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CONTRO LA RUSSIA

Ucraina, Polonia e Baltici vogliono spingere la Nato alla guerra

Dietro l'intenzione della Polonia di trasferire in Ucraina le batterie di missili Patriot ricevute dalla Germania, sta la volontà di coinvolgere direttamente la NATO nel conflitto contro la Russia. Il segretario Stoltenberg cerca di smarcarsi, ma la situazione diventa molto rischiosa e il passaggio dalla "belligeranza indiretta" all'impegno in prima linea sui campi di battaglia potrebbe essere breve.

Esteri 28_11_2022

«La decisione se inviare batterie di missili da difesa aerea a lungo raggio Patriot in Ucraina spetta alle singole nazioni, non alla NATO». Lo ha ribadito nei giorni scorsi il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg dopo la pretesa di Varsavia di trasferire all’Ucraina le batterie di missili Patriot PAC 3 (con spiccate capacità antimissile) che le forze armate tedesche hanno offerto alla Polonia per aiutarla a difendere il suo spazio aereo da ordigni bellici provenienti dai cieli infuocati dalla vicina Ucraina.
Un’offerta accompagnata dall’invio di caccia Typhoon della Luftwaffe per difendere lo spazio aereo di un altro paese membro della NATO, espressa dopo che un missile antiaereo ucraino S-300 è caduto per errore in territorio polacco uccidendo due persone.

Varsavia ha inizialmente accettato l’offerta di Berlino, concordata il 22 novembre in videoconferenza dai ministri della Difesa dei due Paesi, ma il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, ha successivamente chiesto alla Germania di inviare invece le batterie di missili in Ucraina.
Anche la Polonia ha acquisito dagli Stati Uniti, con un contratto da 4,75 miliardi di dollari, il sistema Patriot PAC 3 con due batterie, 16 lanciatori e centinaia di missili: armi che non saranno però operative prima del 2023 o 2024.

La reazione di Berlino alla richiesta polacca non nasconde irritazione. «I sistemi antimissile Patriot sono parte della difesa aerea integrata della Nato. Ogni impiego di questi armamenti al di fuori del territorio dell'Alleanza Atlantica deve prima essere discusso dagli Stati membri parte», ha detto il ministro della Difesa tedesco Christine Lambrecht che il 21 novembre aveva sostenuto: la «nostra massima responsabilità è che la NATO non diventi parte della guerra» tra Russia e Ucraina, pur sostenendo la necessità di migliorare la difesa aerea di partner della NATO come Polonia, Slovacchia e Stati Baltici, che confinano direttamente con Russia e Ucraina».

I dettagli dell’invio di caccia e missili tedeschi in Polonia verranno chiariti e messi a punto nei prossimi giorni ma il dispiegamento di tali armi ha già superato la soglia dell’ambiguità e costituisce potenzialmente un ulteriore passo verso un maggiore coinvolgimento di stati membri di UE e NATO nel conflitto contro la Russia

La forte ambiguità è del resto insita nelle stesse motivazioni dello schieramento dei caccia e dei missili tedeschi in Polonia, determinato dall’incidente di Przewodow del 15 novembre in cui un missile terra-aria S-300 ucraino, probabilmente fuori controllo, ha colpito un’azienda agricola sei chilometri oltre il confine polacco uccidendo due persone.
Il missile che ha violato il territorio polacco era quindi ucraino, non russo, anche se Kiev continua a sostenere il contrario e il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha dichiarato il 20 novembre che i dati raccolti dall’inchiesta sull’esplosione non permettono di determinare con certezza da dove sia stato lanciato.

Che si tratti di speculazioni infondate lo dicono i fatti (nessun S-300 russo avrebbe potuto raggiungere il territorio polacco per ragioni di autonomia) e le rilevazioni di aerei e satelliti statunitensi: il Pentagono ha fatto sapere già poche ore dopo l’incidente di aver rilevato la traiettoria del missile specificando che non era partito da territori in mano ai russi.

Non a caso, dal giorno dell’incidente Ucraina, Polonia e Stati Baltici sembrano puntare a sfruttare quanto accaduto a Przewodow per coinvolgere maggiormente la NATO nel conflitto.
Benché in questa guerra quasi tutti i media occidentali siano “militanti” al fianco di Kiev, l’agenzia di stampa Associated Press ha dovuto licenziare il reporter ed ex marine James La Porta che aveva dato la notizia rivelatasi falsa che «missili russi» erano caduti in territorio polacco citando «un alto funzionario dell’intelligence statunitense».

Anche se il missile caduto in Polonia non era russo risulta difficile credere che i missili Patriot PAC-3 tedeschi schierati sul confine verranno impiegati per abbattere missili antiaerei ucraini finiti fuori rotta e destinati a sconfinare. Considerata anche la proposta di Varsavia di schierare i Patriot in Ucraina appare ben più credibile che tali armi possano venire impiegate contro missili da crociera e balistici russi.
Il paradosso ulteriore è che finora nessuna arma russa ha sconfinato mentre droni e missili ucraini sono caduti in Polonia, Moldova e persino in Croazia.

Inoltre, l’autonomia dei Patriot PAC-3 contro i missili balistici a corto raggio supera i 30 chilometri, che salgono a oltre 100 contro missili da crociera ed altri bersagli aerei. Per questo anche solo schierando le batterie missilistiche sul confine tra Polonia e Ucraina tali armi saranno in grado di vedere e potenzialmente ingaggiare i missili russi lanciati contro obiettivi in Ucraina Occidentale, anche a pochi chilometri dalla frontiera polacca che viene attraversata dalla gran parte degli aiuti militari occidentali forniti a Kiev.

E se un missile russo diretto su un obiettivo in Ucraina venisse abbattuto da un missile di costruzione statunitense in dotazione alle forze armate tedesche e lanciato dal territorio polacco sullo spazio aereo ucraino?

I rischi connessi con un simile evento sono facilmente intuibili e infatti finora la NATO ha sempre respinto la richiesta di Kiev di istituire una “No Fly Zone” tesa a interdire ai russi i cieli ucraini proprio per evitare di ritrovarsi in guerra con Mosca.

Tenuto conto che Polonia, Ucraina e Stati Baltici puntano esplicitamente a coinvolgere la NATO nella guerra non è superfluo chiedersi se quanto accaduto a Przewodow sia stato davvero un incidente o non sia stato “costruito” per giustificare il dispiegamento di sofisticate armi antiaeree di stati membri della NATO sul confine ucraino o nella stessa Ucraina. Sospetto che viene alimentato anche dall’insistenza con cui i vertici ucraini continuano a sostenere che il missile caduto in Polonia fosse russo.

La posta in gioco è altissima e fidarsi di alcuni “alleati” potrebbe portarci in questo conflitto dall’attuale “belligeranza indiretta” a trovarci in prima linea sui campi di battaglia contro la Russia.