Un medico per i bambini con leucemia
Le storie di bambini e ragazzi malati di leucemia attraverso gli occhi del medico che li ha curati. È il libro del dottor Momcilo Jankovic - Ne vale sempre la pena -, quaranta anni di servizio nel reparto di Emato-oncologia dell'ospedale di Monza.
Momcilo Jankovic è un medico un po’ speciale che ha da poco pubblicato un libro da non perdere: “Ne vale sempre la pena” (Baldini-Castoldi). Dove scrive: “E’ una giornata fredda, qui a Monza, con qualche timido fiocco di neve. Il Natale è tangibile nei discorsi di colleghi, medici e infermieri, che si raccontano delle vacanze progettate da mesi, dei regali da fare, dei turni per la notte di Capodanno. Cose della vita, della vita di tutti, cose normali. Ma io non faccio un lavoro normale. Lavoro in un Day Hospital pediatrico di un grande ospedale, ho a che fare ogni giorno con la leucemia e altre malattie del sangue, due terzi della mia esistenza li ho passati in un luogo oltre la vita e prima della morte”.
Quarant’anni a lottare nel reparo di Emato-oncologia pediatrica dell’ospedale San Gerardo di Monza, centro d’eccellenza nazionale, con bambini anche piccolissimi, le racconta bene le loro storie nel libro, racconti pieni di dolore, paura e anche speranza. E fede, non sempre però.
Come può reagire un genitore davanti alla leucemia del figlio? Capisce che la vita non è mai soltanto nostra, che il figlio non è suo, la vita non è più quello che credevamo, una domanda ci interpella e dobbiamo trovare una risposta, soprattutto se il figlio non ce la fa, se la malattia ha il sopravvento: come accettare il momento del commiato? Ma c’è lui, il “Dottor Sorriso”, a fare da spalla, la morte – come la vita – ha una sua bellezza se vissuta nella fede.
E dalla morte di un bambino possono nascere fiori bellissimi, come la fondazione Magica Cleme, creata nel 2004 in onore e in memoria di Clementina Niada, una bambina alla quale fu diagnosticata la leucemia all’età di 4 anni e che, grazie ai suoi genitori e a chi le voleva bene, ha potuto vivere una vita ricca di gioia. La stessa che adesso la Fondazione cerca di donare ai piccoli malati: si occupa infatti di farli divertire. O il comitato Maria Letizia Verga, anima finanziaria e amministrativa del reparto.
Anche se oggi il tasso di guarigione delle leucemie supera l’80-85% dei casi “in quarant’anni di vita professionale – racconta Jankovic – ho visto morire seicento bambini e ragazzi, e mai nessuno di loro ha manifestato apertamente la paura o la premonizione della morte: bisognava leggere i loro comportamenti per capirlo, perché nessuno vuole la conferma della fine”.
Come Ivan. Dopo la diagnosi di leucemia e le cure, si è presentato un giorno in reparto barcollante, intontito, con scarse risposte agli stimoli: stava cedendo dentro. Lo portano a fare una Tac sotto gli occhi terrorizzati della madre. Quando Jankovic va a trovarlo in camera è immobile a letto, a guardare fuorti dalla finestra, e a nulla valgono le rassicurazioni dei medici: dai, che tra due giorni ti dimettiamo. Ha gli occhi lucidi e non guarda nessuno.
“Mi aveva detto che sarei guarito”, e tira su con il naso.
“Ivan, quello che ti è successo è spiegabile, il farmaco che assumi a volte ha queste conseguenze. Non ti ho mai detto che la chemio è una passeggiata”.
“Sì, ma intanto stavo morendo io”…
Il libro racconta anche le storie dei tanti desideri realizzati dei piccoli pazienti: c’è chi vuole incontrare George Clooney o Jovanotti, chi Vasco Rossi o Ligabue. Incontri quasi più miracolosi della guarigione, per il contagio all’altruismo anche di chi sembra vivere in un mondo privilegiato e privo di dolore.
In poche parole, il libro trasmette un “calore umano” che avvolge il reparto del San Gerardo come una nebbia benefica e colorata. Non si può non riflettere leggendone le pagine, magari commovendosi un po’.