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NUOVO SUCCESSO

“Un cuore che batte” approda in Parlamento

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Dopo aver raccolto più del doppio delle firme necessarie, la proposta pro vita di iniziativa popolare è stata assegnata alle Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali della Camera. 

Editoriali 24_02_2024

La proposta di iniziativa popolare Un cuore che batte, dopo aver raccolto 106 mila firme, più del doppio del necessario, approda in Parlamento, alla Camera, e verrà discussa dalle Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali. Il testo della proposta mira ad aggiungere il seguente comma all’art. 14 della Legge 194: «Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».

La proposta di legge è preceduta da una relazione introduttiva elaborata dalla bioeticista Giulia Bovassi. In essa si appunta che il nascituro «è il grande e silenzioso invisibile» della procedura abortiva e dunque «obiettivo della presente proposta di legge […] è rendere visibile l’invisibile e dare voce al silenzio, la voce di un battito cardiaco udibile già dalla quinta settimana di gravidanza», andando così a tutelare il diritto alla vita del concepito.

Si sottolinea poi che «la proposta di legge agisce sulla presa di coscienza di un dato di fatto: l’evidenza scientifica dell’umanità del concepito, contro ogni tentativo di attribuire a esso una presunta entità altra rispetto all’appartenenza alla specie umana e alla “personeità”. […] Voluto oppure no, un figlio resta tale per natura». Dunque questa proposta di legge  rispecchia fedelmente, secondo gli estensori, il principio contenuto nell’art. 1 della 194: la «tutela della vita umana fin dal suo inizio».

L’introduzione poi sgombra il campo da un fraintendimento: non si vuole solo potenziare il consenso informato della donna giudicando implicitamente così che qualsiasi sua scelta sia eticamente accettabile, ma lo si vuole potenziare perché lo si orienta verso un solo fine ben specifico: l’accoglienza del figlio. E per superare tutte le sterili polemiche nate in seno al mondo pro life e per rispettare le indicazioni presenti nel n. 73 dell’Evangelium vitae si aggiunge che tutte le realtà promotrici sono nettamente contrarie all’aborto.

Successivamente si specifica che le attività richieste al medico non esorbitano da quelle previste dal Codice deontologico bensì sono quelle indicate dallo stesso Codice: il medico, infatti, deve fornire «tutte le informazioni necessarie alla paziente (la madre) in merito alla gravidanza e allo stato di salute e vita del concepito, accertandone la presenza (esame ecografico) e la vitalità (battito cardiaco), come informazioni minime da comunicare in ambito diagnostico, così come accade quando, a parità di condizioni, la gestante si rivolge al medico curante per accertare lo stato di gravidanza e di salute del feto che intende accogliere». Infatti il medico è obbligato ad informare compiutamente la gestante su cosa sia l’aborto affinché il consenso sia realmente informato e libero. Inoltre l’ascolto del battito e la visione del feto configurano «almeno un tentativo per rimuovere le cause che porterebbero all’interruzione» e ciò in ossequio a quanto prescrive proprio l’art. 5 della legge 194.

La relazione si chiude argomentando, assai opportunamente, su due temi decisivi: lo statuto biologico del concepito e lo statuto antropologico dello stesso. Sul primo versante l’embriologia non ha più dubbi: il concepito è un organismo umano, è un essere umano. Sul secondo versante, la filosofia realista di impianto metafisico riconosce in quell’essere umano una persona. E dunque un plauso a questa relazione perché da una parte ha messo in luce che la proposta di legge va a soddisfare quegli obblighi previsti dalla stessa Legge 194 e dal Codice deontologico medico e, su altro versante, è andata ad individuare le due scriminanti decisive in tema di aborto: se il nascituro è un essere umano di natura personale non può essere ucciso. Tutte le altre considerazioni appaiono meramente accessorie di fronte a questa realtà e come tali devono fare un passo indietro, non risultando mai risolutive in merito ad un giudizio eticamente positivo sull’aborto.

È quasi impossibile che la proposta diventi legge, per evidenti e plurimi motivi politici. Ricordiamo, ad esempio, che nel gennaio del 2023 il Governo a guida Meloni si era impegnato a non modificare in alcun modo la 194. Detto ciò, questa proposta continua ad incassare successi: la mobilitazione di molte associazioni per raccogliere le firme, lo smascheramento in modo ancor più marcato di quelle realtà fintamente cattoliche ma in realtà pro aborto, la riapertura sui media e sui social del tema aborto evitando così che nella coscienza di molti l’aborto sia considerato una pratica archiviata, il risultato sbalorditivo di 106 mila firme, le quali sono la punta dell’iceberg che rivela che sotto il pelo dell’acqua esiste un esteso popolo pro vita, la relazione a questa proposta di legge che ha permesso di far leggere a due Commissioni parlamentari contenuti ormai estinti da qualsiasi dibattito bioetico in seno alla politica. Insomma, anche se la proposta, è il caso di dirlo, verrà abortita, prima di allora avrà già fatto sentire a molti, moltissimi il suo cuore battente e combattente.



IL SUCCESSO

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