Un altro Nazareno? Solo per votare in autunno
A parlare espressamente di un Nazareno-bis è stato Gianni Cuperlo, esponente Pd di area bersaniana. Oltre che sul sistema elettorale tedesco, Renzi e Berlusconi si sarebbero messi d’accordo anche sulla tempistica delle urne: non oltre l’autunno. In questo caso però servirebbero i voti per far passare la riforma entro luglio e andare a votare a settembre
Il patto del Nazareno è vivo e parla tedesco. Resuscitato dopo accurate manovre di soccorso - rigorosamente dietro le quinte – il nuovo accordo fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi potrebbe partorire presto un nuovo sistema elettorale simile a quello che vige in Germania.
Mentre la grande commedia sulla legge elettorale riparte dal Rosatellum - il testo presentato dal Pd e adottato dalla commissione Affari costituzionali - è infatti sempre più lampante che la vera partita si sta giocando fuori dall’aula della commissione. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sono tornati a parlarsi, ed è una certezza, sia pure tramite i rispettivi ambasciatori (Gianni Letta e Maria Elena Boschi). Il leader di Forza Italia ha pubblicamente indicato il sistema tedesco come unico possibile punto di incontro e il Partito Democratico non gli ha certamente chiuso la porta in faccia. “Siamo disponibili al dialogo. Vediamo su quali punti concentrarlo”, ha rilanciato il deputato Pd e relatore della legge elettorale Emanuele Fiano.
Sostegno ad un accordo Renzi-Berlusconi arriva a sorpresa anche dal leader della Lega Matteo Salvini: “Renzi e Berlusconi stanno amoreggiando sulla legge elettorale, noi gliela votiamo pur di permettere agli italiani di scegliere un nuovo Parlamento”. Un secco e prevedibile “no” è invece stato ribadito dal grillino Luigi Di Maio, che accusa Forza Italia e Pd di essere tornati a tramare per isolare il Movimento 5 Stelle: “La proposta di legge elettorale sul modello tedesco è stata congegnata per escludere il M5S dalla possibilità di andare a governare. Se è questo il presupposto per cui è stato congegnato, noi non possiamo accettare. Renzi e Berlusconi non possono prendersi la responsabilità di escluderci dalla legge elettorale. Loro hanno paura di noi, ma dovranno tornare da noi perché i numeri non ce li hanno: mi sembra un grande bluff e un grande inciucio”.
A parlare espressamente di un Nazareno-bis è stato Gianni Cuperlo, esponente Pd di area bersaniana: “Sulla legge elettorale si dovrebbe ricercare un accordo più ampio della sola maggioranza che sostiene il governo che tenga insieme i due principi fondamentali che servono al Paese: la governabilità e la rappresentanza”. “Un eventuale nuovo patto del Nazareno – ha aggiunto – metterebbe in discussione alcuni dei principi su cui il Pd è sorto, a partire dal maggioritario, e costringerebbe l’evoluzione del quadro politico verso ciò che a parole tutti vogliono negare: una prospettiva di larghe intese e un governo che non sia espressione di una parte”.
Oltre che sul sistema elettorale tedesco, Renzi e Berlusconi si sarebbero messi d’accordo anche sulla tempistica delle urne: non oltre l’autunno. In questo caso però servirebbero i voti per far passare la riforma entro luglio e andare a votare a settembre, e non è detto che ci siano. Dunque il nuovo patto del Nazareno potrebbe cercare di abbassare dal 5 al 4% la soglia minima di preferenze per entrare in Parlamento, in modo da convincere anche i riottosi alfaniani e Fratelli d’Italia a votare il testo della legge elettorale alla tedesca. In questo modo, i numeri potrebbero esserci anche al Senato e la riforma potrebbe passare.
Votare in autunno potrebbe infatti rappresentare una condizione irrinunciabile per entrambi, Renzi e Berlusconi. L’ex sindaco di Firenze in questo modo avrebbe più di un vantaggio. Innanzitutto lascerebbe al futuro governo la “patata bollente” di una manovra finanziaria vessatoria e impopolare che potrebbe scatenare su di lui e sul suo partito le ire degli italiani. E poi riuscirebbe ad accorpare, alle politiche, anche le elezioni regionali siciliane, dove i favoriti sono i pentastellati. Un eventuale insuccesso del Pd in Sicilia risulterebbe in questo modo meno fragoroso, e il danno di immagine sarebbe un po’ attenuato dal probabile flop dei grillini a Parma, che saranno molto probabilmente battuti dallo “scissionista” Federico Pizzarotti nelle amministrative di giugno.
Tornare alle urne a settembre, inoltre, converrebbe anche al Cavaliere, visto che una sua eventuale “riabilitazione” da Strasburgo – dopo il ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo contro la legge Severino – appare ormai remota. In questo caso, Berlusconi avrebbe tutto il tempo necessario per lavorare alle larghe intese, finalizzate a preservare i suoi interessi aziendali e personali.
Il Nazareno-bis, però, ha un insospettabile nemico. Che si chiama Paolo Gentiloni. L’attuale Presidente del Consiglio non sbaglia una mossa. Il suo gradimento è in ascesa e il governo tira dritto. Gli italiani hanno imparato ad apprezzare la sua riservatezza fin da subito, che risalta ancor più se paragonata all’esuberanza del suo predecessore. Non ha fatto promesse e non ha illuso. Aveva detto fin da subito che avrebbe voluto un “governo rassicurante” e c’è riuscito. Ora bisogna solo capire se è disposto a farsi da parte o se la sua silenziosa avanzata andrà avanti rottamando il rottamatore. Quel che è certo è che, oltre al Movimento 5 Stelle e a Gentiloni, il redivivo Nazareno si troverà ad affrontare più di un nemico. La sinistra di Giuliano Pisapia, per esempio, resterebbe spiazzata dall’accordo sul modello tedesco e naufragherebbe ancora prima di nascere il sogno della costruzione di un nuovo centrosinistra. E a prendere le distanze dal Nazareno-bis è anche il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che ha lanciato il suo monito al governo: “Dobbiamo continuare la strada delle riforme realizzabili a livello politico con una vocazione al maggioritario”. “Assecondare la tentazione proporzionalista – ha detto ancora Boccia – riaprirebbe una stagione di immobilismo in un quadro neo corporativo e neo consociativo”. Dunque, il Nazareno-bis sembra già zoppo, ancor prima di decollare.