Un milione di immigrati in un solo anno
Un milione di immigrati clandestini e profughi in un solo anno. Un flusso aumentato di quattro volte rispetto al 2014. I morti nella traversata del Mediterraneo sono 3695. Sono questi gli impressionanti dati diffusi dalla Commissione Europea sull'immigrazione nel 2015. Ma una risposta europea tuttora latita.
Secondo dati pubblicati ieri dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, IOM, nel corso dell’anno che sta per concludersi oltre un milione di migranti e di richiedenti asilo (per la metà circa siriani) è entrato illegalmente nel territorio dell’Unione Europea: il quadruplo di quelli che analogamente vi erano entrati nel 2014.
Tra coloro che hanno tentato tale viaggio, che nella tappa conclusiva avviene per lo più via mare, 3695 risultano morti o dispersi. Mentre nell’anno precedente il grosso di tali persone si era diretto verso l’Unione Europea muovendo dal Nord Africa in direzione dell’Italia, quest’anno la maggior parte di loro, più di 800 mila, ha puntato sulla Grecia dove aver attraversato la Turchia con l’evidente sostegno logistico delle autorità turche. Negli ultimi mesi dell’anno, mano a mano che l’esodo attraverso i Balcani è divenuto sempre più arduo a seguito della chiusura e del presidio della linea di frontiera tra Serbia e Ungheria, le organizzatori di passatori, che in Turchia operano quanto meno indisturbate (se non incoraggiate), hanno cominciato a organizzare esodi in gommone dalle coste turche a vicine isole greche come Lesbo, Cos e altre: un percorso breve, ma spesso pericoloso tanto più d’inverno, che è già costato molte vite umane, tra cui quelle di molti bambini. E’ ripreso anche l’esodo in direzione di Lampedusa e della Sicilia: oltre 550 migranti sono stati ricuperati nel Canale di Sicilia nei giorni scorsi. Si sa che i passatori offrono dei prezzi scontati a chi è disposto a tentare la traversata nei mesi invernali. E molti disperati accettano forse senza rendersi conto dell’ulteriore gravità dei rischi che corrono. Senza un adeguato e specifico abbigliamento infatti una persona immersa nell’acqua (e tanto più un bambino) non sopravvive a lungo nel mare in pieno inverno, anche se è capace di nuotare o se comunque è sostenuta da un salvagente.
Rimandando senza ripeterle qui alle informazioni complessive sul drammatico fenomeno che già si ritrovano nell’ottimo libro di Anna Bono da noi recentemente edito diciamo innanzitutto che lascia senza fiato l’incapacità che l’Unione Europea sta dimostrando nell’affronto del problema. Manca un progetto d’insieme, manca qualsiasi approfondito studio del fenomeno in tutti i suoi aspetti. Ogni Paese a vario modo direttamente interessato cerca di affrontarlo a modo suo e con l’obiettivo di scaricarlo sulle spalle altrui in tutta la misura del possibile. A fronte poi della sordità di Bruxelles e dell’incomprensione dei Paesi meno esposti, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno dato vita a una loro alleanza, chiamata Gruppo di Visegrad (V4) dal luogo ove venne firmata, impegnata nel presidio congiunto della barriera eretta alla frontiera serbo-ungherese. Da Bruxelles la Commissione, invece di interrogarsi sulla sua incapacità di gestire il problema, reagisce alla politica del Gruppo di Visegrad con quelli che, parafrasando il titolo di una nota trasmissione radiofonica, si potrebbero definire i ruggiti del coniglio. E come se non bastasse gioca la patetica carta della ridistribuzione dei migranti fra i 28 Stati membri che da un lato irrita i Paesi più piccoli e più poveri e dall’altro non serve assolutamente a nulla. I migranti infatti puntano tutti o quasi verso la Germania e la Svezia. Quelli che per avventura venissero assegnati alla Romania o alla Bulgaria e simili ne fuggirebbero al più presto; e nessuno li potrebbe fermare.
Stando così le cose, la questione non può venire non diciamo risolta ma nemmeno affrontata seriamente con qualche gita di un giorno a Bruxelles dei capi di Stato e di governo. Occorre giungere in fretta a un accordo organico e ben definito che coinvolga non solo i membri dell’Unione ma anche i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori. Risparmiandosi e risparmiandoci escursioni pre-natalizie in Libano o a Baghdad, che tra l’altro costano all’erario un mucchio di soldi, è su un piano del genere che i grandi inquilini del proverbiale Palazzo farebbero bene a cominciare a lavorare seriamente.