Ucraina, tutte le perplessità sulla controffensiva
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La controffensiva ucraina, più volte annunciata, potrebbe non disporre delle risorse sufficienti. Lo stesso presidente Zelensky lamenta la carenza di materiale della Nato. La Russia sta invece mobilitando nuove riserve. Se l'Ucraina fallisce non avrà più nulla.
La più volte preannunciata controffensiva ucraina che dovrebbe tagliare in due lo schieramento russo, separando il Donbass dalla Crimea, raggiungendo Mariupol, continua a dominare il dibattito sul conflitto in Ucraina riducendo l’attenzione a quanto accade sul campo di battaglia dove i russi continuano ad avanzare lentamente ma in modo continuativo in diversi settori.
Soprattutto nella roccaforte di Bakhmut che le forze di Kiev hanno deciso di difendere a oltranza i contractors russi del Gruppo Wagner hanno conseguito importanti successi stringendo ulteriormente la morsa sulle forze ucraine e occupando il centro amministrativo della città e la sponda occidentale del fiume Bakhmutka conquistando ieri anche lo stadio.
L’unica via di rifornimento ancora utilizzabile dalle truppe ucraine a ovest della città è sotto il tiro dell’artiglieria russa e potrebbe venire presto occupata dalle truppe russe chiudendo di fatto l’accerchiamento delle brigate ucraine. Per questa ragione le truppe di Kiev potrebbero ordinare la ritirata a ovest di Bakhmut sull’ultima linea di difesa del Donbass, tra Slovyansk e Kramatorsk, anche se il capo del Gruppo Wagner, Evgeny Prigozhin valuta con prudenza che la caduta della roccaforte ucraina nella regione di Donetsk richiederà ancora alcune settimane.
"Le forze ucraine stanno continuando a resistere ai tentativi di Mosca di conquistare la città orientale di Bakhmut, che ora potrebbe essere conquistata in tre o quattro settimane" ha scritto su Telegram.
La caduta di Bakhmut (Artemovsk per i russi) costituirebbe un successo considerevole per Mosca che vedrebbe vicino l’obiettivo di liberare le due regioni del Donbass (Donetsk e Lugansk) annunciato da Vladimir Putin fin dal 24 febbraio dello scarso anno e allontanerebbe con ogni probabilità la prospettiva di una consistente controffensiva ucraina. Dall’inizio di quest’anno i russi hanno ripreso l’iniziativa militare a cui gli ucraini hanno replicato solo con alcuni contrattacchi locali nell’area di Bakhmut e Zaporizhzhia risoltisi senza alcun successo.
Proprio in quest’ultima regione i russi si aspettano un contrattacco su vasta scala con 30/50 mila uomini equipaggiati con le ultime forniture occidentali che includono carri armati Leopard e T-72, cingolati BMP 1 e veicoli ruotati Stryker e MRAP. Tra gli analisti occidentali non mancano perplessità circa le capacità ucraine di lanciare un contrattacco su vasta scala a causa del numero insufficiente di armi, mezzi, e munizioni fornite dalle nazioni della Nato e del resto lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky nei giorni scorsi aveva evidenziato come tali carenze avrebbero reso non attuabile al momento una controffensiva. Ovviamente non si può escludere che analisi e dichiarazioni in tal senso abbiano l’obiettivo di ingannare i russi circa gli obiettivi, le capacità e la portata di un contrattacco ucraino, così come è lecito dubitare della veridicità dei documenti e delle mappe statunitensi apparsi ieri su alcuni canali Telegram che descrivono in dettaglio i piani segreti americani e della Nato per costruire l’esercito ucraino per la controffensiva di primavera.
La vice addetta stampa del Pentagono, Sabrina Singh, ha dichiarato che sono in corso indagini su chi possa aver provocato la fuga dei documenti che illustrano lo stato delle forze ucraine al 1° marzo scorso secondo i quali a fine aprile l’esercito ucraino dovrebbe disporre di 9 brigate (5 meccanizzate, 2 di fanteria, e 3 aeromobili).
Secondo il New York Times, che cita fonti dell'amministrazione americana, i documenti top secret pubblicati sono stati modificati rispetto alla versione originale aumentando le stime americane dei morti di guerra ucraini e rivedendo al ribasso quelle sulle perdite della Russia. Il che farebbe pensare che la fuga di notizie sia un tentativo di disinformazione da parte di Mosca.
Per frenare un contrattacco ucraino i russi hanno realizzato ampie fortificazioni difensive e in ogni caso Kiev potrebbe giocarsi nell’eventuale contrattacco tutte le carte ancora rimastegli. In caso di successo gli ucraini potrebbero riconquistare alcune porzioni di territorio occupato dai russi col rischio però di non disporre più di risorse militari sufficienti a rispondere a un ulteriore attacco russo su diversi fronti.
La rinuncia alla controffensiva aumenterebbe le capacità degli ucraini di fronteggiare l’avanzata russa ma politicamente metterebbe all’angolo Kiev evidenziandone l’incapacità di rovesciare le sorti della guerra. Proponendo un parallelo storico quindi, la controffensiva ucraina scatenata senza disporre di ampie riserve per alimentare lo sforzo bellico rischierebbe di assomigliare a quella scatenata dai tedeschi sulle Ardenne nel dicembre del 1944, che anticipò di pochi mesi la resa della Germania.
Dmitrij Suslov, consigliere del Cremlino, che dirige il Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia di Mosca, ha valutato le prospettive militari del conflitto in un’intervista al Corriere della Sera.
"La questione più importante è: cosa succederà se gli ucraini falliscono, nonostante tutti questi aiuti? L'Occidente non avrà molto per rimpiazzare questo arsenale. L'Ucraina si troverà quasi scoperta. Mentre la Russia, come hanno correttamente valutato alcuni media occidentali, mobiliterà 400mila nuovi volontari entro la fine dell'anno e sarà pronta a lanciare una vera offensiva. Siamo sicuramente alla vigilia di una grossa offensiva da parte dell'Ucraina, il cui principale obiettivo sarà probabilmente il Mare di Azov - dice Suslov -, nel tentativo di tagliare il collegamento con la Crimea. La narrazione occidentale che Mosca abbia tentato e fallito l'offensiva in Donbass è falsa. Non è stato un tentativo su vasta scala nel senso convenzionale del termine, ma una maggiore pressione senza uso massiccio di truppe sul terreno. Sono state impiegate piccole unità, non ci sono state vere manovre – ha aggiunto Suslov -. La Russia sta usando detenuti (con riferimento ai carcerati arruolati dal Gruppo Wagner NdR), l'Ucraina truppe regolari”.
Circa l’ipotesi di negoziati Suslov valuta che “la probabilità è zero. L'Occidente non permetterà all'Ucraina di partecipare ad alcun negoziato prima dell'offensiva di primavera. La nostra lettura della posizione occidentale è che se l'attacco ucraino avrà successo e la Crimea sarà minacciata, allora la situazione sarà propizia a un negoziato. Ma se questo non succede, sarà la Russia a non consentire alcuna trattativa prima della sua controffensiva in autunno - afferma Suslov -. Non mi aspetto nulla sul fronte negoziale entro il 2023".
Forse non a caso, come ha scritto il Financial Times, Stati Uniti, Germania e Ungheria si sono opposti alla proposta di alcuni alleati di offrire all'Ucraina una road-map per l'adesione all'Alleanza Atlantica in occasione del prossimo vertice di Vilnius. Quattro fonti diplomatiche citate dal quotidiano hanno riferito di un acceso dibattito tra i ministri degli esteri della Nato a Bruxelles riunitisi nei giorni scorsi su ciò che dovrebbe essere offerto all'Ucraina. Anche se tutti i membri dell'Alleanza concordano sul fatto che l'adesione alla Nato non può essere seriamente discussa mentre la guerra è ancora in corso, Polonia e Paesi Baltici premono per offrire all'Ucraina una "tabella di marcia" per l'adesione, che "rafforzerebbe" le relazioni tra l'Alleanza e Kiev.
Non è difficile intuire le perplessità nutrite in tal senso da Washington, Berlino e Budapest. Se la guerra tra russi e ucraini non terminasse con una pace stabile ma solo (come è altamente probabile) con un cessate il fuoco, il riesplodere del conflitto dopo l’ingresso di Kiev nella Nato imporrebbe agli alleati di entrare in guerra contro la Russia in base all’articolo 5 del trattato che ha istituito la Nato.