Tunisi in lockdown, ma Lampedusa è aperta ai clandestini
Ridicole contraddizioni emergono dalle iniziative del governo italiano sull’emergenza Covid. Eppure l’Italia non ha adottato nessuna misura per contenere o respingere i flussi migratori illegali provenienti da Paesi a fortissimo rischio contagio. Gli sbarchi da gommoni e barchini e da navi delle Ong continuano senza sosta dai Paesi per i quali l’accesso in Italia sarebbe impedito se avvenisse legalmente.
C’è qualcosa di paradossale e profondamente ridicolo nella contraddizione che emerge sempre più chiaramente dalle iniziative del governo italiano inerenti l’emergenza determinata dal Covid. Da un lato anche in queste ore il ministero della Sanità paventa l’istituzione di nuove “regioni gialle”, raccomando la massima adesione a una campagna di vaccini sperimentali che suscita enormi dubbi ed esorta con toni drammatici gli italiani a evitare assembramenti in strade e piazze in occasione della finale dei Campionati europei di calcio.
Dall’altro, nonostante il dilagare dell’epidemia soprattutto in Africa e Asia, l’Italia non ha adottato nessuna misura per contenere o respingere i flussi migratori illegali provenienti da paesi a fortissimo rischio Covid dai quali l’accesso in Italia sarebbe impedito se avvenisse legalmente con collegamenti aerei e documenti in regola.
E’ il caso di Pakistan, Bangladesh, soprattutto Tunisia ma anche tutti i paesi dell’Africa del Nord e sub sahariana da cui provengono i 24mila clandestini sbarcati dall’inizio dell’anno, oltre il triplo di quelli che erano arrivati sulle nostre ciste via mare nel 2020 e oltre 7 volte di più di quelli che sbarcarono nei primi sette mesi del 2019 con Matteo Salvini al Viminale.
Gli sbarchi da gommoni e barchini e da navi delle Ong continuano senza sosta con il via libera del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e senza neppure un accenno di preoccupazione da parte del ministro della Salute, Roberto Speranza, così restio invece a permettere di riaprire le attività degli italiani dopo il lockdown.
Così mentre persino la Libia ha chiuso i confini e i voli con la Tunisia travolta da un’ondata epidemica che include la famigerata “variante Delta”: 189 morti e 8.506 nuovi positivi in 24 ore in un paese di appena 12 milioni di abitanti con un bilancio di vittime dall'inizio della pandemia a 16.050 e un numero di vaccinati di 2.082.765 di cui 614.710 hanno ricevuto due dosi.
Il paradosso è che la Tunisia ha vietato gli spostamenti tra le regioni fino al 31 luglio e di mantenere in vigore il coprifuoco dalle 20 alle 5, il divieto di assembramenti e le disposizioni decise a livello regionale dai vari governatorati mentre i tunisini continuano però a sbarcare illegalmente in Italia e a venire accolti benché nessuno di loro abbia il diritto di chiedere asilo. E Roma non può neppure incolpare di negligenza le autorità di Tunisi considerato che la guardia costiera del paese nordafricano continua a bloccare barchini e natanti diretti a Lampedusa e ad arrestare scafisti e trafficanti.
Così come in Libia la Guardia Costiera di Tripoli ha fermato e riportato indietro oltre 16 mila clandestini dall’inizio dell’anno: oltre la metà dei migranti illegali salpati dalla Libia come riferisce un report dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
Nei primi sei mesi dell’anno “su 20.532 migranti arrivati in Italia via mare oltre 12.700 sono partiti dalla Libia. Nello stesso periodo, 15.700 migranti sono stati intercettati in mare e riportati in Libia", spiega l'Oim aggiungendo che. dalla Tunisia invece, sono arrivati 4.438 migranti nello stesso periodo.
Il vero problema oggi è l’Italia, unico stato europeo mediterraneo a non attuare respingimenti applicati invece da Grecia, Spagna e Malta (nell’isola- stato sono arrivati quest’anno appena 250 clandestini) e divenuto così l’unica meta facile per i clandestini e per il business dei trafficanti.
Senza i respingimenti immediati i clandestini, inclusi quelli provenienti da paesi ad alto rischio Covid, avranno tutto il tempo di fuggire dai centri di quarantena e accoglienza e di far perdere le loro tracce contribuendo non solo all’illegalità ma anche alla diffusione del virus nella Penisola come è già accaduto in molte occasioni.
Occorre riconoscere che tutte le iniziative annunciate dal ministro Lamorgese negli ultimi mesi hanno fatto la fine degli Accordi di Malta del settembre 2019l per la ridistribuzione in Europa dei migranti: il nulla assoluto.
Come ha sottolineato con preoccupazione il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni (Lega) “fino ad oggi non abbiamo una distribuzione dei migranti fatta dall'Europa né tanto meno abbiamo accordi di partenariato con i Paesi di partenza e transito, cioè con Libia e Tunisia. Non sono stati previsti rimpatri centralizzati, né la rotazione dei porti europei e ancor più grave non abbiamo l'affermazione del principio che se la nave di una Ong batte bandiera francese, ad esempio, l'imbarcazione deve essere dirottata in Francia”.
L’inadeguatezza, o per meglio dire l’assenza, delle misure adottate dal ministro dell’Interno (che continua persino a concedere porti di sbarco alle navi delle Ong determinate a sbarcare clandestini solo ed esclusivamente in Italia) fa risaltare maggiormente le contrapposte valutazioni all’interno delle forze che sostengono il governo Draghi.
“Noi siamo al governo per evitare il peggio, per evitare l'approvazione dello Ius Soli e per evitare nuove operazioni come Mare Nostrum ma siamo allarmati e se non ci sarà una risposta Europea, come pare evidente, dovrà esserci una risposta nazionale” ha sottolineato Molteni. Se qualche nostro consiglio o suggerimento venisse ascoltato farebbe bene al Paese".