perché tentare di mettere il dito in piaghe da tempo rimarginate? Una culla che rischia solo di ospitare critiche e scontri ideologici. Da stupidi andare a svegliare il can che dorme.
Ma i volontari di Giaveno hanno capito che il punto è proprio andare a svegliare questo cane – il cane che nel ventre delle madri sbrana all’anno decine di milioni di bambini nel mondo - e metterlo alla catena. Ma occorre farlo con le buone, proprio con l’aiuto di quelle mamme che alla notizia di aspettare un bebè entrano nel panico più nero. Perché quel o quei bimbi, salvati grazie alla culla per la vita dalle fauci di questo spietato mastino, per tutta la loro vita saranno i testimoni viventi che davvero il male si vince con il bene e che un calda e soffice culla può nel suo piccolo ammansire anche la bestia più feroce.