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LA VISITA

Un gesuita tra i frati: la giornata del Papa ad Assisi

La giornata speciale di Papa Bergoglio si apre ricevendo il Capitolo generale dei Domenicani che celebrano gli 800 anni del riconoscimento dell'ordine. Nel pomeriggio ad Assisi per gli otto secoli del Perdono di Assisi. E ha ricordato la santità di San Domenico e San Francesco, accomunati dal desiderio del Paradiso. 

Ecclesia 05_08_2016
Il Papa confessa alla Porziuncola (Foto Umbria24)

Un “gesuita tra i frati”. E' stata la ricca giornata di ieri di Papa Francesco: la mattina, in Vaticano, ha incontrato i partecipanti al Capitolo generale dei Domenicani, che proprio questo anno festeggiano l'ottavo centenario del loro riconoscimento da parte di papa Onorio III. Il pomeriggio, invece, ad Assisi, presso la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, quella Porziuncola per cui lo stesso Onorio III nel 1216 concesse a San Francesco l'indulgenza plenaria per la festa del Perdono.

Domenicani e Francescani, S. Domenico e S. Francesco, S. Bonaventura e S. Tommaso, S. Chiara e S. Caterina, un crocevia di santità che ha sorretto la chiesa e l'ha plasmata, spiritualmente rinnovata.

«Vediamo che gli uomini e le donne di oggi sono assetati di Dio. - ha detto Bergoglio ai domenicani - Essi sono la carne viva di Cristo, che grida: “Ho sete”, di una parola vera e liberatrice, di un gesto fraterno e di tenerezza.» L'obiettivo, in fondo, è quel “voglio mandarvi tutti in Paradiso” che muoveva S.Francesco nel chiedere l'indulgenza plenaria.

Lo ha ricordato il Papa nella sua meditazione nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, dopo aver sostato una decina di minuti in meditazione davanti all'altare della Porziuncola. «Quella del perdono è certamente la strada maestra da seguire per raggiungere quel posto in Paradiso. E’ difficile perdonare. Quanto costa, a noi, perdonare gli altri? Pensiamoci un po’. E qui alla Porziuncola tutto parla di perdono! Che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare – o, almeno, avere la voglia di perdonare - per farci toccare con mano la misericordia del Padre!»

Nel commentare il noto passo del Vangelo di Matteo (Mt 18, 21-35) in cui si narra che non bisogna mai stancarsi di perdonare, il papa è tornato su alcuni temi distintivi del suo pontificato: il perdono e il ruolo della misericordia. «Dio, ha ricordato, non si stanca di offrire sempre il suo perdono ogni volta che lo chiediamo. E’ un perdono pieno, totale, con il quale ci dà certezza che, nonostante possiamo ricadere negli stessi peccati, Lui ha pietà di noi e non smette di amarci».

Nell'anno della misericordia «diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi». Quindi papa Francesco è andato in un confessionale e a iniziato a confessare, richiamando così, concretamente, che per ricevere perdono bisogna mendicarlo con umiltà, riconoscendosi peccatori. «Cari fratelli e sorelle – aveva concluso la sua meditazione - il perdono di cui san Francesco si è fatto “canale” qui alla Porziuncola continua a “generare paradiso” ancora dopo otto secoli».

Gli uomini e le donne di oggi, aveva detto il Papa ai domenicani, sono assetati di Dio e occorre portare una parola vera e liberatrice, che sia anche fraterna e tenera. Con queste coordinate possiamo inquadrare questa giornata di un “gesuita tra i frati”. Domenicani e Francescani nel sentire comune sono spesso catalogati: i domenicani come i frati dei libri, della verità, e i francescani come i frati dell'amore, della povertà e della fraternità. Si tratta di semplificazioni che nemmeno rendono onore pieno alla ricca storia dei due ordini, tuttavia una certa differenza tra i due carismi c'è. Una ricchezza che ci sembra essere stata evidenziata in un modo unico da Chesterton nel capitolo “I due frati” del suo libro intitolato a S.Tommaso d'Aquino.

«A dispetto dei contrasti - scrive Chesterton -, che sono cospicui e addirittura comici quanto il paragone tra il grasso e il magro, tra l'uomo alto e quello basso; a dispetto del contrasto tra il vagabondo e lo studioso, tra il novizio e l'aristocratico, tra il nemico dei libri e l'amante dei libri, tra il più selvaggio di tutti i missionari e il più mite di tutti i professori, il fatto saliente nella storia medievale è che questi due grandi uomini [S.Francesco e S.Tommaso, NdA] lavoravano alla stessa grande opera; uno nello studio e l'altro per la strada.»

Quale fosse questa grande opera è presto detto: «Entrambi riaffermarono l'Incarnazione, riportando Cristo sulla Terra». Il cattolicesimo è questo “et-et”, e anche un “gesuita tra i frati” è segno di questo “et-et”, perchè, come diceva il santo di Assisi, l'obiettivo è uno solo: il Paradiso. E anche la via per andarci è una soltanto, quella di Cristo.