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QUIRINALE

«Tutelare la famiglia» Lo chiede il Papa a Napolitano

«La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione». A maggior ragione in tempi di crisi.

Ecclesia 15_11_2013
Giorgio Napolitano e Papa Francesco

La qualità della politica, anche in Italia, dipende dalla famiglia. Lo ha detto Papa Francesco nella sua visita al Quirinale parlando a braccio ai dipendenti della Presidenza della Repubblica e ai loro numerosi e festanti bambini, e lo ha ribadito nel suo discorso ufficiale.

Conosciamo la linea di Papa Francesco, che di rado cita leggi o questioni politiche specifiche, concentrando il suo Magistero sul primo annuncio dei principi e dei valori. Il richiamo alla famiglia al Quirinale, in questo contesto, è risuonato con particolare forza, in un luogo non generico e avendo come destinatari anzitutto i politici italiani. Anche in Italia, ha detto il Papa, «la famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione».  La famiglia, «mentre mette a disposizione della società le sue energie, chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata». «Al centro delle speranze e delle difficoltà sociali c'è la famiglia»: e dal canto suo «con rinnovata convinzione, la Chiesa continua a promuovere l'impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l'essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili».

Sono parole che la politica italiana dovrebbe meditare una per una. L'appello a difendere la famiglia non è rivolto solo ai singoli ma anche alle «istituzioni». E il Pontefice non chiede solo generico apprezzamento per la famiglia - le parole, si sa, costano poco - ma «tutela». Una tutela che, della famiglia, difenda la «stabilità» - come non pensare alle tante proposte di legge, a partire da quella del divorzio breve, che mirano precisamente a rendere la famiglia meno stabile? - e nello stesso tempo la «riconoscibilità», riferita al carattere unico e insostituibile dei «legami reciproci» che la connotano. Quali leggi rendano la famiglia meno «riconoscibile», affiancandole altri modelli, forse davvero non c'è bisogno di spiegarlo.

La crisi economica dovrebbe indurre a proteggere di più, non di meno, la famiglia, che è la sola isola di speranza superstite per tanti italiani. «Il momento attuale - ha detto il Papa - è segnato dalla crisi economica che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro». È dunque «necessario moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa». «Sono impresse nella mia mente - ha confidato il Pontefice - le prime visite pastorali che ho potuto compiere in Italia. A Lampedusa, anzitutto, dove ho incontrato da vicino la sofferenza di coloro che, a causa delle guerre o della miseria, si avviano verso l'emigrazione in condizioni spesso disperate; e dove ho visto l'encomiabile testimonianza di solidarietà di tanti che si prodigano nell'opera di accoglienza. Ricordo poi la visita a Cagliari, per pregare davanti alla Madonna di Bonaria; e quella ad Assisi, per venerare il Santo che dell'Italia è patrono e di cui ho preso il nome. Anche in questi luoghi ho toccato con mano le ferite che affliggono oggi tanta gente». La Chiesa in Italia è presente, si china sulle ferite, svolge un «compito primario», «quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza».

Papa Francesco non ha voluto lasciare cadere neppure l'appello del Presidente della Repubblica, nel discorso che gli aveva rivolto, alla concordia degli italiani e a superare un clima politico improntato alla rissa e alla mancanza di rispetto reciproco. Il Papa ha formulato, rivolgendosi al Presidente, «l'auspicio, sostenuto dalla preghiera, che l'Italia, attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali, sappia nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona». Solo così l'Italia potrà credibilmente «offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia».

L'Italia ha soprattutto bisogno, ha spiegato il Pontefice, di ritrovare la speranza. Solo «là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l'impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per un nuovo sviluppo sostenibile e sano». Qual è allora il senso della visita di un Papa al Quirinale? Certo, Chiesa e Stato hanno compiti diversi, ma «tante sono le questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti». Mi sento italiano, ha confidato Francesco. «Vorrei idealmente bussare - ha concluso - alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo»: «Iddio protegga l'Italia e tutti i suoi abitanti».