Un milione di bambini siriani sono nati in esilio, da genitori rifugiati
Per i piccoli rifugiati siriani si teme un futuro di povertà e precarietà se non si riesce a dare loro un’istruzione scolastica. Per molti il destino è lavoro infantile o un matrimonio precoce
La guerra scoppiata in Siria nel 2011 ha costretto milioni di persone a fuggire per salvarsi la vita. Gli sfollati siriani sono 6,6 milioni. I rifugiati – quasi tutti nei paesi vicini, Libano, Turchia, Giordania, Egitto, Iraq – sono oltre 5,6 milioni, un milione dei quali bambini nati in esilio. Nonostante la guerra, la difficile situazione di profughi, l’incertezza sul futuro, centinaia di migliaia di siriani non hanno rinunciato ad avere dei figli. Il prolungarsi del conflitto ha però creato seri problemi ai piccoli che crescono senza aver mai visto la loro patria. Molti di essi rischiano un’esistenza di povertà e precarietà, conseguenza di una infanzia senza una adeguata istruzione scolastica, oltre tutto spesso bruscamente interrotta dalla necessità di lavorare o da un matrimonio precoce. Molte famiglie dipendono del tutto o in gran parte dall’assistenza fornita dalle agenzie delle Nazioni Unite e dalle organizzazioni non governative. Per continuare a provvedere ai bisogni dei rifugiati e sopperire ai problemi che la loro presenza pone alle comunità ospiti l’11 dicembre due agenzie Onu – l’Alto commissariato per i rifugiati e il Programma per lo sviluppo – insieme a circa 270 tra organizzazioni non governative e partner umanitari hanno varato il nuovo 3RP, Regional Refugee and Resilience Plan, relativo al biennio 2019-2020, con un bilancio di 5,5 miliardi di dollari. Uno degli obiettivi del piano per i prossimi due anni è di permettere a un maggior numero di bambini rifugiati di andare a scuola. Attualmente infatti circa il 35% dei piccoli rifugiati non riceve un’istruzione scolastica.