Ucciso in Pakistan il padre di una ragazzina cristiana rapita
Aveva lottato per la liberazione della figlia e per assicurare alla giustizia chi l’aveva rapita, ci era riuscito, ma è stato ucciso pochi giorni dopo averla riabbracciata
Basharat Masih, il padre di una ragazzina cristiana liberata alcune settimane fa, dopo che era stata rapita da due musulmani per costringerla a convertirsi all’Islam e a sposarne uno, è stato assassinato da un gruppo di persone che lo hanno aggredito per strada il 24 aprile. È successo in Pakistan, a Chak 7, un villaggio vicino a Faisalabad dove l’uomo risiedeva con la famiglia. La figlia di 12 anni, Hoorab, era stata rapita il 28 dicembre 2022 da due commercianti, Muhammad Mustafa e Muhammad Usman. Il padre aveva lottato per la sua liberazione ed era riuscito a ottenere che i responsabili del sequestro fossero arrestati e che gli fosse restituita Hoorab. La piccola era tornata a casa solo a fine marzo, su sua richiesta alla magistratura, dopo aver trascorso, dopo la liberazione, alcune settimane in un centro di accoglienza per donne vittime di violenza e maltrattamenti. Secondo il presidente di Human Rights Focus Pakistan, Naveed Walter, l’omicidio è una vendetta. Ne è convinto anche Robin Daniel, che ha aiutato la famiglia di Hoorab a ottenerne la liberazione: “considerare le conversioni forzate un servizio all’Islam ha reso i processi parziali e impegnativi. Basharat Masih è stato ucciso perché era il padre di Hoorab. Viviamo in una società in cui viene ucciso un padre che chiedeva giustizia per sua figlia”. Maryam Bibi, sorella di Basharat Masih, sostiene che la sua famiglia è stata minacciata quando si è battuta per riavere Hoorab e che le minacce sono continuate anche dopo. “Il caso di Hoorab ha dimostrato ancora una volta che anche dopo un processo le minacce per i cristiani non finiscono – ha spiegato Naveed Walter – essendo facili bersagli, le minoranze religiose subiscono rapimenti, conversioni e matrimoni forzati. I colpevoli dell’omicidio di Basharat Masih devono essere assicurati alla giustizia”.