Un missile del Qatar in Italia: questa è la vera notizia
La notizia del ritrovamento di un arsenale di un gruppo di estrema destra è stata data senza porre troppo in risalto che il missile aria-aria di contrabbando era del Qatar. Ma, ci si può scommettere, l'indagine non batterà la pista di Doha né dell'eventuale partecipazione dell'emirato all'eversione di estrema destra. Magia dei gas-dollari.
Che ci fa un missile del Qatar in Italia? La domanda sorge spontanea, dopo il ritrovamento in provincia di Pavia da parte della Digos di un arsenale di armi da guerra in mano a estremisti di destra, tra cui un missile di fabbricazione franco-qatarina. Pur mancando della testata (fortunatamente), il missile è in ottime condizioni, ha un valore di 450mila euro ed è oggi regolarmente in uso presso le forze armate di Doha.
Oltre a finanziare moschee, associazioni, imam e militanti dei Fratelli Musulmani in tutto il Paese, come documentato nel libro inchiesta Qatar Papers, gli emiri Al Thani supportano anche gruppi eversivi di estrema destra? A quale scopo? Forse tenere sotto scacco l'Italia, scaldando il termometro dell'estremismo jihadista o di destra, ma anche di sinistra, vista la fascinazione ideologica di quest'ultima per i Fratelli Musulmani? Al riguardo, sarebbe interessante sentire quali risposte avrebbe da fornire l'Ambasciatore di Doha, se la Procura che sta indagando dovesse - opportunamente - decidere d'interrogarlo come persona potenzialmente informata dei fatti. Le domande da porre all'Ambasciatore dovrebbero riguardare in realtà anche altri casi. Casi non solo di radicalizzazione o terrorismo, ma di corruzione come quello dell'ospedale Mater Olbia in Sardegna.
La sensazione, tuttavia, è che Doha continuerà a farla franca. Gli emiri Al Thani hanno il business a proteggerli dalla possibilità che vengano inchiodati alle proprie responsabilità. Le relazioni economiche vanno infatti a gonfie vele, per la gioia di una certa diplomazia italiana in Qatar. Restando sul fronte degli armamenti, mentre tutti i giornali riportavano la notizia del ritrovamento del missile, veniva annunciata trionfalmente la conclusione di un mega contratto di vendita di navi e missili italiani alle forze armate di Doha. Un miliardo di euro in cambio della compiacenza verso la diffusione del fondamentalismo dei Fratelli Musulmani e del sostegno a estremismi di altro genere in Italia?
Oltre alle relazioni economiche, politiche e pseudo-culturali, a destare preoccupazione sono quelle militari. Di recente, quattro soldatesse provenienti dal Qatar hanno completato un percorso di addestramento in Italia grazie al quale hanno ottenuto la licenza per pilotare elicotteri. Al primo impatto, si potrebbe pensare a uno sviluppo positivo, segno dell'avanzamento della posizione sociale delle donne qatarine a cui ha contribuito anche l'Italia. Tuttavia, mettere in mostra il volto femminile delle relazioni militari tra Roma e Doha serve anche a distogliere l'attenzione dal significativo contributo fornito dall'Italia al rafforzamento delle capacità offensive delle forze armate di uno Stato canaglia, messo sotto embargo dai paesi vicini per il supporto al terrorismo e all'eversione fondamentalista dei Fratelli Musulmani, nonché per i suoi legami con la Turchia islamista di Erdogan e il regime khomeinista iraniano.
La stessa osservazione può essere applicata agli Stati Uniti, che hanno recentemente siglato con Doha un accordo per forniture militari dal valore di decine di miliardi di dollari, malgrado il presidente Donald Trump abbia più volte accusato il Qatar di finanziare il terrorismo, ribadendo alla fine del mese di aprile l'intenzione di designare i Fratelli Musulmani come organizzazione terroristica. Come si possono vendere sistemi d'arma, quasi da guerre stellari, a un paese a cui vengono riconosciute le peggiori nefandezze, che ne fanno la principale minaccia alla sicurezza e alla pace a livello internazionale? Simili paradossi sono resi possibili dalla magia dei gas-dollari di Doha, che riescono a far scomparire le nefandezze della politica degli emiri Al Thani in nome del rafforzamento delle relazioni economiche. Ma fare affari con gli emiri Al Thani, per quanto lucrosi essi siano, non è un buon affare. L'Italia pensava di ottenere protezione sottomettendosi all'agenda islamista di Doha e dei Fratelli Musulmani, in cambio dei gas-dollari. E ora scopre che anche dietro le trame di gruppi di estrema destra all'interno del proprio territorio c'è molto probabilmente il Qatar. Cosa scopriranno allora gli Stati Uniti? Trump s'illude se pensa di poter meglio controllare l'operato di Doha vendendogli armi e mantenendo la base aerea di Al Udeid.
Pecunia olet, almeno quella proveniente dagli emiri Al Thani. Basta pertanto ignorare la minaccia: le relazioni con il Qatar non vanno rafforzate, bisogna romperle.