Troppi soldi alle ONG, un richiamo per Ursula von der Lobby
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Oltre 7,4 miliardi in due anni elargiti dalla Commissione UE e finiti in gran parte ad organizzazioni attive sul fronte green e LGBT. A suonare il campanello d'allarme è la Corte dei conti europea, invocando la necessità di chiarezza e trasparenza.

Dopo una serie ormai lunghissima di richiami alla Commissione europea sull’uso e abuso di finanziamenti e corruttele varie – da noi ampiamente descritti negli ultimi anni – la Corte dei conti europea (ECA) ha rivolto ancora una volta un severo monito alla Commissione europea per la sua mancanza di trasparenza nella gestione di miliardi di euro destinati alle ONG e ai gruppi di pressione che operano sotto il patrocinio istituzionale di Bruxelles. In una conferenza sulla trasparenza, tenutasi lunedì 20 ottobre a Lussemburgo, i controllori europei hanno suonato forte il campanello d'allarme per avvertire per l’ennesima volta la politica e la pubblica opinione sul sistema di sovvenzioni europee che sostiene una rete di organizzazioni allineate alle varie ideologie e lobby presenti e operanti all’interno delle istituzioni dell'UE. Il denaro da distribuire per il bene comune e il rafforzamento delle reti sociali di coesione, finisce invece nelle solite mani con procedure ancor più opache.
Secondo le ultime relazioni della Corte dei conti europea, tra il 2021 e il 2023 la Commissione ha distribuito oltre 7,4 miliardi di euro alle ONG, molte delle quali sono coinvolte in attività di lobbying politica o in campagne di sensibilizzazione e promozione delle ideologie green e di quelle LGBTQI+. I revisori contabili europei, alcuni dei quali già nei scorsi giorni hanno sottolineato la mancanza di trasparenza e chiarezza nel Bilancio Pluriennale, lunedì hanno evidenziato come la tracciabilità dei fondi istituzionali europei rimanga «confusa, frammentaria e, in alcuni casi, inaccessibile al cittadino europeo medio». «La trasparenza non può essere uno slogan vuoto, ma deve tradursi in dati verificabili e in un accesso effettivo alle informazioni», ha avvertito Laima Andrikienė, membro della Corte dei conti europea, invitando la Commissione a smettere di trattare questi fondi «come se fossero proprietà privata delle élite di Bruxelles».
Uno degli argomenti dibattuti durante la conferenza di lunedì è l'assenza di controllo sul “Registro per la trasparenza dell'UE”, strumento pubblico che dovrebbe invece rivelare “chi” influenza le decisioni dell'Unione e con “quali” finanziamenti. Diversamente, molti dei gruppi registrati ricevono finanziamenti diretti dalla Commissione stessa, creando, secondo i revisori, «un rapporto di dipendenza incompatibile con l'indipendenza che ci si aspetta dal terzo settore». Siamo alla istituzionalizzazione del conflitto di interessi, attraverso il quale dando soldi alle ONG con una mano, la Commissione o il singolo Commissario (vedi gli scandali Timmermans e ONG ambientaliste), pretende e riceve in cambio che le stesse organizzazioni non governative promuovono attività, anche di lobby istituzionali, a favore delle proposte ed iniziative di quello specifico Commissario o dell’intera Commissione. Si è cioè instaurato e consolidato un rapporto di “do ut des” opaco, nascosto e nella realtà assolutamente contrario al principio della responsabilità di rendicontazione chiara e trasparente verso i cittadini, il Parlamento e lo stesso Consiglio europeo.
Lunedì, il vicepresidente della Corte dei conti europea Jorg Petrovič ha avvertito che la Commissione «corre un grave rischio istituzionale se ignora questi avvertimenti», proponendo alcuni criteri per ripristinare un minimo di trasparenza: limiti chiari per la supervisione governativa delle ONG, la creazione di una piattaforma pubblica per i beneficiari e “audit” regolari per valutare sia l'indipendenza ideologica che l'adesione ai valori europei delle organizzazioni beneficiarie.
Per tutta risposta, come al solito, i funzionari presenti della Commissione si sono impegnati a introdurre «nuovi meccanismi di controllo e accessibilità», promettendo di pubblicare un elenco dettagliato dei beneficiari a partire dal 2026. Perchè non subito, spiegando come mai e quanto e per far cosa siano state pagate tutte le ONG? La Corte ancora una volta lunedì ha dovuto ricordare alla Commissione che la vera trasparenza inizia con la responsabilità delle istituzioni nei confronti dei cittadini che «hanno il diritto di sapere chi beneficia del loro denaro e per quali scopi». La tecnocrazia e l'opacità del governo neo-centralista di Bruxelles continuano a minare la fiducia dell'opinione pubblica e alimentano il crescente scetticismo, più che giustificato, nei confronti delle istituzioni europee e, in particolare, di politici e burocrati agli ordini di Ursula von der Leyen.
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