Un ex studente ha compiuto una strage nella sua scuola a Graz
Ascolta la versione audio dell'articolo
Austria, Graz: un ex studente di 21 anni, di cui conosciamo solo il nome Artur, ritorna nella scuola in cui aveva studiato e uccide a sangue freddo dieci persone (bilancio ancora provvisorio). Austria sotto shock, ci si interroga sul movente, forse bullismo.

A Graz, seconda città dell'Austria, un ex studente di 21 anni, di cui conosciamo solo il nome Artur, ritorna nella scuola in cui aveva studiato, ma dove non aveva conseguito il diploma. Non ha nessuna intenzione di fare una “rimpatriata”, ma di fare una strage e poi uccidersi. È armato con una pistola e un fucile. Dalle 10 del mattino di ieri, 10 giugno, fino a mezzogiorno, spara una quarantina di colpi, uccidendo nove persone. Una decima persona è morta successivamente, per le ferite riportate. Quando finalmente le forze speciali della polizia austriaca, completano la loro incursione nella scuola, trovano anche il corpo dello stragista: si è suicidato in uno dei bagni dell’istituto. Il bilancio di undici morti (incluso l’attentatore) è ancora provvisorio. Ci sono dodici feriti di cui uno in condizioni critiche, mentre questo articolo va online. La scuola secondaria federale (acronimo tedesco: Borg) di Dreierschützengasse, dove “Artur” ha compiuto la strage, ospita anche classi di elementari e medie. Fra le vittime, infatti, ci sono anche quattro bambine di quinta elementare.
L’Austria intera è sotto shock e le autorità hanno proclamato tre giorni di lutto nazionale. Tutti gli eventi pubblici sono stati annullati. Il duomo di Santo Stefano, a Vienna, porta drappi neri e ha suonato le campane a morto. «Il male e la morte non avranno l’ultima parola», ha dichiarato il cardinale Christoph Schoenborn. Nella cattedrale di Sant’Egidio, a Graz, si è svolta la cerimonia per le vittime, alla presenza delle maggiori cariche del governo: il cancelliere Christian Stocker, il vice-cancelliere Andreas Babler e il ministro degli Esteri Beate Meinl-Reisinger. «Oggi è un giorno buio nella storia del nostro Paese - ha dichiarato Stocker in conferenza stampa ieri pomeriggio - Questo atto ci riguarda tutti. Come individui, come genitori, come società in questo Paese».
Un atto che riguarda “tutti”, ma di cui è ancora impossibile spiegare il perché. Colpisce la lucida ferocia con cui un ex studente attraversa due piani dell’edificio in cui ha studiato, con un fucile da caccia e una pistola, colpendo ben ventidue persone, prima di spararsi a sua volta. Nove persone le ha uccise sul colpo, fra cui bambine di dieci anni. Il movente è ufficialmente ignoto, anche se il quotidiano austriaco Kronen Zeitung fa un’ipotesi: rivela dell’esistenza di un biglietto di addio, scoperto durante l’ispezione della casa del pluri-omicida. Avrebbe agito per vendetta, secondo il giornale di Graz, in quanto vittima di bullismo e bocciato. Infatti non ha conseguito il diploma nella scuola di Dreierschützengasse. Assieme al biglietto di addio la polizia avrebbe trovato anche una bomba artigianale, però giudicata “inservibile”.
Difficile parlare di mancata prevenzione: l’uomo non aveva precedenti penali, non era conosciuto dalla polizia. Le armi erano regolarmente detenute, l’ex studente, maggiorenne, aveva il porto d’armi. Non si può neppure prendere la scorciatoia delle “armi facili” per spiegare la causa del massacro, come solitamente si fa quando episodi simili avvengono negli Usa, dove le armi sono libere in forza del Secondo Emendamento della Costituzione. In Austria non lo sono, per possederle occorre il porto d’armi, serve un motivo valido, che può essere autodifesa, sport o caccia, come da noi in Italia. Questa è semmai l’ulteriore dimostrazione che non sono le armi da fuoco che rendono l’uomo uno stragista, ma semmai permettono all’uomo di compiere una strage, di facilitare e rendere più letale ancora la sua volontà omicida.
Gli psicologi, intervistati dalla stampa austriaca, sono già al lavoro. Stanno scandagliando il tema del bullismo e dei suoi effetti più duraturi. Anton-Rupert Laireiter, intervistato dal Salzburger Nachrichten, ritiene che «Il bullismo può causare danni che durano anni». Un uomo di 21 anni, uscito dal circuito scolastico almeno da 3, può ancora portare cicatrici tali da meditare una vendetta a freddo, coinvolgendo innocenti? Il mondo dell’adolescenza, per quanto sia sempre stato considerato difficile, in tutte le epoche, sembra sempre più insondabile agli occhi di osservatori adulti.