«Tumori in aumento. Il vaccino? Anche io mi faccio domande»
Ascolta la versione audio dell'articolo
«Non ho mai detto che il vaccino ha provocato l'aumento dei tumori». Dopo le polemiche il presidente della Lega Italiana Tumori, Schittulli, getta acqua sul fuoco, ma conferma alla Bussola l'aumento ingiustificato del 15% di tumori al seno nelle under 40. Può entrarci il vaccino? «Mi interrogo anche io come tanti colleghi sull'aumento delle patologie».
I tumori al seno aumentano nella fascia delle under 40 e il vaccino anti covid finisce sul banco degli imputati. Il dato è serio, troppo grande per negare del tutto un coinvolgimento del siero a mRna, ma ancora troppo vago per addossare tutta la colpa al “miracoloso” antidoto. Almeno stando agli addetti ai lavori, se un coinvolgimento deve esserci, questo deve essere condiviso con l’altra urgenza già nota, cioè quella dei mancati screening effettuati in periodo pandemico. I quali, però, possono spiegare tanti aumenti di patologie, ma non tutti e soprattutto non possono spiegarli per anni e anni in un continuum, come se si trattasse di una scusa buona per tutte le stagioni.
Nei giorni scorsi un’intervista sul tema ha girato più delle altre tra i social e l’informazione non mainstream facendo discutere, prima di essere spenta dagli estintori della censura mediatica che sceglie il silenzio piuttosto che l’approfondimento.
È quella che Francesco Schittulli, oncologo di livello internazionale e presidente della Lilt (Lega italiana lotta ai tumori) ha rilasciato alla televisione della sua città, Telenorba, nel corso del contenitore Mattino Norba in onda il 9 novembre scorso.
Nel corso dell’intervista, Schittulli ha detto: «L’anno scorso abbiamo avuto 11mila donne al di sotto dei 40 anni che hanno sviluppato un cancro al seno, su 60mila. Cioè, le under 40 sono in forte crescita». Il dato è di quelli che fanno sobbalzare, soprattutto se comunicato da chi, come oncologo e come responsabile di un’associazione per la prevenzione oncologica, ha a che fare con i numeri.
Poi però, Schittulli ha proseguito: «Non voglio aprire il capitolo della vaccinazione, io non sono un no vax … però sarebbe anche opportuno capire quanti danni nel complesso...». L’affermazione, anche se tronca, è di quelle che fanno davvero rizzare i capelli: c’è un medico, tra l’altro presidente di un ente pubblico vigilato dal Ministero della Salute, che si occupa di prevenzione nel campo oncologico, il quale, a fronte di un aumento di tumori in una fascia della popolazione giovane numericamente poco coinvolta, si pone qualche domanda sulla campagna vaccinale appena terminata e avanza domande su un possibile collegamento con i vaccini.
Oibò. Il giornalista che lo intervista, Antonio Procacci, capisce al volo la notizia e gli chiede quale sia la relazione tra covid, vaccini e cancro. Schittulli glissa: «Registro un aumento dei tumori in fase avanzata perché la popolazione non è stata sottoposta allo screening». Al che il giornalista lo incalza: «Sta dicendo che c’è una relazione diretta o indiretta? Nel senso che sono aumentati perché non ci siamo controllati o perché ci siamo vaccinati?».
A quel punto Schittulli cerca di uscire dall’impasse e dice così: «Io so che i miei colleghi cardiologi stanno registrando un aumento delle patologie cardiovascolari; so che dal punto di vista psicologico c’è una forte richiesta di sussidio … e tutto questo è emerso dal covid in poi». Della serie: non solo per i tumori (come ho detto prima), ma anche per altre patologie, tanti miei colleghi si fanno la stessa domanda.
Inevitabile dopo queste parole essere investito dal clamore. Titoli piuttosto semplificati hanno riassunto: “Aumentano i tumori per colpa dei vaccini”. Non è proprio così, diciamo che il professore, nelle sue parole, aveva lasciato il campo aperto a più di un inquietante interrogativo.
La cosa però non poteva passare liscia e così Schittulli, di ritorno da un congresso che lo ha visto protagonista in Bulgaria, ha sentito il bisogno di chiarire con un nuovo video la sua posizione. Anche la Bussola lo ha ricevuto proprio dallo stesso oncologo pugliese, dopo che lo avevamo contattato per commentare la sua vicenda. Vicenda che da noi ha definito «kafkiana».
Nel breve video “riparatore”, Schittulli ribadisce di non aver «mai affermato che i vaccini anti covid provochino il cancro». E poi si giustifica dicendo che «durante la pandemia mi sono vaccinato». Qual è allora il problema? Nella nuova versione, questo: «È vero – ha proseguito - che purtroppo la pandemia covid e l’attenzione riservata alla pandemia hanno rallentato gli screening e i controlli dei malati affetti da cancro». In conclusione del video non poteva mancare un nuovo appello alle magnifiche sorti dei nuovi vaccini antitumorali – ancora sperimentali - che sfruttano la tecnologia a mrna definiti «fondamentali».
Insomma, caso chiuso e incendio spento? Non proprio.
C’è una domanda che aleggia nelle parole di Schittulli e che rimane senza risposta. Ammettiamo che l’aumento dei tumori nelle donne under 40 sia da imputare ai mancati screening non effettuati in pandemia. Però la fascia d’età under 40 è da sempre una fascia d’età esclusa da screening e mappature oncologiche. Dunque, da che cosa deriva questo aumento di tumori relativo al 2022?
Come spiega bene il sito del Ministero della Salute, «lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e si esegue con una mammografia ogni 2 anni» ma «in alcune Regioni si sta sperimentando lo screening tra i 45 e i 74 anni». Insomma. Anche ammesso che l’aumento dei tumori non sia assolutamente da imputare alla vaccinazione coatta a cui sono state sottoposte tante donne in età fertile, non si può certo imputare l’aumento di neoplasie alla mammella a mancati screening in pandemia dato che quella under 40 non è una popolazione monitorata.
Siamo tornati da Schittulli per provare a risolvere il dubbio. La sua risposta non lascia spazio a interpretazioni: «È un’età esclusa dagli screening, per questo motivo è importante diffondere la cultura della prevenzione – spiega -. Ad esempio, attraverso l’autopalpazione, oppure sviluppando operazioni di screening anche sulle trentenni, non attraverso mammografia, ma anche ecografia».
Chiediamo di quanto è aumentato il dato del 2022 che si attesta a 11mila casi. «Rispetto al 2021 circa del 15%, è sicuramente un aumento significativo». Dunque, un aumento di circa 2000 tumori alla mammella c’è stato, ma non è imputabile a mancati screening. Allora, a che cosa?
E qui torniamo alla domanda di Schittulli, sul vaccino. «Certo, le domande me le faccio anche io – confida Schittulli alla Bussola -, del resto registro che c’è stata una amplificazione delle patologie che presentano il loro conto». E il vaccino? «Come punto di domanda – conclude - non possiamo sapere se oggi ci saranno a distanza di anni delle conseguenze del vaccino. Sta di fatto, però, che i vaccini hanno una loro importanza e che - per quanto riguarda la mia competenza oncologica - è fondamentale quello che si sta portando avanti con lo sviluppo dei vaccini anticancro».
Concludendo, la notizia che ha destato clamore nei giorni scorsi ed è stata prontamente silenziata è questa: c’è un aumento di tumori del seno del 15% tra le donne giovani. Le cause di questo aumento non sono note e non sono giustificabili con i mancati screening in pandemia. Gli addetti ai lavori, cioè gli oncologi, si fanno qualche domanda inerente al vaccino. Però conviene dirlo sottovoce, tra il detto e il non detto.