Un libro sui martiri di Algeria
Il saggio ricostruisce il contesto storico in cui 19 religiosi e religiose furono uccisi dagli integralisti islamici durante la guerra civile algerina

“Chiamati due volte. I martiri d’Algeria”, è il titolo di un libro a cura di Lorenzo Fazzini e Chiara Pellegrino, edito nel 2025 dalla Libreria Editrice Vaticana, che ricostruisce la vita e il martirio di 19 cristiani, religiosi e religiose, uccisi tra il 1994 e il 1996 in Algeria durante il cosiddetto Decennio nero, dal 1992 al 2002. La decisione del governo algerino di impedire il secondo turno delle elezioni che avrebbe dato la maggioranza di seggi al Fronte Islamico di Sicurezza, FIS, scatenò la furia degli integralisti islamici e una guerra civile che si stima abbia causato la morte di 150.000 civili. Vittime del terrorismo islamista, i 19 cristiani sono stati beatificati l’8 dicembre 2018 nel santuario di Notre-Dame di Santa Cruz a Orano, in Algeria. I più noti sono i sette monaci trappisti francesi di Tibhirine, sequestrati nel marzo del 1996 dal Gruppo Islamico Armato e uccisi il 21 maggio dopo il fallimento delle trattative con il governo francese per uno scambio di prigionieri. Furono decapitati. Le loro teste furono rinvenuto alcuni giorni dopo, mentre i corpi non furono mai trovati. Come tanti religiosi nel tempo e nel mondo, andarono incontro al martirio perché, seppure ben consapevoli del pericolo, avevano deciso di non lasciare sole le persone per le quali avevano svolto la loro attività pastorale e caritativa per tanti anni. Una delle 19 vittime è monsignor Pierre Lucien Claverie, vescovo di Orano, ucciso nel 1996 dall’esplosione di una bomba nell’ingresso del suo vescovado mentre insieme al suo autista rientrava da un viaggio nella capitale Algeri. I sette autori dell’attentato furono giudicati e condannati a morte nel 1998, ma la Chiesa cattolica di Algeria chiese e ottenne che le pene capitali fossero commutate in ergastoli. Gli altri martiri di diverse congregazioni: sei religiose (tre francesi, due spagnole e una tunisina) e cinque religiosi (quattro francesi e uno belga).