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POLITICA

Un accordo di governo è obbligatorio

La decisione delle forze politiche di non parlarsi e piuttosto di andare a nuove elezioni, è uno schiaffo agli elettori, nonché un retaggio della Guerra fredda. Ma è soprattutto mancanza di cultura democratica.  

Editoriali 10_03_2013
Parlamento

In estrema sintesi: il Pd vorrebbe parlare solo con il movimento di Beppe Grillo, che invece non vuol parlare con nessuno; il PdL vorrebbe parlare con il Pd che però con il PdL non vuol parlare; Mario Monti e i suoi con qualcuno (non con tutti) farebbero due chiacchiere volentieri, ma nessuno sembra molto interessato a parlare con loro. E ogni giorno aumenta il numero e il peso di chi pur di non parlare con questo o con quello si dice pronto ad andare a nuove elezioni.

Decenni di Guerra fredda poi mal digerita ci fanno sembrare tutto ciò magari sgradito ma comprensibile. Eppure a ben vedere si tratta di un’assurdità, e soprattutto di una drammatica mancanza di cultura democratica. La Guerra fredda fu, diciamolo ancora una volta, una guerra a tutti gli effetti durante la quale il fronte tra le due parti in lotta passava all’interno del nostro Paese e quindi del nostro Parlamento. E durante una guerra il fronte tra le due parti in lotta è per natura sua netto e invalicabile. Anche la più piccola eccezione a tale incomunicabilità è “intelligenza col nemico”: un reato punito con la morte.

In quegli anni nel Parlamento italiano (almeno ufficialmente) tra Pci e Dc c’era un muro invalicabile. I due grandi antagonisti ogni giorno si delegittimavano a vicenda, e non cessavano di proclamare che mai sarebbero venuti al minimo accordo tra loro. Tale almeno era la situazione in aula e quindi alla ribalta dell’opinione pubblica, mentre in commissione, dove si approva la gran parte delle leggi, gli accordi indiretti ma reali e rigorosamente osservati erano all’ordine del giorno, ma questa è un’altra storia. D’altra parte era ragionevole che fosse così poiché un Parlamento eletto è la legittima rappresentanza democratica di un popolo, e non un supremo tribunale dove alcune forze avrebbero il diritto di scomunicarne alcune altre. Un Parlamento democratico non è chiamato a discutere su come il popolo ha voluto che fosse, oppure a correre a nuove elezioni. Un Parlamento ha il dovere di rispettare la volontà del popolo, e quindi di cercare tenacemente un compromesso alto fra tutte o quasi le forze politiche che ne fanno parte. 

E’ chiaro che l’ideale sarebbe che, come nel caso delle Regioni, anche in sede nazionale il popolo eleggesse direttamente non solo il Parlamento ma anche il capo del governo. Per quanto concerne le istituzioni nazionali purtroppo oggi ciò non è possibile. Tuttavia resta comunque in tale sede innanzitutto il dovere di arrivare a un compromesso alto nel quadro di una trattativa aperta a tutte le forze ivi rappresentate.

Perciò apprezziamo vivamente la fermezza con cui il presidente della Repubblica si oppone  all’idea di nuove elezioni e sollecita le forze politiche in campo ad un accordo. Se poi tale accordo tardasse oltre il ragionevole egli avrebbe il dovere oltre che il diritto di nominare un governo e presentarlo alle Camere mettendole di fronte  alla loro responsabilità. Purtroppo il caso del governo Monti dimostra che Napolitano in materia non ha poi la mano molto felice, ma qui si tratta di affermare un principio che è fondamentale per la crescita della nostra democrazia anche al di là delle sconfortanti circostanze presenti.