Una Chiesa-orchestra per trasmettere l'armonia
La Chiesa cattolica è la casa dell'armonia dove unità e diversità sanno coniugarsi insieme per essere ricchezza. Come in una sinfonia, dove ogni strumento mantiene il suo timbro e viene valorizzato dal suonare insieme. Dietro a un direttore.
Nell'udienza generale del 9 ottobre Papa Francesco ha proseguito le sue catechesi sul versetto del «Credo» che recita: «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica», soffermandosi stavolta sul terzo aggettivo: «cattolica». Francesco ha riproposto la dottrina secondo cui la Chiesa è l'unica «casa» in cui siamo sicuri di sentire annunciato tutto intero il messaggio di Gesù, mostrandola come armonia o «sinfonia» di unità e diversità.
«Cattolico», ha ricordato il Papa, «deriva dal greco "kath’olòn" che vuol dire "secondo il tutto", la totalità». Ma in che senso questa nota si applica alla Chiesa? Come fa spesso, Francesco ha proposto - secondo il metodo degli «Esercizi spirituali» ignaziani - tre punti di meditazione, ciascuno concluso da un esame di coscienza.
Primo: la Chiesa è chiamata cattolica «perché è lo spazio, la casa in cui ci viene annunciata tutta intera la fede, in cui la salvezza che ci ha portato Cristo viene offerta a tutti». La Chiesa «ci fa incontrare la misericordia di Dio che ci trasforma perché in essa è presente Gesù Cristo, che le dona la vera confessione di fede, la pienezza della vita sacramentale, l’autenticità del ministero ordinato». Tutto quanto è necessario per essere cristiani e salvarsi si trova nella Chiesa. Come nella società «non si può camminare da soli, isolandosi, ma si cammina e si cresce in una comunità, in una famiglia», così non si può pensare di essere cristiani da soli ma occorre esserlo nella Chiesa. Solo «nella Chiesa noi possiamo ascoltare la Parola di Dio, sicuri che è il messaggio che il Signore ci ha donato», solo qui troviamo «i Sacramenti che sono le finestre aperte attraverso le quali ci viene data la luce di Dio, dei ruscelli ai quali attingiamo la vita stessa di Dio».
Il Papa propone il primo esame di coscienza: «come vivo io nella Chiesa? Quando io vado in chiesa, è come se fossi allo stadio, a una partita di calcio? È come se fossi al cinema? No, è un'altra cosa. Come vado io in chiesa? Come accolgo i doni che la Chiesa mi offre, per crescere, per maturare come cristiano?».
Secondo significato: la Chiesa è detta cattolica «perché è universale, è sparsa in ogni parte del mondo e annuncia il Vangelo ad ogni uomo e ad ogni donna». La Chiesa «non è un gruppo di élite, non riguarda solo alcuni», anzi aspira a rivolgersi alla «totalità del genere umano». E possiamo essere certi che «l’unica Chiesa è presente anche nelle più piccole parti di essa. Ognuno può dire: nella mia parrocchia è presente la Chiesa cattolica, perché anch’essa è parte della Chiesa universale, anch’essa ha la pienezza dei doni di Cristo, la fede, i Sacramenti, il ministero; è in comunione con il Vescovo, con il Papa ed è aperta a tutti, senza distinzioni». Ecco allora il secondo esame di coscienza: «che cosa faccio io per comunicare agli altri la gioia di incontrare il Signore, la gioia di appartenere alla Chiesa? Annunciare e testimoniare la fede non è un affare di pochi, riguarda anche me, te, ciascuno di noi!».
Terzo significato: definiamo la Chiesa cattolica perché «è la "Casa dell’armonia" dove unità e diversità sanno coniugarsi insieme per essere ricchezza. Pensiamo all’immagine della sinfonia, che vuol dire accordo, armonia, diversi strumenti suonano insieme; ognuno mantiene il suo timbro inconfondibile e le sue caratteristiche di suono si accordano su qualcosa di comune. Poi c’è chi guida, il direttore, e nella sinfonia che viene eseguita tutti suonano insieme in "armonia", ma non viene cancellato il timbro di ogni strumento; la peculiarità di ciascuno, anzi, è valorizzata al massimo!». Francesco lo ha detto più volte: l'unità della Chiesa non è uniformità. Ma la sinfonia, per non degenerare in cacofonia, ha bisogno di un direttore che la guidi.
«Non siamo tutti uguali e non dobbiamo essere tutti uguali». La diversità è «il bello della Chiesa», «ma è una diversità che non entra in conflitto, non si contrappone; è una varietà che si lascia fondere in armonia dallo Spirito Santo; è Lui il vero "Maestro", Lui stesso è armonia». Siamo al terzo esame di coscienza: «nelle nostre comunità viviamo l’armonia o litighiamo fra noi? Nella mia comunità parrocchiale, nel mio movimento, dove io faccio parte della Chiesa, ci sono chiacchiere? Se ci sono chiacchiere non c'è armonia, ma lotta. E questa non è la Chiesa».
Attenzione però. Dobbiamo farci anche un'altra domanda: «Tendiamo ad uniformare tutto? Ma l'uniformità uccide la vita. La vita della Chiesa è varietà, e quando vogliamo mettere questa uniformità su tutti uccidiamo i doni dello Spirito Santo». Preghiamo dunque lo Spirito Santo perché ci renda veramente «cattolici», capaci di comprendere la natura della nostra Chiesa e di apprezzarla nella sua unità e nella sua diversità.