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IL CASO

Un cappio al collo Ecco l'eutanasia di Charlie Hebdo

Je suis Charlie: lo stucchevole tormentone che ha ridotto a noioso rap la tragedia del massacro di Parigi, rimbalza ancora in questi giorni sui media francesi, anche se in una versione diversa stupefacente. Come nel gennaio scorso, i media paiono tutti allineati e coperti nel cantare lodi alla ritrovata sfacciataggine del settimanale satirico.

Editoriali 03_08_2015
La copertina dell'ultimo numero di Charlie Hebdo

Je suis Charlie: lo stucchevole tormentone che ha ridotto a noioso rap la tragedia del massacro di Parigi, rimbalza ancora in questi giorni sui media francesi, anche se in una versione diversa stupefacente. Come nel gennaio scorso, i media paiono tutti allineati e coperti nel cantare lodi alla ritrovata sfacciataggine del settimanale satirico, anche se del coraggio degli sfottò a Maometto e all’islam terrorista e radicale adesso non c’è più traccia.

No, l’ultima copertina dell’Hebo in edicola, attualmente diretto da Laurent Sourisseau, detto Riss, porta la penosa caricatura Di Vincent Lambert, il 38enne tetraplegico in stato vegetativo tenuto in vita dalla macchina che i dottori la scorsa settimana si sono rifiutati di spegnere, nonostante la Corte europea dei diritti dell’uomo avesse autorizzato lo scorso giugno l’eutanasia passiva. Un inno, quello che si alza dalle pagine di Charlie, non più alla libertà di vivere, minacciata dai killer islamici, ma alla necessità della morte, che solo qualche imbecille può chiamare “dolce”.  Insomma, una svolta radicale questa della direzione che ha ormai rinunciato alle vignette su Allah per dedicarsi con maggior impegno e senza alcun rischio al vecchio vizio della satira gauchiste: lo sbeffeggio del Papa, dei vescovi e di tutti i santi cattolici, Gesù Cristo e Maria Vergine compresi.

Ma quel che peggio è che Charlie usi della drammatica vicenda del povero Lambert per lanciare i suoi attacchi politici: nel caso in questione, a una presunta libertà di informazione messa a rischio da alcuni gruppi editoriali. Come gli altri media francesi, pure Charlie dedica la cover story ai Guignols de l’info, storica emissione di Canal Plus simbolo in Francia della libertà di critica e d’espressione, «minacciata» dalla nuova direzione della rete (comprata da Vincent Bolloré). Guignol è una sorta di  pseudotelegiornale i cui protagonisti sono marionette che imitano personaggi del mondo politico e che contano di più in Francia.  E per far promuovere la sua denuncia, Charlie Hebdo ha deciso di accostare a una marionetta dei Guignols disegnata con un cappio al collo, l’immagine di Lambert sotto il titolo: «Débranchez Vincent Lambert, pas “Les Guignols”». Cioè: fate l’eutanasia a Lambert, non ai Guignols.

Voilà fin dove è caduta in basso l’ex fazzoletto rosso della Franca laica e libertaria, della gauche illuminata e non sottomessa ai poteri forti. S’è ridotto a chiedere il cappio per un povero malato e libertà per delle marionette. Brutto tramonto per queste matite stanche e ingrugnite, che non  hanno più nulla a che vedere con quelle allegre e acuminate che portate in corteo a Parigi divennero in tutto il mondo il  simbolo della libera satira.  Del resto, non poteva che finire così per questi disegnatori innalzati a loro insaputa a eroi della resistenza ai tagliagola.  Una resa annunciata già due settimane fa, quando il direttore Riss dichiarava al magazine tedesco Stern la loro definitiva e irrevocabile soumission ai jihadist islamici e il ritorno all’anticattolicesimo più spinto e religiosamente corretto. Ma visti gli osanna della stampa galloise per la copertina shock, c’è da scommetterci che nessuno rimpiangerà le caricature di Maometto perché il Lambert impiccato è solo l’anticipo di una nuova e più promettente stagione per la satira made in France. Dunque, viva l’eutanasia e lunga vita ai Guignols. Chi l’avrebbe mai detto? Marionette difese da vignettisti burattini: che brutta fine caro Charlie