Una Chiesa insicura non genera speranza
Come diceva Chesterton: «Non abbiamo bisogno di una religione che sia nel giusto quando nel giusto siamo anche noi. Ciò che ci occorre è una religione che sia nel giusto anche quando noi siamo nell'errore».
In questi giorni sto rileggendo un libretto di K.G.C. intitolato “La Chiesa Cattolica e la conversione”, in una vecchia edizione della Morcelliana, nel quale l’autore descrive le ragioni della sua definitiva conversione al cattolicesimo. Caratteristica del genio è quella di parlare e scrivere anche per il futuro: ed infatti, quanto ho letto appare ancora attualissimo rispetto alla situazione del cattolicesimo di oggi (come appare attualissimo il giudizio che 60 anni fa dava don Giussani circa la situazione del cristianesimo).
Nella parte finale del suo libro, G.K.C. così scriveva: “La Chiesa cattolica è la sola capace di salvare l’uomo dallo stato di schiavitù in cui si troverebbe se fosse soltanto il figlio del suo tempo. L’ho posta a confronto con le religioni nuove, ed è esattamente qui dove essa differisce dalle nuove religioni: queste sono, sotto molti riguardi, adatte alle nuove condizioni, ma sono adatte soltanto a queste. Una volta che tali condizioni, entro un secolo o due, siano mutate, i punti sui quali esse unicamente insistono avranno perduto ogni importanza. Se la fede ha tutta la freschezza di una religione nuova, essa possiede anche la ricchezza di una religione antica, e specialmente ne contiene le riserve. Sotto questo riguardo, la sua antichità è di per sé un grande vantaggio, e specialmente grande allo scopo di rinnovellare e mantenere giovani”.
E più avanti annota: “La Chiesa cattolica ha il corso dei secoli a sua disposizione, e può far avanzare un’epoca a sostegno di un’altra. Per aggiustare l’equilibrio del mondo nuovo può mettere in azione l’antico. E’ vero che le religioni nuove sono adatte al mondo nuovo, e questo è il loro difetto più grave….Non abbiamo bisogno di una religione che sia nel giusto quando nel giusto siamo anche noi. Ciò che ci occorre è una religione che sia nel giusto anche quando noi siamo nell'errore”.
Mi scuso per questa lunga citazione, ma essa mi sembrava necessaria per capire fino in fondo il pericolo che stiamo vivendo (ogni epoca espone i cristiani ad un pericolo, nei confronti del quale occorre testimonianza e giudizio). Vedo molti laici, preti, vescovi e cardinali cattolici (questi ultimi soprattutto del nord Europa), che mi sembrano ossessionati dalla preoccupazione, espressa in buona fede, di rendere appetibile la Chiesa agli appetiti del momento, mentre la Chiesa rimane appetibile proprio perché è una roccia su cui ogni piede, in ogni epoca, può posarsi con sicurezza.
Una Chiesa insicura non può generare speranza. Sinceramente, devo dire che che l’atteggiamento appena descritto mi sembra patetico, anche se munito di buone intenzioni. Il problema non è quello di annacquare la grande tradizione per cercare di renderla più comprensibile all’uomo di oggi. Ancora una volta, il problema è educativo, nel senso che consiste nello spiegare le ragioni di questa tradizione. A me, allora lontano dalla Chiesa, mi è capitato di avere un incontro con una persona e con una comunità che, con parole a me comprensibili, mi hanno buttato in una esperienza nuova e mi hanno spiegato la grandezza della storia della Chiesa. Oggi vedo molti cattolici preoccupati solo di sottolineare i supposti errori storici della Chiesa, piuttosto che spiegare la saggezza eterna di una esperienza che è strana, perché è insieme umana e divina.
Sono un povero laico battezzato e convertito, ma oso dire che i cardinali tedeschi dovrebbero spiegare il significato delle parole di Gesù e della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia, piuttosto che confondere il popolo per rendersi simpatici ai pochi fedeli divorziati che vorrebbero accedere alla comunione (spiegando magari il significato profondo della stessa parola “comunione”). Se spiegata con convinzione questa grande tradizione, la Chiesa tornerebbe ad essere più appetibile e più comprensibile. Invece, annacquando la tradizione, le chiese si stanno svuotando, come capita in misura clamorosa proprio in Germania (e non solo).
Insomma, i cattolici devono tornare ad avere il coraggio di testimoniare e affermare con carità il giusto, anche quando l’uomo ateo di oggi approfondisce il proprio errore.
Personalmente, sarò grato fino alla morte a chi, di fronte alle mie obiezioni, ebbe il coraggio di non annacquare la verità e la storia della Chiesa, ma di farmi capire come la Chiesa fosse nel giusto: la sguardo a questa certezza ha provocato (aiutato dallo Spirito) la mia conversione, perché mi ha fatto capire che le mode per le quali ero “lontano” erano fatue. Ed infatti, dopo 60 anni non ci sono più (anche se ce ne sono altre, a cui non inchinarsi).