Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
LE OMELIE DI DON ANAS

Un libro per riscoprire la bellezza del matrimonio

Comunicare oggi il dono del matrimonio sacramentale sembra un’impresa ardua. Ma le omelie del compianto don Antonio Anastasio (don Anas, per gli amici), raccolte nel libro Non dimenticate il desiderio, spiegano che la logica del per sempre è ancora possibile. A una condizione: mettere Dio al centro.

Famiglia 03_02_2023

“La vostra unione è voluta e guidata da un Altro. Essa ha un’origine che supera la misura altalenante dei sentimenti a cui il pensiero mondano continuamente si affida per vivere i rapporti affettivi. Potete amarvi per sempre perché la vostra unione è radicata in un assoluto che sta fuori di voi, che ha provocato i fatti in forza dei quali oggi siete qui e ai quali potete sempre ritornare”. Questa la certezza proclamata da don Antonio Anastasio (1962-2021), trascinante sacerdote milanese della Fraternità Sacerdotale San Carlo Borromeo (cantava, componeva canzoni e poesie e amava andare in montagna), morto in tempo di Covid e rimpianto da tantissimi giovani, molti dei quali ha accompagnato nel cammino verso la loro festa nuziale.

Don Anas, come lo chiamavano gli amici, aggiungeva poche semplici ma convincenti parole, per far capire agli sposi, nell’omelia delle nozze, la strada percorsa e come proseguire: “Vi siete conosciuti e ciò poteva benissimo non accadere; vi siete innamorati (non soltanto uno di voi ma entrambi) e anche questo avrebbe potuto non succedere… sono tante le coincidenze che vi hanno condotto fino a qui: non riconoscere in esse la mano di Dio significa davvero essere ciechi”. Che respiro e che profondità dona alla coppia una prospettiva capace di aprire a una scelta definitiva nella gioia e nel dolore. Siamo ben lontani dalla “dittatura del sentimento” oggi prevalente e che porta a dichiarazioni tipo: non ti amo più, me ne vado perché non sono più felice. Come se l’altro o l’altra potessero darci la piena felicità.

Solo “in forza del dialogo col Signore l’intimità fra l’uomo e la donna si iscrive nell’orizzonte del per sempre”, insegnava don Anas. Il sacerdote era anche convinto che “senza sacrificio non c’è verità del rapporto: amare significa sacrificarsi per l’altro in un atto gratuito e totale come quello di Dio”. Che rivoluzione copernicana per la superficiale e deludente concezione dell’amore dominante, secondo cui tutto si basa sul trasporto emotivo, per cui quando il sentimento si esaurisce, allora tutto finisce. Mentre don Anas assicura: “Può capitare di soffrire, di far fatica, di trovarsi ad affrontare dolori e sacrifici, ma se si obbedisce a Dio il cuore resta sempre nella pace”. Altro che ansia, angoscia o paura. “Chi ha fiducia in Dio dorme sempre tranquillo”.

Il fascino del libro Non dimenticate il desiderio (Edizioni San Paolo), che raccoglie le omelie matrimoniali di questo prete entusiasta, pieno di speranza per i suoi giovani, sta anche nel commento di Marina Corradi, editorialista di Avvenire e grande amica di don Anas, che ha imparato anche lei ad arrendersi al segreto della semplicità del suo padre spirituale.

Non c’è altra sorpresa come l’essere voluti”. Era questa la certezza che dava pace e passione a don Anas. E la comunicava con capacità persuasiva ai suoi sposi novelli. “Vi auguro che ogni mattina, al risveglio, guardandovi in viso, proviate lo stupore di essere amati, non solo dall’altro, ma anche - tramite l’altro - dall’Amore che vi ha creati e da sempre vi ha voluti. Niente riempie il cuore quanto la scoperta di essere amati da Dio”. Ecco come vincere l’ansia, a tal punto diffusa nei nostri tempi che i governi ci offrono persino il bonus per lo psicologo. Sembra infatti che non siamo più capaci di guardare in Alto, alla nostra vera origine, sola fonte di gioia e di pace. Infatti “all’uomo che spera solo nei suoi progetti, la realtà prima o poi presenta il conto, facendo emergere l’insoddisfazione, l’angoscia, la paura e la depressione”, avverte don Anastasio. Insomma si tratta di riconoscere che se ciascuno è voluto da Dio così com’è, anche l’altro che ci è dato come compagno della vita (perché ci è dato, non l’abbiamo programmato noi) “è uguale a noi nella tensione eppure unico nella sua diversità… e tutto questo vale più del sentimento”. Il legame tra gli sposi “è dunque più forte del semplice innamoramento”, afferma con decisione il sacerdote, che spazza via in un sol colpo tutte le presunte giustificazioni alle crisi, alle tentazioni e ai fallimenti di tante coppie che confessano candidamente: “Non siamo più innamorati”. Come se tutto dipendesse dall’emozione e dal trasporto per l’altro.

Invece, è proprio quando il sentimento si affievolisce o finisce che si svela l’inganno. Quello di aver pensato: “La persona che amo è la mia felicità”. Caricando così l’amato di una responsabilità spropositata, impossibile da reggere. In realtà il desiderio dell’essere umano è più grande, la sua attesa guarda all’infinito e questo spiega bene il titolo del libro di Anastasio e Corradi: Non dimenticate il desiderio. Quello sconfinato, quello vero. È solo ripartendo da Dio che ogni dolore, ogni difficoltà, ogni crisi possono essere affrontate. Ma don Antonio non manca di ricordare agli sposi che non sono perfetti, anzi devono “sapere bene che sono peccatori…, ma scelti da Dio attraverso una storia”, da quel Dio che li perdona sempre. Ed è proprio il Signore che indica la strada agli sposi: “Dovete perdonarvi, perdonarvi sempre, e dovete ricordarvi che la vita cresce non solo in forza di ciò che attrae, ma anche attraverso ciò che fa fare fatica. Per cambiarci, per condurci ad essere ciò che realmente siamo”.

In questa impegnativa avventura non può mancare la preghiera, per trovare la forza di ripartire ogni volta. Neppure deve mancare il coraggio di confrontarsi, di discutere per procedere poi uniti nelle decisioni prese insieme. Malgrado lo sfascio della famiglia contemporanea, tutti in fondo vorremmo famiglie solide e unite. Ed ecco il sintetico consiglio di don Anastasio agli sposi: “Per costruire la vostra casa sulla roccia dovete ogni giorno rendervi conto, ascoltare, fermarvi, guardare Colui che vi ha voluti insieme. È Lui a condurre l’opera di costruzione alla quale voi semplicemente collaborate. Dovete andargli dietro, obbedirgli”. Ma non è un’obbedienza che ci toglie la libertà, perché è obbedienza a un Padre che ama il nostro vero Destino.