UE, la destra cresce nei sondaggi. Sinistra in allarme
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Un report del think tank European Council on Foreign Relations mostra che le destre, nelle europee di giugno, possono arrivare a guidare il Parlamento e la Commissione. Media, lobby e politici di sinistra in subbuglio.
L’enorme preoccupazione di una crescita delle destre e della possibile alleanza dei conservatori, di una parte degli indipendentisti e dei popolari, da molti mesi mette in subbuglio burocrazie e lobby vicine alla sinistra. La situazione è destinata a peggiorare, anche per via dell’ultimo sondaggio sulla possibile maggioranza nel Parlamento europeo dei partiti popolari, conservatori e identitari.
Nei giorni scorsi è stato pubblicato il report del think tank European Council on Foreign Relations (ECFR), nel quale si mostra come l'ondata della destra identitaria potrebbe consentire a una coalizione di cristiano-democratici e conservatori di unire le forze e guidare il Parlamento e, probabilmente, anche la maggioranza della Commissione europea. Gli identitari, secondo la ricerca, guadagnerebbero ben 40 seggi, mentre i conservatori e riformisti europei ne guadagnerebbero 18.
All’altra estremità dello spettro politico, la Sinistra, fatta da comunisti ed euroscettici, dovrebbe ottenere 6 seggi in più, mentre tutti gli altri partiti perderebbero seggi. Questo scenario, diffuso da un centro studi legato ad ambienti della sinistra liberale e democratica degli USA, fa il paio con la dichiarazione del Dipartimento di Stato dell’Amministrazione Biden, che la scorsa settimana metteva in guardia sulla possibile influenza della Russia nelle elezioni europee di giugno 2024.
Così, nelle narrazioni che stanno man mano prendendo corpo sulla stampa internazionale per allarmare gli elettori europei, le destre dei conservatori e identitari vestirebbero entrambe le casacche proibite: quella bruna nazifascista e quella rossa della Russia autoritaria. Ovviamente, se i politici e burocrati europei avessero un minimo senso delle istituzioni e della politica, si chiederebbero quali siano stati i propri eccessi ed errori in questo quinquennio, tali da provocare questa ondata di proteste e di possibili ribaltamenti politici. Nulla di tutto ciò sta avvenendo, piuttosto si stanno consumando vendette personali e politiche che sfiorano il tragicomico e umiliano le istituzioni, rafforzando le ragioni del voto conservatore e identitario.
Tra i commissari in campo, quello della Giustizia, Didier Reynders, sta, per un verso, assecondando le voglie di vendetta dei parlamentari europei liberal-socialisti e delle sinistre contro l’Ungheria, per la quale i deputati chiedono di ritirare il diritto di voto, smentire ogni impegno sull’invio dei fondi e riflettere seriamente su come vincolare il Paese di Orban per il prossimo semestre di presidenza di turno del Consiglio dell’UE (luglio-dicembre 2024). Reynders non si è fatto mancare una visita a Varsavia per sostenere di persona le riforme appena abbozzate dal governo Tusk e promettere, a priori, sostegno anche per i 76 miliardi di fondi europei. Lo ha fatto poche ore prima della decisione dell’esecutivo di Tusk di approvare la vendita nelle farmacie della pillola del giorno dopo, potenzialmente abortiva e vietata dai governi del PiS. Semplice coincidenza? Da par suo, il commissario ai Valori e alla Trasparenza, Vera Jourová, non solo non è intervenuta, nonostante la richiesta del presidente polacco Andrzej Duda, contro l’arresto dei parlamentari polacchi, ma ha ricevuto a Bruxelles il nuovo ministro della Giustizia del governo Tusk e ha ribadito, anche con una candida intervista, che il suo lavoro a Bruxelles è fallito in termini di pressioni sul governo polacco precedente e sull’attuale governo ungherese affinché cambiassero le loro politiche.
Tuttavia, proprio sulla trasparenza la Jourová pare avere scheletri nell’armadio, mentre abbiamo scritto più volte come abbia tentato di imporre i (dis)valori anticristiani. La scorsa settimana, l'Ufficio dell’Ombudsman europeo ha chiesto alla Commissione europea di fornire i documenti relativi a una visita in Slovenia nel 2023 da parte della Jourová: si sospettano pressioni inaudite fatte dalla rappresentante di Bruxelles durante l’incontro con Matej Accetto, il presidente della Corte costituzionale slovena, nel marzo del 2023. Da quell’incontro si spianò la strada al governo sloveno di sinistra-globalista per epurare tutti i conservatori dall'unica emittente pubblica del Paese, come oggi si vorrebbe fare in Polonia.
Il Parlamento europeo non è da meno; in pochi giorni ha messo sotto indagine interna, per uso di “linguaggio d’odio”, sia l’ex segretario generale e acuto politico del PPE Antonio Lopez-Isturiz White, accusato di essere stato troppo crudo nelle sue accuse sull’amnistia per i separatisti durante il dibattito col premier spagnolo Pedro Sanchez, sia il parlamentare fiammingo e conservatore Tom Vandendriessche che, in riferimento al patto migratorio dell'UE, ha respinto l’idea di attrarre più migranti. Vendette, intimidazioni e colpi di coda da fine impero che confermano la continua umiliazione delle istituzioni europee da parte di bande politiche di ogni risma che siedono, speriamo ancor per poco, a Bruxelles.