Green Deal, una truffa imposta: l'Ue finanziava le lobby ambientaliste
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La Commissione europea ha finanziato le lobby ambientaliste a patto che facessero pressioni su parlamentari e governi per promuovere l'agenda verde del Green Deal. Le sconcertanti rivelazioni del quotidiano danese “De Telegraaf” portano a galla una commistione tra gruppi ambientalisti e Sinistra e Verdi che ha danneggiato gli agricoltori.
La Commissione europea ha finanziato, il passato prossimo è d’obbligo dopo le parole del Commissario Piotr Serafin dei giorni scorsi, gruppi ambientalisti a patto che facessero pressioni per l’approvazione delle proposte del leader socialista e Vice Presidente esecutivo al Green Deal Franz Timmermans, come riferisce il quotidiano olandese “De Telegraaf”. «Alle organizzazioni sono stati assegnati obiettivi per raggiungere risultati specifici di lobbying sia verso gli eurodeputati che nei confronti degli stati membri, con l'obiettivo di promuovere un'agenda politica verde più ambiziosa», si legge nell’indagine del giornale olandese del 22 gennaio scorso. Ancora una volta i Socialisti europei sono i protagonisti.
Il denaro dei cittadini europei assegnato dalla Commissione a favore di queste lobbies proveniva da un fondo per sussidi climatici e ambientali e molti contratti di finanziamento dovevano dettagliare le attività svolte. Ad esempio, scrive ancora il quotidiano olandese, l'«European Environmental Bureau», un'organizzazione ombrello di organizzazioni verdi in Europa, tra cui “Milieudefensie e Natuurmonumenten” dei Paesi Bassi, è stato esplicitamente incaricato di fornire almeno 16 esempi di come il Parlamento europeo abbia reso la legislazione verde più ambiziosa, grazie alla loro attività di lobbying.
Lo stesso network di associazioni ha anche promosso il “Nature Restoration Act” (obblighi per i paesi di ripristinare dal 30% al 90% degli habitat naturali in pericolo entro il 2050), provvedimento fortemente voluto dall’allora leader dei Socialisti, Vice Presidente esecutivo e Commissario per il Green Deal Franz Timmermans, approvato lo scorso anno da una scarna maggioranza sia in Parlamento che dai Ministri dei 27 paesi. In questo caso le lobbies pagate dalla Commissione dimostrano di aver orientato il dibattito degli agricoltori per ammorbidirne le contrarietà e fatto pressioni sia nei confronti dei parlamentari europei che nei confronti dei governi, secondo le copie del contratto di finanziamento. Inoltre, secondo la documentazione analizzata dal “De Telegraaf”, almeno 700.000 euro di sovvenzioni sarebbero state utilizzate per «influenzare» il dibattito agricolo in una direzione più favorevole agli interessi ambientalisti.
Nei giorni scorsi Piotr Serafin, neo Commissario per il Bilancio, la lotta alle frodi e la pubblica amministrazione, intervenuto durante il dibattito serale al Parlamento europeo dello stesso 22 gennaio sul programma LIFE a sostegno alle ONG e alle organizzazioni della società civile europea, l’attività di lobbying e la trasparenza nei finanziamenti, ha dichiarato, in risposta allo scandalo delle lobbies ambientaliste, che è «inappropriato stipulare accordi che impongono alle ONG di fare pressioni sui deputati al Parlamento europeo». Lo stesso Serafin ha voluto aggiungere che «tali pratiche si sono verificate in passato e devono essere sradicate. Sono già state prese misure per affrontare questo problema e posso assicurare a tutti che non accadrà più».
Più che una negazione, una chiara conferma non solo delle indicibili trame corruttive avvenute intorno alle proposte del Green Deal, ma lasciando aperte valutazioni ulteriori forse in vista dell’emersione futura di altre opacità e conflitti di interessi. Ciò che sta emergendo è una collusione ben orchestrata tra una coalizione di interessi e associazioni verdi ed ambientaliste, le forze politiche del Parlamento europeo di sinistra, socialiste e verdi ed il Vice presidente esecutivo della scorsa Commissione Franz Timmermans.
Certamente il Parlamento europeo indagherà e non sarà facile per Ursula Von der Leyen, a sua volta indagata per lo scandalo Pfizer, che abbiamo descritto su queste pagine e dopo le indagini per riciclaggio e corruzione che hanno investito l’ex Commissario alla Giustizia Didier Reynders, mantenere il silenzio sulle inquietanti pratiche nella scorsa Commissione da lei presieduta. Ovviamente Franz Timmermans nega tutto, così come ha fatto nelle scorse settimane Didier Reynders e ancor prima Von der Leyen e Věra Jourová.
Tuttavia e al di là delle giuste richieste di chiarimento delle organizzazioni agricole europee e degli impegni per una completa chiarezza sul caso di diverse formazioni politiche, si deve ottenere dall’Europa una seria trasparenza e pubblicità su tutte le attività di ogni singolo Commissario, del recente passato e attualmente in carica, in relazione anche alle lobbies europee; l’approvazione della prevista normativa sulla trasparenza dei finanziamenti extra europei delle ONG attive nei paesi EU; è indispensabile per la credibilità delle istituzioni europee che l’attuale Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen presenti le sue dimissioni e chieda al Consiglio e al Parlamento un nuovo voto di fiducia per proseguire il proprio mandato. Infine, visto che la Commissione ha pagato per imporre l’ideologia ambientalista e sostenerne il commissario socialista, c’è più di un sospetto che si sia agito allo stesso modo nel promuovere l’ideologia LGBTI e abortista.