Trump si aggiudica l'Iowa, una vittoria che non lascia dubbi
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Con il 51% delle preferenze Trump è il vincitore indiscusso nel caucus dell'Iowa. Batte gli avversari in tutte le categorie di elettori repubblicani.
La corsa per aggiudicarsi la candidatura repubblicana alla Casa Bianca (a chi sfiderà Joe Biden nelle presidenziali) è iniziata il 15 gennaio nell’Iowa, senza sorprese. Il “caucus” ha infatti dato i risultati previsti, con un Trump votato dal 51% dei partecipanti, DeSantis secondo ma con il 21%, trenta punti indietro e Nikki Haley terza, ma a poca distanza da DeSantis, con il 19%. Male Vivek Ramaswamy, con l’8% dei voti: ha subito realizzato di non avere chance e si è ritirato dalla corsa, raccomandando ai suoi elettori di votare per Trump.
L’Iowa, uno Stato rurale del Mid West con tre milioni di abitanti, non ha sempre dato risultati in linea con il sentimento nazionale. Il caucus è poi una forma particolare di votazione, un dibattito continuo in cui i rappresentanti dei vari candidati persuadono i partecipanti a passare dalla propria parte, un gioco solo per appassionati a cui va una parte molto piccola di elettorato. Considerando anche i 20 gradi sotto zero del 15 gennaio, hanno votato solo in 110mila in tutto lo Stato, un terzo in meno rispetto al caucus del 2016. Allora vinse Ted Cruz, a dimostrazione che chi vince l’Iowa probabilmente non vincerà tutti gli Usa. Ma stavolta è diverso.
Prima di tutto nel 2016 i candidati erano 17, stavolta solamente 4 e appena 3 sono rimasti in lizza dopo questa prima prova. Trump era ancora sottovalutato e dopo la sconfitta in Iowa, osservatori al di qua e al di là dell’oceano iniziavano già a considerarlo un flop. Ma si era trattato di una sconfitta su misura, subito recuperata con una vittoria nel New Hampshire dopo la quale Trump iniziò a sbancare in tutti gli Stati più popolosi. In questo caso, non c’è una corsa bilanciata come quella del 2016: Trump è super-favorito, con sondaggi che lo danno ad oltre il 60% dei consensi nell’elettorato repubblicano su scala nazionale. Per negargli una vittoria praticamente scontata, sarebbe occorso batterlo in Iowa o quantomeno costringerlo a un pareggio. Invece l’ex presidente ha preso più del 50% dei voti e ha staccato di 30 punti percentuali il secondo arrivato.
È interessante notare come Trump abbia battuto i suoi avversari in tutte le categorie. Tutte, nessuna esclusa. Ha vinto fra i laureati (35% contro il 31% di Nikki Haley), fra i non laureati (63%), fra i moderati (44% contro il 31% della Haley), fra i conservatori (56%), fra gli elettori che vivono in città (54%), fra gli elettori che vivono in campagna (59%), fra gli elettori che vivono nei sobborghi (37% contro il 27% di Nikki Haley). Da un punto di vista territoriale, ha vinto in 98 contee su 99. L’unica che gli ha preferito Nikki Haley è quella di Johnson, ma per un solo voto. Da un punto di vista economico, Trump ha speso la metà in spot elettorali nell’Iowa rispetto a quanto speso da Nikki Haley e Ron DeSantis.
Chi esce sconfitto dal caucus è, appunto, l’imprenditore di origine indiana Vivek Ramaswamy, che dai primi dibattiti televisivi era apparso addirittura come il nuovo outsider e il campione più promettente della destra americana, ma i cui sogni si sono infranti molto in fretta. Il suo 8% deve averlo indotto a perdere ogni speranza e a gettare la spugna. Nel suo discorso finale ha dato il suo endorsement a Trump. Sperando, probabilmente, di essere cooptato come vicepresidente in un ticket presidenziale.
Ma l’altro grande sconfitto, più ancora che Ramaswamy, è Ron DeSantis. Il governatore della Florida aveva infatti puntato molto su una eventuale vittoria nell’Iowa. Girando in tutte le contee, spendendo circa 35 milioni di dollari in spot elettorali, presentandosi come il volto nuovo del “trumpismo” dopo Trump, mirava a vincere o per lo meno arrivare alla pari. La sconfitta catastrofica del 15 gennaio lo lascia senza troppe speranze, ad affrontare un New Hampshire dove non è conosciuto, non è neppure troppo apprezzato e non ha speso per la campagna elettorale. Spera solo in una rimonta nella Carolina del Sud, dove però Nikki Haley è di casa. Quest’ultima, invece, si sta consolidando come unica alternativa a Trump, appetibile soprattutto per i Repubblicani della vecchia guardia che non hanno mai digerito l’ex presidente. Però la distanza dell’Iowa e nei sondaggi nazionali parla chiaro: salvo miracoli può al massimo aspirare ad arrivare seconda, magari battendo DeSantis, ma con la metà dei voti di Trump.
L’Iowa, insomma, non rappresenta tutti gli Usa. Ma se questo era un test, Trump l’ha passato.